Mark Lanegan: blues, other.

All the meaningless, stressful bullshit that seems so important when you’re young has ceased to matter. Somebody said to me once, ‘You either get old or you don’t.’ Turns out, I’m quite happy to be getting old.”

“I’m still a deeply flawed person. The difference is, I’m aware of it.”

Mark Lanegan

C’è il blues come genere musicale, come l’heavy metal, il rock, la classica, la tecno, l’house, con adepti, sacerdoti e pubblico di fedeli sempre presenti alla messa. C’è però anche il blues come attitudine, come sguardo sulla vita, approccio esistenziale e quindi puoi esser blues anche mentre ti lavi la faccia al mattino, fumi una sigaretta o porti fuori il cane. Mark Lanegan appartiene alla schiera dei secondi, con quel timbro magnifico scortica chitarre, ma anche sintetizzatori ed è nei fatti una delle voci più ammalianti della contemporaneità. Miracolosamente sopravvissuto, mentre molti dei suoi antichi sodali giacciono six feet under, porta profondità a canzonette pop, ballate strappalacrime, raffinatezze elettroniche, tirate rock grunge, ballate: magic touch!

Senti Mark dire “Las Vegas” e già sei in “Casino” di Scorsese e se canticchia “Miami” hai davanti in un baleno piscine assurdamente azzurre e ragazze con costumi minimi. Lanegan è un Robert Johnson ancora vivo, malgrado la morte l’abbia gia incrociata varie volte, proprio come Johnson, per dipendenza da alcool e droghe o quando le venne un’infezione ad un braccio e per un pelo i medici desistettero dall’amputarlo. Carattere “suadente” con una fedina penale che sembra “Guerra e Pace” di Tolstoj ed i tratti quasi da bravo ragazzo, molto quasi, di quelli per capirci che non spiaccicano parola e se gli girano menano direttamente di brutto, se va bene. Ai bei tempi non lo avreste voluto incrociare di notte per strada. Mark alcolizzato dipendente dalle droghe, non la stolta cocaina degli effervescenti narcisisti di scarso cervello, ma l’eroina, per allentare la morsa del blues quando stringe troppo l’anima e la strozza.

Un’infanzia piena di sofferenze, soprusi, crudeltà. A 12 anni è già conosciuto alla polizia per furti, detenzione di stupefacenti, scasso, vandalismo ecc. Dopo aver visto in una foto Iggy Pop la svolta: fuga verso la west coast, prima a Seattle per l’esplosione del grunge lui frontman degli Screaming Trees diventa il frontman di una delle band di punta del fenomeno. L’uomo con il blues nei capelli e tra i denti non ha risposto deliberatamente al telefono quel giorno, per storie di droga e dall’altra parte c’era l’amico fraterno Cobain nelle sue ultime ore su questo pianeta. Un passato preda a qualsiasi tipo di eccessi oggi il nostro uomo vive in California ed è “pulito” con una luminosa carriera solista, dopo essersi ripulito per un rinascimento dove ci riempie le orecchie con una voce capace di sciogliere il ghiaccio in Antartide. Fraterno amico di Kurt Cobain lo porta con sé, dentro. Questo doloroso interiorizzare il passato esce nel tono di una voce meravigliosa, adatta per cantare su partiture per archi, chitarre, basi elettroniche o qualsiasi cosa produca suoni.

Nell’abiezione o ci si perde o si riemerge nudi, senza l’affettazione di apparire altro, perché il nostro peggio ci ha già travolti ed ha allagato i dintorni della nostra vita: se ne sta li oscenamente esposto agli occhi di tutti. In questo senso Mark Lanegan vive secondo me la sua stagione creativa migliore, facendo un disco più bello dell’altro, non più chiuso nel solo suono grunge, ma libero di spaziare dove gli pare e piace, dalle tiratone rock, alle collaborazioni con musicisti che smanettano sintetizzatori. Invecchia come un Brunello di Montalcino: un dono berlo.

Mark Lanegan suona inesorabilmente autentico per chi lo ascolta, un quadro dove ogni volta scopri mondi diversi. Nessuna affettazione, nessun atteggiamento. La sua vita artistica ora naviga mari ecclettici e quindi Mr Pian Piano arriva puntuale per cucinarvi una playlista degna di cotanto variegato talento. CLICCATE QUI per scoprire un percorso sghembo nella carriera solista di Mark Lanegan e lasciatevi portare dal blues come non ci fosse domani. Siamo tutti guasti in qualche anfratto delle nostre vite, nascondiamo le nostre ferite sotto complesse e stratificate bende, messe in scena, mascheramenti e atteggiamenti. Basta però inciampare in questa voce per sentirsi nudi ed è una sensazione bellissima, anche se fa freddo e le ferite si riaprono.

Desiderate qualcosa di diverso dai paesaggi notturni di Stan Ridgway? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Non vi resta che calarvi in un nuovo viaggio e raggiungere a piedi il bar “Piano Inclinato” dove durante la settimana si parla d’economia, mentre al sabato ed alla domenica, letteratura, musica e scienza occupano il locale. Il padrone di casa Alieno Gentile sarà lieto di accogliervi tra i suoi avventori. Se volete scoprire in dono altre monografie e playlist curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti. FATE CLICK QUI e l’archivio in ordine alfabetico vi si aprirà per magia: buon ascolto!

 

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Pubblicato da Mr Pian Piano

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