20 giugno, anno monetario 2019

anno monetario

Il potere è l’afrodisiaco supremo

diceva Henry Kissinger, e forse chi lo detiene oggi ne è tanto inebriato da affidarsi, per le decisioni cruciali, al lancio di una moneta. Che è anche un ottimo modo per crearsi alibi.

Si dice però che mentre la moneta è in aria, scopri improvvisamente in cosa stai sperando. Così, per accertarsi che la moneta caschi sempre dal lato voluto, sembra che il potere oggi concentri tutte le energie e le attenzioni sul controllo della moneta.

TRUMP MINACCIA L’INDIPENDENZA DELLA FED

Partiamo dagli Usa e dalla crescente ossessione di Donald Trump per la Federal Reserve: Jerome Powell ha lasciato i tassi americani fermi in una forchetta fra 2,25% e 2,5%, lanciando però chiari segni di apertura a un atteggiamento più accomodante, come richiesto imperiosamente dalla Casa Bianca.

Soltanto martedì giravano rumors (mai smentiti) secondo cui Trump sarebbe alla ricerca di una modalità legale per licenziare il banchiere centrale che lui stesso ha nominato, per poter portare la politica monetaria dove la campagna elettorale esige, anziché dove la situazione economica suggerirebbe.

Si tratta di una grave minaccia all’indipendenza della Federal Reserve, e l’indipendenza della Banca Centrale è uno dei capisaldi su cui si è costruita nel tempo l’egemonia della democrazia liberale americana (basti pensare ai rapporti fra Ronald Reagan e l’allora presidente della Fed, Paul Volker).

BANKITALIA SOTTO ASSEDIO

Se guardiamo a casa nostra le cose non cambiano di molto. Proprio mercoledì 19 giugno, il governo ha depositato un disegno di legge che attacca in modo inequivocabile l’indipendenza della Banca d’Italia: nel disegno si prevede che dei cinque membri del direttorio (governatore, direttore generale e tre vice direttori generali) tre vengano nominati dal governo, mentre Camera e Senato dovrebbero eleggere i restanti due.

Ma, anche in questo caso l’indipendenza della Banca Centrale è un asset da proteggere, perché come si legge sul sito della stessa Bankitalia

«l’assetto funzionale e di governo della Banca riflette l’esigenza di tutelarne rigorosamente l’indipendenza da condizionamenti esterni, presupposto essenziale per svolgere con efficacia l’azione istituzionale.
Le normative nazionali ed europee garantiscono l’autonomia necessaria a perseguire il mandato; a fronte di tale autonomia sono previsti stringenti doveri di trasparenza e pubblicità».

IL BRACCIO DI FERRO CON L’EUROPA E LA BCE

La normativa europea prevede infatti che la Bce debba dare l’assenso alle nomine per le banche centrali nazionali, tuttavia possiamo scommettere che anche questa disputa avrà una escalation, perché è evidente che all’interno del governo ci sia una chiara intenzione a predisporre tutti i dispositivi atti a poter gestire un’uscita dell’Italia dall’euro, e una Banca d’Italia sottoposta alla politica garantirebbe copertura sulle emissioni di Btp in moneta sovrana.

PERCHÉ I SOVRANISTI TIFANO PER WEIDMANN

Il colpo di mano su Banca d’Italia, come l’idea di emettere minibot, è funzionale al progetto sovranista, e presentato con infondati pretesti. Nella sua autonomia, infatti, Bankitalia già oggi

«rende conto del suo operato al governo, al parlamento e ai cittadini attraverso la diffusione di dati e notizie sull’attività istituzionale e sull’impiego delle risorse»

La partita avrà nuove puntate a fine estate, quando si faranno i giochi per la sostituzione di Mario Draghi al vertice della Bce. Infatti oggi Draghi, con il suo atteggiamento costruttivo e accomodante, è molto scomodo per il progetto sovranista.

Una rottura provocata con un “incidente” con le istituzioni europee richiede controparti rigide, inflessibili. Per questo, paradossalmente, il fronte sovranista vede di buon occhio l’ascesa delle quotazioni del tedesco Jens Weidmann, noto per l’approccio ortodosso e con cui è più semplice giungere allo scontro in una climax di provocazioni.

