Congiuntura: quale prospettiva sulla crescita USA

I dati economici USA delle ultime settimane hanno evidenziato un rallentamento dell’economia. Il popolarissimo indicatore di sorprese economiche fornito da Citigroup (cod. CESIUSD) ha raggiunto un minimo dall’estate del 2011,vale a dire in occasione del rischio “default” USA e nel pieno della crisi in area Euro. Adesso cosa ci sta segnalando questo indicatore sulla crescita economica USA? Vi rassicuro, un bel niente.

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Non voglio in alcun modo negare la sequenza di “sorprese negative” su alcuni dati economici degli States, ma l’entità di queste sorprese è alquanto limitata. Questo indice CESIUSD tende infatti a sovrastimare enormemente gli effetti sulla crescita economica: nel post recessione 2008 ha segnalato 5 fasi di contrazione che si sono rivelate piccole flessioni sul tasso di crescita dell’economia.

Il PIL del primo trimestre di quest’anno sarà probabilmente sotto la media a causa soprattutto per fattori temporanei (es. scioperi e meteo). Tuttavia con la fiducia delle imprese (ISM) in area 53/57 non c’è nulla di cui preoccuparsi se non di un eccesso di compiacenza da parte di chi pensa che la Federal Reserve non alzerà i tassi nemmeno quest’anno.

[tweetthis]non c’è nulla di cui preoccuparsi se non di un eccesso di compiacenza sulla #Fed[/tweetthis]

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Pubblicato da liukzilla

Wealth/Asset manager. Ha sposato la causa dei bond ed è ossessionato dalle banche centrali.

9 Risposte a “Congiuntura: quale prospettiva sulla crescita USA”

  1. Ho letto l’altro giorno un articolo un po’ apocalittico, almeno agli occhi di un lettore ignorante come me, sulla situazione che la FED deve fronteggiare in questo momento.
    In estrema sintesi, da una parte si rischierebbe l’insorgere di una nuova bolla finanziaria, se la FED non dovesse alzare i tassi d’interesse; dall’altra, si rischierebbe una possibile recessione in caso di innalzamento dei tassi, che sfavorirebbe le esportazioni degli Stati Uniti e creerebbe enormi problemi ai paesi emergenti indebitati in dollari.
    Al netto della mia sintesi un po’ rozza dell’articolo [pubblicato dal Sole 24 Ore, http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-03-25/borse-rally-grazie-qe-e-tassi-bassi-ma-ora-banche-centrali-ponderano-rischi-mancati-rialzi-175835.shtml?uuid=%5D, voi di Piano Inclinato cosa ne pensate?

    1. La prima fase dell’aumento dei tassi USA mi pare possa influenzare più per forma che per sostanza, tassi che passano da 0 a 0,25 o a 0,5% per un’economia che cresce del 2,5% non direi che siano portatori di recessione. Inoltre esistono due aspetti da curare: 1. La banca Centrale deve garantirsi margine di manovra per quando dovrà fronteggiare la prossima crisi: la leva dei tassi è la prima arma a disposizione di una BC ed è opportuno ricaricarla. 2. In una economia che cresce garantire a lungo i tassi zero porta inevitabilmente a bolle creditizie, ed una BC deve prevenire non solo tamponare.
      Quindi, nella mia umile opinione, i tassi negli USA è giusto che salgano. Quantomeno è l’opzione migliore tra le due

