Banche: solide… liquide… o magari gassose?

La scorsa settimana una notizia clamorosa è giunta a rasserenare la situazione sulle banche italiane: un piano da 150 miliardi di denaro pubblico è stato approvato a Bruxelles per l’Italia e le sue banche.
I mezzi di informazione hanno fatto parecchia confusione sul contenuto del piano: definito strumento per ricapitalizzare, backstop obbligazionario, o viatico per la gestione dei crediti deteriorati. Non è niente di tutto questo.
Il piano, la cui mole è mastodontica (circa il 9% del PIL italiano), è una autorizzazione preventiva alla possibilità che lo Stato Italiano faccia da garante ai collaterali delle banche in caso di crisi di liquidità.
Nell’attuale contesto di liquidità super-abbondante la vicenda appare quantomeno bizzarra: che senso avrebbe condurre lunghe trattative a Bruxelles per ottenere qualcosa che non serve?
Qualcuno ha iniziato a sospettare che “servisse” solo ad avere qualcosa da sbandierare per frenare la speculazione. Ma nemmeno questa intuizione era giusta.
La realtà è che il Governo italiano ha concordato una sorta di “piano B” per fronteggiare un’emergenza, e al contempo continua a lavorare ad un “piano A” per non aver bisogno di affrontare una crisi di liquidità bancaria.
Questo eleva il giudizio sull’operato del governo, che appare più premuroso e attento di quanto forse si credesse, ma anche la preoccupazione per cosa ci sia mai da dover prevenire.
La faccenda è diventata più chiara stamattina con la prima pagina del Financial Times


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Nell’articolo si spiega che l’Italia sta con insistenza cercando una via per ricapitalizzare le banche con denaro pubblico. Prima ha provato a invocare “circostanze straordinarie” in riferimento alla Brexit, poi ha provato ad ipotizzare un rafforzamento di Atlante con risorse dello Stato. Finora tutte le proposte italiane sono state respinte, perché gli aiuti di stato erogati senza un coinvolgimento di azionisti ed obbligazionisti nelle perdite, mettono a repentaglio (perché ne minano i presupposti) il progetto di unione bancaria europea.
All’articolo del FT fa eco un pezzo uscito su Reuters, che fa esplicitamente un nome: Monte Paschi Siena. La banca non supererà, a quanto pare, gli stress test della BCE che saranno resi pubblici il 29 luglio, quindi ora abbiamo una ragione per cui il Governo vorrebbe avere a disposizione delle facoltà aggiuntive e anche una data di scadenza.
Ma da un comunicato stampa della stessa MPS emerge ancora dell’altro: la banca deve presentare alla BCE entro l’8 luglio prossimo un piano per la dismissione di oltre 10 mld€ netti (14,3 mld€ lordi) di crediti deteriorati. La cessione a prezzo di mercato di questi crediti dovrebbe equivalere ad una minusvalenza tra i 4 ed i 5 mld€.
Ecco quindi perché è urgente ricapitalizzare, e -vista la mole- ecco perché il governo teme

A) che occorra predisporre denaro pubblico, perché è improbabile che esistano investitori privati disposti a esborsi simili per MPS

B) di dover, in mancanza, affrontare una crisi di liquidità.

Se fossimo investitori terremmo lontane le banche italiane dal nostro portafoglio, talvolta perdendo dei rimbalzi anche robusti, ma che durano il tempo di un mattino. Noi siamo seriamente preoccupati, se volete discuterne ci trovate nei commenti.

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Pubblicato da Attenti a quei due

Siamo giovani, abbiamo 10 e 12 anni. Ci piacciono le macchine, i videogiochi e Star Wars. Ma ci piace leggere e farci domande, provando a dare qualche risposta

5 Risposte a “Banche: solide… liquide… o magari gassose?”

  1. La situazione delle banche è preoccupante, la Deutsche Bank versa in pessime acque e anche in Francia ci sono serie difficoltà, questo è quanto leggo sempre più spesso.
    Voi di Piano Inclinato, che ne pensate??

  2. che pensate di questo:
    “couple of posts about Italian banks. To a very large extent, their problems are not caused by their own decisions. They have a high level of NPLs, but that’s not because of bad lending. They are SME lenders with a stable funding model – you’d expect to see their loans go highly non performing at this stage in the business cycle. They have historically always been able to float NPLs because of their stable deposit franchises (if this sounds like US community banks, that’s right). But in a ZIRP world, those deposits become a problem in themselves. The ZLB means that there’s no spread on deposit-based banking any more.
    So no wonder the Italian banks are trading at way below book value – the lion’s share of their profitability has disappeared! Unfortunately, a) this makes it impossible to raise capital and b) the creation of Single Supervision means an approach to NPLs driven by other countries’ banking practices.
    High NPL balances and a cross-cycle approach to their valuation is how Italian banking works. If you take a German approach (where a loan isn’t recognised as impaired until it’s really obvious, then written down close to zero) and apply it to an Italian bank, then you’re applying inconsistent practices and get a set of misleading accounts which undervalue the assets.
    So the two big problems of the Italian system are a) ZIRP and b) Banking Union. There’s also a third one, which is the elimination of the Banca d’Italia’s ability to manage the system as a whole by forcing mergers, due to DG Competition. All of these problems are the result of policy solutions adopted in order to prevent crises elsewhere. Italy really deserves help from the Commission” autore ‏@dsquareddigest

  3. quando chi ci governa confessa spudoratamente che finora non ha agito negli interessi dell’italia ma nell’interesse dell’ue tutto torna. Dalla germania hanno piu’ volte fatto capire che dobbiamo usare i nostri risparmi per salvare il sistema bancario e ridurre il debito pubblico. Piano piano ci stiamo arrivando.
    Se persino voi iniziate a preoccuparvi (suppongo che voi abbiate gia’ messo da tempo al sicuro i vostri risparmi) allora per noi comuni mortali dovrebbe scattare l’allarme rosso

  4. Mi piacerebbe ci fosse una lista, LA LISTA.

    La LISTA di tutti i dirigenti e dei principali azionisti delle Banche Italiane degli ultimi 30 anni.
    E vorrei che fosse pubblica.

    Quindi, mi piacerebbe che, una Banca che riceve soldi pubblici, lo faccia a patto di AZZERARE ED ELIMINARE (senza indenizzo) i principali azionisti e dirigenti della Banca stessa.

    Per esempio, non credo che l’ABI sia una Istituzione seria; direi più roba di avanspettacolo.

    DETTO QUESTO, una bastonato anche a voi blogger (con qualche eccezione).

    Bravissimi nelle analisi, assenti nel coraggio.

    LA NAZIONALIZZAZIONE DEL SISTEMA BANCARIO è necessaria ALMENO (e sono buono) dal 2008.

    Pochissimi lo hanno detto e scritto con chiarezza spesso messi all’indice come “catastrofisti”, “populisti”.

    ciao
    sinbad

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