Guida all’aumento di capitale Monte Paschi

guida sicura

Ci risiamo: Banca Monte Paschi Siena lancia un altro aumento di capitale.
Per capire quale scenario abbiano davanti gli azionisti della banca senese e coloro che stanno domandandosi se l’operazione rappresenti un’opportunità, occorre fare una breve cronaca della storia recente:

A cavallo tra aprile e maggio del 2008, MPS lanciò una prima -ingente- operazione di aumento di capitale: l’istituto senese vantava una capitalizzazione superiore ai 5 mld€ e decise di emettere oltre 3 miliardi di nuove azioni al prezzo di 1,5€ ciascuna per un aumento complessivo di Euro 4.973.786.218,50. In pratica raddoppiando l’ampiezza delle proprie spalle.

Sussurri maliziosi:

Le indagini in corso potrebbero rivelare che
le reali motivazioni che hanno spinto il CdA a deliberare l’acquisto di Antonveneta a quelle condizioni furono ben altre, ma… aspettiamo che la Giustizia faccia il suo percorso

Cosa doveva mai farsene di un simile capitale? La risposta arrivò presto: non trascorse più di qualche settimana ed il CdA guidato dal presidente Mussari deliberò l’acquisto di Banca Antonveneta -per la cifra monstre di 10 mld€- dal Banco Santander, che recentemente l’aveva comprato dalle spoglie di ABN Amro per circa 6,6 mld€. Una plusvalenza veloce e considerevole per gli spagnoli. L’obiettivo dichiarato (diciamo “ufficiale”) dell’operazione era aggiungere circa 1000 sportelli alla propria rete, “raggiungendo così la quota di circa 3.100 sportelli in Italia e consolidando il ruolo di terzo gruppo bancario italiano”.

Fu, come tutti sappiamo, un pessimo affare per gli azionisti: chi decise di sottoscrivere quell’aumento di capitale vide il valore dell’azione adeguarsi subito a quel 1,5€ per poi vederlo in pratica dimmezzarsi ulteriormente, trascinato anche dalla generale crisi del settore finanziario dopo il “caso Lehman“, arrivando a meno di 0,8€ a febbraio-marzo del 2009.  Per aiutare il Monte Paschi a rialzare la testa, non potendo ricorrere ad un aumento di capitale avendolo appena fatto, lo Stato iniettò aiuti per quasi 2 miliardi di € sottoscrivendo delle emissioni speciali, chiamate “Tremonti Bond”.

A luglio 2011, però, complici le continue svalutazioni degli attivi, il calo dei profitti, il peso del debito ed il progressivo peggioramento della quotazione dei BTP, su cui Monte Paschi era sovraesposta, è stato lanciato un nuovo, ambizioso aumento di capitale da 2,15 mld€. Lo scopo dichiarato dell’aumento era il rimborso dei “Tremonti Bond“.  La Fondazione Mps fece la sua parte, esercitando i diritti e sottoscrivendo le nuove azioni mettendo sul piatto oltre un miliardo di Euro. Anche in quell’occasione chi aderì non fece un buon affare: ai tempi l’azione MPS valeva più di 3 volte il valore di oggi (un azionista Intesa, per esempio, oggi ha un valore equivalente a quello che possedeva a luglio 2011).

Pensate chi è seduto in questa giostra dal 2008: era socio di una azienda che capitalizzava oltre 5 mld€. Su quelli ha realizzato due aumenti di capitale, uno da 5 ed uno da 2 (totale oltre 12 miliardi di €), nel tragitto ha incorporato un istituto “valorizzato” 10 miliardi di euro e raccolto capitale extra con aiuti di Stato per 2 miliardi di €, con il risultato finale che tutto questo aggregato oggi capitalizza complessivamente poco più di 2 miliardi di €. Il resto? E’, semplicemente, evaporato.

Inutile dire che, in tutto questo, i Tremonti Bond non furono affatto rimborsati. Per farlo, nel 2012, furono ideati i “Monti Bond” per complessivi 4 miliardi €: 2 per rimborsare gli aiuti di Stato precedenti e 2 di rafforzamento patrimoniale. Ma se l’onere di 2 miliardi di “Tremonti Bond” metteva a rischio i conti della banca, come possono questi salvarsi dal peso dei “Monti Bond” che di miliardi ne contano 4?

Ecco allora che per il prossimo anno 2014 il Consiglio di Amministrazione del Monte dei Paschi, rinnovato dopo tutti gli scandali, guidato da Alessandro Profumo, ha deliberato un nuovo aumento di capitale. Si tratta di una operazione del valore di 3 miliardi di €. Scopo “ufficiale”: il rimborso… indovinate? dei Monti Bond.

Tra l’altro stiamo parlando di aiuti di Stato non ancora erogati: la Commissione Ue ha dato solo nei giorni scorsi il via libera all’emissione del piano di ristrutturazione del Monte dei Paschi che si struttura in due passi praticamente contestuali:

  • emissione di 3,9 miliardi di Monti Bond (come detto 2 per rafforzamento patrimoniale e 2 per estinzione dei Tremonti Bond)
  • aumento di capitale azionario per € 3 miliardi (per garantire il rimborso dei Monti Bond nei successivi 5 anni)

Strutturato in questi termini, secondo la Commissione, il sostegno pubblico è “in linea con le regole degli aiuti di Stato”, purché ci sia l’impegno di Mps a raccogliere almeno 2,5 mld € sul mercato e al riscatto pieno della quota dei titoli pubblici entro cinque anni.

