Il potere dei grandi soldi – gli USA ed il controllo dell’informazione

censura

Tra autocensura e super-donazioni per generare pressione e zittire le critiche

Robert B. Reich è professore alla University of California ed è stato anche “Secretary of Labor” durante la presidenza Clinton; e per questo ruolo il “Time” lo ha nominato tra i dieci segretari governativi più efficaci del secolo scorso. Inoltre ha scritto una dozzina abbondante di libri, tra cui i best seller Aftershock e The Work of Nations. Insomma, per farla breve, è una figura decisamente autorevole nel panorama statunitense.

Sul suo sito, nell’estate del 2017, ha lanciato un allarme.

La New America Foundation – dal 1999 una delle voci più importanti nei dibattiti politici sulla sinistra americana – ha ricevuto più di 21 milioni di dollari di finanziamenti da parte di Google. Ultimamente, secondo il New York Times, la sua iniziativa – della New America, intendo – denominata “Open Markets” è stata fortemente critica nei confronti dello strapotere commerciale (e non solo) dei giganti tecnologici, come Google, elogiando in tal senso la sanzione dell’Unione Europea contro la stessa Google. Al che l’executive chairman del colosso di Mountain View, Eric Schmidt, ha comunicato il suo dispiacere al presidente della fondazione, esercitando una pressione tale che l’iniziativa di Open Markets è stata sospesa.

Tragicamente, per il bene dell’informazione, Robert B. Reich fa notare che questo genere di pressioni, solo negli ultimi anni, si sono moltiplicate. Per esempio un gruppo non-profit specializzato nel diritto di voto si è auto-censurato nei confronti dei “big money” per paura di alienarseli. Lo stesso ha fatto un think-tank liberale di Washington, che ha pubblicato uno studio sulla disuguaglianza senza menzionare il ruolo che hanno Wall Street e le grandi multinazionali nell’indebolimento delle leggi sul lavoro e nella sfera dell’antitrust. Caso analogo per una grande università, che ha modellato ricerche e corsi su temi economici di stretto interesse dei suoi maggiori donatori, evitando invece tematiche sul crescente strapotere economico delle grandi società e di Wall Street.

Così Reich, oltre all’auto-censura, prefigura uno scenario dove le grandi donazioni servano anche come grandi “silenziatori”.[sociallocker id=12172].[/sociallocker]

In questo senso la Fondazione Charles Koch – le Koch Industries sono attive in molteplici settori, principalmente nella produzione di energia e nella raffinazione del petrolio – ha donato 1,5 milioni di dollari al Dipartimento di economia della Florida State University. Tale finanziamento ha come vincolo che un comitato consultivo nominato dalla Fondazione Koch selezioni i professori e faccia valutazioni annuali sul loro operato. Attualmente i fratelli Koch finanziano più di 350 programmi in oltre 250 università negli USA.

Puoi scommettere, dice Robert B. Reich, che tutte queste realtà universitarie non svilupperanno ricerca su disuguaglianza e giustizia ambientale.

Come si può scommettere che i 23 milioni di dollari di donazioni alla televisione pubblica da parte di David Koch garantiscano la non diffusione di eventuali informazioni critiche al riguardo della famiglia Koch.

E l’elenco continua, sia a destra che a sinistra, con i “big money” che continueranno a influenzare tutto ciò che possono influenzare, perché il mondo moderno, in particolare, nel nesso tra ricchezza concentrata e potere politico, funziona così. Fa però specie che ciò continui ad accadere anche nella tanto decantata era dell’informazione globale.

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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

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