Benedetta CO2, con Gianfranco Pacchioni – Ept #88

Rimozione della CO2: ecco il primo database mondiale sulle leggi

Un’eredità del 2022 che il nuovo anno deve inevitabilmente accettare e senza beneficio d’inventario? Un tema dei dodici mesi appena trascorsi che si può affrontare senza correre in alcun modo il rischio di apparire intenti a riscaldare minestre ormai insipide?

La risposta è semplice ed obbligata: l’Energia.

Certo, è occorso che venissimo tutti toccati nel portafoglio, che si verificasse una delle più classiche e acute asimmetrie tra domanda ed offerta, che si paventassero (e ancora non sono stati scongiurati, soprattutto per l’inverno successivo a questo) blackout e razionamenti, ma alla fine il tema dell’energia si è imposto in tutte le sue problematiche sfaccettature: dipendenza da regimi politici non raccomandabili, improcrastinabile necessità di decarbonizzare, dolorosa gestione della fase che si colloca tra il “già” della sentenza di condanna pronunciata sulle fonti fossili e il “non ancora” della transizione alle energie rinnovabili.

Con questi presupposti, la storia di inizio anno delle “conversazioni inclinate” non poteva che essere, appunto, l’energia.
Come ogni storia che si rispetti, anche questa si alimenta dell’immagine di un cattivo, anzi di un mostro, all’origine di tutti i mali. Inquietante come un. gas, ostica come una formula, la cattiva di turno è la CO2, l’anidride carbonica, ormai quasi un sinonimo per tutti gli effetti nefasti della crisi climatica.

Come sempre, quando ci avventuriamo in territori non segnalati dalle mappe economiche propriamente dette, siamo andati alla ricerca di chi potesse guidarci ed abbiamo scoperto che la CO2 ha un biografo. Un biografo d’eccezione: il professor Gianfranco Pacchioni, docente di chimica dei materiali a Milano-Bicocca, membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, insignito nel 2009 della medaglia Blaise Pascal per la scienza dei materiali dalla European Academy of Sciences e, last but not least, autore appunto di “W la CO2: possiamo trasformare il piombo in oro?”, pubblicato da Il Mulino nel 2021, efficacissimo saggio di divulgazione scientifica in cui, raccontando la storia della CO2, Pacchioni restituisce all’anidride carbonica l’onore perduto e illustra anche come questo bistrattato gas possa essere parte della soluzione del problema climatico.

Dal testo scritto alla chiacchierata davanti ai microfoni, il professor Pacchioni conserva inalterata la chiarezza espositiva e così ne è sortita, ci sentiamo di dirlo, una super – puntata.
Al centro, la CO2, oggi contestata, demonizzata, ma senza la quale, ci ha spiegato il nostro ospite, semplicemente non ci sarebbero le condizioni per la vita. Se, per incanto, gli slogan iconoclastici di certi agitatori della questione climatica divenissero realtà il nostro si rivelerebbe un pianeta senza anidride carbonica e senza vita.

Il problema è di quantità. Al professor Pacchioni bastano pochi dati, ben spiegati, per mostrare come il gas cui dobbiamo la vita si stia trasformando, per eccesso di presenza, in un fattore di ineluttabile e pesante peggioramento e squilibrio delle condizioni di vita. Gli ottocentomila anni di costante e consona quantità di CO2 sono ormai un ricordo, sostituiti da un imponente effetto serra, frutto di due secoli di rivoluzione industriale e di un trend di forsennata crescita, nelle emissioni di C02, nell’ultimo mezzo secolo.

Pacchioni, seppur con molta pacatezza e con la credibilità che gli deriva dall’aver tessuto anche le lodi della CO2, non indulge ad alcun scetticismo sull’origine antropica dell’attuale situazione né riserva sconti sulle prospettive: il problema è serio, il dentifricio non può esser rimesso nel tubetto, tornare indietro è impossibile ed il tempo per contenere i danni (per evitare aumenti anche fino 4 gradi delle temperature terrestri) si misura in decenni, non di più.

Certo, ci sono azioni che si possono tentare legate alla stessa CO2, riconvertita ad essere parte della soluzione del problema climatico.

E’ affascinante svariare con il professor Pacchioni su ipotesi di cattura della CO2 per farne materia prima nella creazione di sostanze utili o ancor più di stoccaggio della stessa in appositi giacimenti. Ma è anche doveroso accogliere il suo monito in materia: nulla di tutto ciò è semplice, immediato né economico, ma soprattutto nessuno di questi scenari va strumentalizzato per spedire la palla in tribuna e procrastinare la già tardiva riduzione delle emissioni.

Sullo sfondo i temi a noi più familiari: lo scontro economico e geopolitico tra l’occidente sviluppato , principale responsabile dell’abuso secolare di anidride carbonica ed i potenti e popolosi nuovi arrivati al banchetto della crescita ai quali risulta difficile far digerire che la festa sviluppista, per loro agli albori, è già finita; oppure il problema di quel che accadrà, in termini di disponibilità e di prezzi, nella terra di mezzo che separa l’avvenuto divorzio dal fossile ( in cui nessuno quindi più investe) dal compimento della transizione energetica. Ci attende una “permacrisi” quantomeno in chiave energetica?

La nota di speranza che ci lascia il professor Pacchioni è relativa al metodo: il tema ormai si è imposto, è cambiato profondamente il mood relativo a questi problemi, sono partiti dei processi lenti, costellati di compromessi al ribasso, ma si può ben dire “eppur si muove”. L’importante, ha concluso il nostro ospite, è essere onesti, franchi e risoluti.

La puntata di questa settimana è il nostro mattoncino per la costruzione di questo metodo, perciò la reputiamo particolarmente preziosa e vi aspettiamo come sempre sulla vostra piattaforma preferita:

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