Bad Bank for dummies

Istituire un soggetto che possa raccogliere i crediti problematici delle banche è una forma di aiuto di Stato? E’ il solito regalo alle banche-zombie? Non è ora di finirla con queste manovre che generano liquidità che poi non arriva all’economia reale e fa arricchire sempre i soliti?
Forse è tempo di spazzare il campo da alcuni luoghi comuni.

Prendo spunto da un’intervista rilasciata a Jole Saggese di Class CNBC da Lorenzo Bini Smaghi, che è presidente di Societé Générale (grande banca francese) ma anche di Snam.

“l’importante è che ci sia una procedura per valutare bene le sofferenze, perché non penalizzi il contribuente”

Di che parla Bini Smaghi?

Il valore di un credito incagliato non è pari al suo valore nominale intero, ma tiene conto delle difficoltà che il creditore avrà nel recuperare i suoi crediti. Fatta 100 la mole di crediti problematici di una banca, il prezzo a cui una bad bank andrebbe a comprare questi crediti sarà 30, o 20, o 10. Non sicuramente 100, per capirci.

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E allora la banca che fa? Perde soldi? Perché dovrebbe farlo?

La Banca quei soldi li ha già “persi”: la discesa di valore è stata già inserita nei bilanci delle banche, è di questo che si parla quando si citano le “svalutazioni”. Il punto è capire se questi crediti siano stati già adeguatamente svalutati e se la bad bank li compra a prezzi appropriati.

Diciamo che i numeri molto brutti che stanno emergendo dai bilanci delle banche italiane a questo giro di trimestrali potrebbe indicare che la bad bank è davvero in arrivo e che quindi si sta svalutando tutto ciò che c’è da svalutare (e magari, per chi ha spazio, anche di più. Poi vedremo perché).

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Qual è l’utilità di questa azione?

“consenta alle banche di fare pulizia e poi ripartire da zero”

Spiega Bini Smaghi.

Ovvero: quando una banca concede un prestito, deve effettuare degli accantonamenti, perché non è detto che tale prestito rientri. Cedere i crediti problematici le consente dunque di liberare delle somme che sono ferme (accantonate) e renderle dunque disponibili per nuove operazioni di credito, sperabilmente più fortunate. La logica, se vogliamo, è la medesima con cui un negozio di abbigliamento vende in stock a prezzi molto ribassati, le rimanenze di magazzino invendute. Vende sottocosto per avere la capacità economica (e lo spazio in magazzino) di rifornirsi di nuovo materiale per i propri clienti. Per poter fare il suo normale mestiere.

“Senza fondi pubblici è difficile. Per farlo, bisogna trovare il sistema adatto e anche la leadership politica per spiegare ai cittadini che in questo momento sono soldi ben utilizzati. All’estero, dove sono state create queste bad bank, il contribuente non è mai stato penalizzato”

Trovare soggetti privati con capitali a sufficienza per lanciare una bad bank non è facile. Ma, come abbiamo visto può essere utile, anche a riattivare il ciclo del credito e dunque una ripartenza più robusta dell’economia reale. Per lo Stato può essere dunque un “investimento”: il costo di lanciare una bad bank genera un possibile aumento di raccolta fiscale per ripartenza del ciclo.

“Bisognerà subito trovare una soluzione per i crediti deteriorati. Non si può vivere con l’incognita della bad bank. bene la decisione arrivi, gli operatori aspettano una soluzione. Se non arriva, il credito non ripartirà.

Ci sono vari modelli per creare una bad bank, l’importante è che ci sia una procedura per valutare bene le sofferenze, che non vada a penalizzare il contribuente.”

In fondo è tutto qui: ben venga la bad bank, se aiuterà le banche a riprendere a fare il loro mestiere (Istituti di credito), ma -se deve essere alimentata da denaro pubblico- che gli avanzi di magazzino del credito vengano acquistati a prezzi adeguati, non comodi alle banche, ma equi. Una forte presenza di privati nel capitale della bad bank varrebbe come (almeno parziale) garanzia che tutto non venga costruito ad arte per le banche-zombie.

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E perché, si diceva prima, svalutare più del dovuto? Perché in un contesto in cui non ci si aspettano bei numeri ci si può permettere, in alcuni casi, di registrare valori più bassi per poi, al momento di cedere alla bad bank i propri crediti incagliati, registrare una paradossale plusvalenza in bilancio.

Quindi occhio alle sorprese, in entrambe le direzioni, nel settore bancario.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

8 Risposte a “Bad Bank for dummies”

  1. Settore bancario in “anomalo” movimento, non trovi?
    Tutto sembra si sia drammaticamente velocizzato, quasi con requisiti di urgenza.
    Merger, Bad Bank, riforme statutarie…
    Altro che fondi di magazzino, c’è puzza di …qualcosa di non bello insomma…

    1. O forse di riscoperta di valori (vedi anche settore immobiliare -Aedes per citare qualcuno- che sembra preso da improvvisa riconsiderazione). certo c’è alla svelta da tappare le falle su certe banche, ma la modalità con cui si stanno creando i presupposti per tapparle ha l’aria di “creare valore”. Se mi spiego

  2. ” E perché, si diceva prima, svalutare più del dovuto? Perché in un contesto in cui non ci si aspettano bei numeri ci si può permettere, in alcuni casi, di registrare valori più bassi per poi, al momento di cedere alla bad bank i propri crediti incagliati, registrare una paradossale plusvalenza in bilancio. ” ### Al limite pareggiano con la rivalutazione dei titoli di stato e con 18 mesi a disposizione. Son curioso a ottobre di leggere le trimestrali del 3° trimestre 2015 delle banche e soprattutto tedesche.

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