E qui scatta l’attenzione ai dettagli: per quale ragione è importante che almeno 2,5 mld€ arrivino dal mercato? Ogni aumento di capitale che si rispetti ha un consorzio di collocamento e garanzia che copre la quota di aumento non sottoscritta dagli azionisti (il cosiddetto inoptato). Il fatto è che il consorzio per Monte Paschi è costituito da una decina di banche, le quali completata l’operazione dovrebbero scaricare le azioni MPS sul mercato provocandone la svalutazione e rischiando di far avvitare tutto l’impianto.

Certo non deve essere facile garantire una adesione superiore all’80% dell’offerta e all’intera capitalizzazione corrente; soprattutto se si considera che il maggior azionista della Banca, la Fondazione MPS, non ha più risorse e non potrà partecipare all’aumento. Ecco quindi che possiamo provare a intuire come andranno le cose.

Al mercato andranno garantite condizioni particolarmente favorevoli per l’adesione all’aumento: le nuove azioni verranno proposte ad un forte sconto. Questo significa che -fermo l’obiettivo di effettuare un aumento da 3 mld€- verrà emesso un numero iperbolico di azioni a prezzi molto bassi. Per esempio 30 miliardi di nuove azioni a 0,1€.

Le azioni esistenti prima dell’aumento, che sono tra gli 11 e i 12 miliardi, si troverebbero in forte minoranza rispetto alle nuove. In gergo borsistico si dice che i vecchi azionisti vengono diluiti. Dunque la Fondazione, su tutti, non partecipando all’operazione si ritroverebbe pesantemente ridimensionata nella quota di proprietà della Banca.

Ma vediamo cosa potrebbe accadere ai prezzi: per chi possiede le azioni MPS le cose prenderanno un brutto aspetto, nell’ipotesi che stiamo vagliando. Nuove, abbondantissime, azioni disponibili a 0,1€  fanno apparire subito “care” quelle poche azioni che circolano oggi intorno a 0,18€ inducendo chi le ha a venderle. Inoltre se per ogni 11 azioni vecchie verranno emessi diritti per sottoscrivere 30 azioni nuove, considerando il costo “agevolato” delle azioni nuove il valore di questi diritti sarà non trascurabile (e immediatamente decurtato dal valore delle vecchie azioni).

Considerato che, dopo tutte le traversie riassunte prima, oggi la banca si propone:

  • con un nuovo management
  • con una sorveglianza europea meno “complice” di quella domestica
  • con impegni di ristrutturazione del debito ed un piano di taglio costi
  • con la Fondazione che viene via via “spinta” fuori dal libro soci

potremmo anche pensare di dar credito, a questo giro, all’ipotesi di partecipare a questo aumento. Nel caso, la cosa migliore da fare sarà presumibilmente attendere la definizione dei termini e la quotazione dei diritti. Molti di quei diritti verranno riversati sul mercato da tutti gli azionisti che non vorranno (o, come la Fondazione, non potranno) aderire all’aumento. Il loro prezzo, in quel caso, potrebbe scendere molto al di sotto del loro “valore“. A quel punto comprare i diritti ed esercitarli potrebbe essere il modo più smart di garantirsi il massimo sconto.

Più saranno numerose (e quindi  basso prezzo) le nuove azioni, più sarà probabile questo scenario. E, visto che insieme alla delibera dell’aumento di capitale il CdA ha deliberato anche il successivo accorpamento delle azioni 100 a 1

Poi, certo, si può sempre decidere il da farsi dando retta alla versione ufficiale:

“Le misure previste assicurano la redditività di lungo termine della Banca, affrontando i problemi che hanno portato alle sue difficoltà senza bisogno di ulteriore sostegno pubblico. Il piano Mps si fonda su assunzioni prudenti in particolare relativamente agli spread sui bond sovrani italiani, prevede un return on equity competitivo alla fine del periodo di ristrutturazione in particolare fondato sul miglioramento dell’efficienza e sulla riduzione dei costi operativi. Nello steso tempo il profilo di rischio della banca sarà ridotto attraverso una struttura di governance migliorata, una riduzione dell’esposizione al debito sovrano e limiti alle attività di trading. Inoltre ci saranno limiti alla remunerazione del management. L’Antitrust, infine, dovrebbe assicurare che i fondi pubblici siano ripagati a beneficio del contribuente italiano”

parole (violini) e musica del commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia.

Ma, chissà perché, mi convincono di più i calcoli formulati qualche riga prima. Per una precedente valutazione di un aumento di capitale è possibile sfogliare la parte finale di post presenti su vecchi blog

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

2 Risposte a “Guida all’aumento di capitale Monte Paschi”

  1. Complimenti, sarebbe bello leggere un pezzo del genere sulle prime pagine dei giornali. Grazie per il coraggio e l’onestà. Non si può dire altrettanto della stampa nazionale sul caso Banca d’Italia del 27.11.2013. Possiamo parlarne almeno qui?

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