Mario Draghi, l’avvoltoio buono

La Bce gira ad Atene i profitti sui titoli di stato greci, unico caso in Europa. Un modo per far crescere l’Unione, nel vuoto della politica

La Banca Centrale Europea, con la Grecia, si comporta come un fondo avvoltoio. Compra debito a prezzi stressati dalla crisi, si rifiuta di essere coinvolta in ristrutturazioni e pretende il rimborso integrale, accumulando grandi profitti. È questa la convinzione di diversi osservatori e di qualche economista.

Prima di accatastare le pire per il rogo e avviare il processo di demonizzazione di Mario Draghi occorre però fare qualche puntualizzazione. La posizione della Grecia nell’eurozona è fallata ab origine, visto che il Paese ellenico fece letteralmente carte false per entrare nella Moneta Unica. Il prezzo dei suoi titoli di Stato ha espresso a lungo il timore dei mercati che la Grecia potesse uscire dall’euro. Il referendum che il governo greco ha presentato agli elettori sul Nay (Sì) o Oxi (No) alla permanenza nell’euro nell’estate del 2015 non ha certo aiutato.

L’economia greca sarebbe incompatibile con l’euro, perché l’eurozona non è un’area valutaria ottimale e l’economia greca sarebbe troppo lontana da quella di altri Paesi. In altri casi simili, però, i mercati non si posero le stesse questioni: nessuno ha mai scommesso sull’uscita della Basilicata dalla “Lirazona”.

Come mai? Intanto non erano disponibili sul mercato titoli della regione Basilicata, ma soltanto titoli dello Stato italiano, inoltre per quanto l’Italia non fosse un’area valutaria ottimale, con ampie differenze fra regione e regione, i trasferimenti fiscali contribuivano a compensare le disparità.

Per chiudere le lacerazioni interne nell’eurozona servirebbero dunque l’istituzione di un debito comune e l’applicazione di trasferimenti fiscali nell’area. Per realizzare il primo occorre il completamento dell’unione bancaria e del mercato dei capitali. Per il secondo servono fiscalità centrale e strutture condivise (i passi avanti sulla Difesa comune europea sono incoraggianti in questo senso).

Si tratta di un percorso necessariamente lungo, perché include un costo politico notevole: la cessione di sovranità. Le fasi di crisi – economica, politica e sociale – sono una minaccia per il raggiungimento di questi obiettivi, perché potrebbero portare all’implosione dell’eurozona. Ecco perché, di fronte alle situazioni di crisi, la Bce interviene “comprando tempo”. Nel caso specifico della Grecia, la Banca Centrale guidata da Mario Draghi, oltre a concedere degli Ela (Emergency Liquidity Assistance) all’occorrenza, si è sostituita al mercato comprando i titoli di Stato ellenici.

Il profitto ricavato da questi titoli, però, viene regolarmente rigirato allo Stato greco, comportando una fortissima riduzione del costo del debito per Atene: nonostante il rapporto debito/Pil sia nell’ordine del 180%, il costo del servizio del debito è inferiore al 2% del PIL. Non si tratta di un vero trasferimento fiscale (anche perché la Bcenon ha nulla a che vedere con il fisco) ma è senza dubbio la cosa che al momento ci si avvicina di più in Europa.

La Bce dunque, dopo aver assunto la vigilanza sulle principali banche, sta provvedendo a far progredire l’unione bancaria e dei capitali e contemporaneamente mette in atto dei sostitutivi ai trasferimenti fiscali che ancora non sono possibili, così come ancora non sono realtà le compensazioni fra disavanzi e surplus ipotizzate dall’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis.[sociallocker].[/sociallocker]

Prima di sgranare il rosario e avviare il processo di beatificazione di Mario Draghi occorrono però alcune altre precisazioni. Il Qe da solo non basta, è servito a salvare l’euro nelle sue ore più difficili, ma al prezzo di aver accresciuto le disuguaglianze, su cui proliferano e si rafforzano i populismi.

Con l’effetto di rallentare il processo di traslazione della sovranità nazionale e aumentando la dipendenza delle economie europee dagli interventi di supporto della Bce, spostando il potere dalle istituzioni democratiche ad un organismo non eletto. Considerando quanto spesso la dipendenza della politica dal consenso finisce per diventare un freno, per raggiungere l’Unione politica potrebbe essere un’idea l’Unione delle scadenze elettorali, così da non vedere le istituzioni europee costantemente ostaggio del turno di votazioni prima in Olanda, poi in Francia, poi in Germania e chissà quando in Italia.

In questo modo la politica potrebbe più facilmente riappropriarsi del proprio spazio, senza dover ricorrere al sostegno di una Banca Centrale che dovrebbe invece concentrarsi sul proprio mestiere e restare nel proprio campo d’azione.

Dal nuovo numero di Pagina99 in edicola dal 25 marzo
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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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