LA STAFFETTA ITALO-TEDESCA

Per avere Weidmann al vertice della Bce serve però che l’attuale membro tedesco del Comitato esecutivo della Banca Centrale si faccia da parte (come fece Bini Smaghi otto anni fa per dare spazio a Draghi), ma qualora Sabine Lautenschläger -malvolentieri- accettasse di dimettersi, ai vertici dell’istituzione non ci sarebbe più alcuna donna.[sociallocker].[/sociallocker]

Ecco che si creerebbe lo spazio per nominare l’economista italiana Lucrezia Reichlin, dando vita a una staffetta italo-tedesca, proprio come otto anni fa il duo Trichet-Bini Smaghi cedette il passo a Mario Draghi e Benoît Cœuré, oggi Draghi e Lautenschläger verrebbero rimpiazzati da Weidmann e Reichlin, entrambi pronosticabili come inflessibili verso l’Italia, dunque perfetti per chi cerca l’incidente cercando di passare per vittima dell’intransigenza europea.

I MINIBOT E LE PULSIONI SUDAMERICANE

L’ossessione monetaria si manifesta però nei modi più imprevedibili. Uno sono i già citati minibot, proposti con argomenti pretestuosi come “pagare i debiti della Pubblica amministrazione”, ma palesemente congegnati per poter stampare una pseudo-moneta senza dire di stampare moneta (e non serve Freud per intravedere pulsioni “sudamericane” dietro questi desideri), un altro sono le assurde uscite fatte da diversi esponenti sulla “moneta” che Facebook ha annunciato di voler mettere a disposizione dei propri utenti: Libra.

«Perché Facebook può emettere moneta e l’Italia no?»

dicono con voce piagnucolante e sbattendo il piede a terra imbronciati.

QUELLO CHE NON HANNO CAPITO DI LIBRA

Basterebbe leggere il whitepaper di Libra reso disponibile sull’argomento: Facebook (che comunque è un’azienda privata ed è normale che non risponda alle stesse logiche né alle regole a cui è sottoposto uno Stato) non “emette” moneta.

Intende rendere disponibile un sistema di pagamento attraverso uno stablecoin, ossia una “moneta” il cui valore è agganciato a un paniere di monete reali internazionali.

Una sorta di moneta globale, ispirata più al Sdr del Fondo monetario internazionale che al bitcoin.

Con il buffo risultato che, se dovesse imporsi come consuetudine, renderebbe molto evidente l’impoverimento che viene generato dalla svalutazione, ovvero “l’arma segreta” dei sovranisti.

Fossi in loro non esalterei tanto la nascita di Libra…

Articolo pubblicato su Lettera43 il 20.06.2019
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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

Una risposta a “20 giugno, anno monetario 2019”

  1. Scrive a tal proposito Fabio Sabatini sulla sua pagina Facebook (enfasi mia):
    La riforma sembra il primo passo del ricongiungimento tra Tesoro e Banca d’Italia dopo il “divorzio” del 1981. All’epoca, il divorzio ebbe lo scopo di ripristinare una disciplina fiscale dopo anni di monetizzazione allegra del deficit.. Dal 1975 la banca centrale si era impegnata a garantire il successo delle aste dei titoli di stato, stampando moneta per comprare le obbligazioni rimaste invendute. In questo modo il costo della spesa in deficit e dell’aumento del debito fu scaricato sui cittadini, che subirono un prelievo forzoso, nascosto e regressivo sotto forma di inflazione, che raggiunse il 21 per cento nel 1980, e sulla lira, che tra il 1975 e il 1980 si svalutò del 40 per cento rispetto al dollaro.
    Link: L’attacco all’autonomia di Bankitalia è un altro passo verso Italexit,

    E’ lì che vogliono tornare questi farabutti al governo italico: alla finanza allegra per mero tornaconto elettorale e quindi personale.
    Si rifiutano di ammettere che tale folle esperimento ci è costato la svendita delle nostre migliori industrie nel 1992: assets in cambio di soldi buoni, accordo che loro chiamano tuttora complotto, mentre definiscono tradimento i tentativi fatti al tempo di responsabilizzare la politica.
    Ci vogliono riprovare per portarci alla miseria e, comincio ad averne sospetto, per conto di terzi che hanno tutto l’interesse a distruggere la UE disfacendo l’Italia il pezzo debole dell’unione.
    Coi cugini d’Oltre Manica è stato molto più semplice.

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