      1. Aggiungo solo che la Fed ha iniziato a parlare di normalizzazione della politica monetaria già nel 2013, dando in questo modo il tempo a tutti, investitori, privati, paesi emergenti, di adeguare le proprie decisioni ad un cambio di direzione dei tassi di interesse. Negli ultimi mesi l’intervento Bce (e prima non dimentichiamo Bank of Japan) ha un po’ modificato quello che la stessa fed avrebbe voluto vedere dal mercato, alimentando una domanda internazionale per i bond americani. Non so se questa può essere considerata bolla, ma credo che una parte di mercato dovrà rendersi conto che con questa economia saranno necessari tassi più alti.
        Sugli emergenti, questi paesi hanno sempre sofferto di un rialzo dei tassi USA per due motivi 1) se mi indebito in Usd era valuta si rafforza, devo pagare di più in termini di valuta locale; 2) il servizio del debito aumenta con l’aumento dei tassi fed. Ma è il gioco delle parti: chi decide di “importare la politica monetaria fed” si prende anche il lato peggiore. Ed anche su questo ms Yellen ha dato tutto il tempo di spostare le emissioni dal USD a EUR, anche se pochi paesi hanno preso questa strada.
        Io credo che il rialzo dei tassi sarà lungo e graduale, al punto che economia e mercati USA ne saranno intaccati minimamente, almeno fino a livelli di tasso Fed coerenti con la crescita nominale. Rimane la grossa incognita dell enorme bilancio e del modo in cui sarà gestita la riduzione con tassi più alti; non abbiamo riferimenti storici di queste dimensioni a cui fare riferimento.
        Insomma, è tutto da vedere.

        1. Non sono un esperto e la mia impressione è che un rialzo dei tassi anche solo di 2×0,25 porti ad un errore come quello commesso dalla BCE anni fa. L’economia usa cresce grazie al debito di studenti universitari , ai finanziamenti per acquisti delle automobili e nello shale gas/oil. Il prezzo del legname per la costruzione delle case è basso e i depositi di petrolio colmi. La maggior parte degli americani lavora a part-time con stipendi bassi. Una continuazione del rialzo del pil al 2,5% la vedo molto dura. Grazie al rafforzamento del $ diminuiranno le esportazioni aumenteranno le importazioni e la deflazione. Più che un aumento dei tassi è probabile un QE4. Insomma, concordo , è tutto da vedere. Cordiali saluti.

          1. Dimenticavo ( se a qualcuno interessa ). Probabilmente DIMINUIRANNO gli utili delle multinazionali che essendo ormai GLOBALI fatturano in monete emergenti mentre i loro bilanci sono in $ . Buona Domenica.

          2. Caro Kry, benvenuto e grazie per il contributo che hai voluto dare con la tua opinione.
            Vedremo a fine anno dove sarà arrivato il PIL USA, vedo che ti poni in posizione molto contrarian al consensus: il Fondo Monetario Internazionale stima addirittura che gli USA chiuderanno a +3,5%, quando io scrivo 2,5% è per essere conservativo…

  2. Grazie Andrea per il benvenuto. Qui da voi qualcuno già mi conosce , alle volte sono molto ironico e per questo mi scuso anticipatamente perchè non voglio dare l’impressione di non rispettare il tempo che ognuno dedica per scrivere. Pensavo che per diventare ricchi bastasse fare il contrario di quello che dice il FMI, nel senso quante stime si sono rivelate esatte negli ultimi anni, mi sembra che più del 80% alla fine sono state riviste al ribasso. Il fatto che sono molto contrario al consensus è sintetizzato nei ( pochi ?) dati espressi che non portano ad essere positivi riguardo un normale svolgimento dell’attività , poi se per aumentare il PIL includiamo un qualcosa di straordinario come nel ’39-45 o un aumento delle spese sanitarie allora staremo a vedere.

    1. Benissimo l’ironia, l’argomento di cui parliamo è già sufficientemente noioso, ci manca solo di fare i tromboni.
      Le stime, per definizione, vengono riviste periodicamente… finché non diventano dati.
      In questi anni di crisi le revisioni delle stime sono spesso giunte a ribasso, un po’ per l’incedere della “crisi”, ma anche per effetto delle necessità di aiutare psicologicamente l’economia diffondendo stime più ottimistiche del reale (credo ti riferissi a questo parlando di “fare il contrario di ciò che dice FMI”).

      Però è altrettanto vero che le recenti revisioni delle stime per l’Italia e l’Europa sono state a rialzo, quindi che le revisioni siano sempre a ribasso non è un dogma su cui fondare dei pregiudizi.

      Detto ciò, al momento la stima di un PIL americano a +3,5% per fine anno mi vede scettico, come dicevo prima. Lo stesso FMI stima per l’eurozona un PIL a +1,2% per il 2015. Chissà che non scopriremo un’altra revisione a rialzo…

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