Congiuntura USA: si riparte in surplace

La sequenza positiva di dati USA delle ultime settimane aumenta la confidenza su un rimbalzo dell’economia nel secondo trimestre dopo il passo falso di inizio anno. La svolta positiva, già segnalata nel report Congiuntura del 22 maggio scorso, è stata confermata dai dati sul mercato del lavoro, dalle vendite di auto e vendite al dettaglio. In particolare i dati sull’occupazione aprono nuovamente a rialzi della Fed entro la fine dell’anno nonostante i continui, e poco opportuni, appelli del FMI e World Bank.

21. Congiuntura

Anche l’indicatore più depresso sul mercato del lavoro, il rapporto occupati/popolazione, che incorpora fattori strutturali non propriamente colti dal tasso di disoccupazione, suggerisce un progressivo anche se moderato rialzo dei tassi di interesse nell’arco dei prossimi mesi.

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Pubblicato da liukzilla

Wealth/Asset manager. Ha sposato la causa dei bond ed è ossessionato dalle banche centrali.

2 Risposte a “Congiuntura USA: si riparte in surplace”

  1. E il crack dei Munis (Municipal Bonds), del sistema pensionistico (i Fondi 401 K, ad esempio) e quello dei prestiti agli studenti, tanto per fare qualche esempio, non
    incideranno in alcun modo sulla “ripresa” dell’economia statunitense?

    Con il deficit delle Partite Correnti statunitensi a quasi 3 punti di Pil, a fronte di un’Eurozona che, nel suo complesso, arriva ai 300 miliardi di euro di attivo (mi pare), non le pare che il dollaro sia sopravvalutato? Come farà l’economia americana a riprendersi,
    stretta com’è fra deflazione salariale interna e valutata sopravvalutata?

    Come si fa a credere ai dati ufficiali del Governo? C’è un sito appositamente creato, negli Stati Uniti, per poterli confutare (in questo momento non mi viene in mente l’indirizzo. Ma lei forse lo conosce di già).

    Ed inoltre, con la bufera che si sta formando sui paesi emergenti, in particolare su quelli che più si sono indebitati in dollari – all’1% e in quantità quasi illimitata, grazie ai QE
    statunitensi (ad esempio la Turchia ma anche, diciamolo sottovoce, qualche BRICS) – chi mai comprerà le merci degli Stati Uniti (e dei Paesi dell’Eurozona, of course), considerando che i mercati interni (la deflazione salariale in atto su entrambe le sponde dell’Atlantico) non sono in grado di offrire una domanda sufficiente?

    Mi sa che l’ha fatta un po’ facile, parlando di ripresa. Spero comunque che lei abbia ragione. Ma credo di no. Potrà esserci qualche “stop and go” (e forse, quello che lei ha anticipato, è solo un momentaneo “go” – ammesso e non concesso che lo sia – creato da
    chissà che cosa), ma quelli che stiamo osservando sono gli effetti del liberismo e della globalizzazione malthusiana, entrambe imposte da quelle oligarchie finanziarie che purtroppo dominano il mondo, e puntano tutte in una sola direzione. Che non è quella della “ripresa”.

    1. Lei manca di misura. Ecco, si, di misura. Riesce a scrivere dei commenti più lunghi degli articoli stessi che commenta, mai menzionando l.oggetto del’articolo. Cosa ancora peggiore, manca di misura anche nei fatti economici. Elenca una serie di fattori, più o meno di importanza, la cui incidenza ed implicazioni sullo scenario sono, nel suo discorso, come dei pezzi di un puzzle costretti in una posizione non corretta.
      Ma andiamo per ordine: 1) munis ininfluenti; 2) sistema pensionistico implicazioni di lungo periodo; 3) student loans rimangono una frazione del debito complessivo è non sono oggetto di reinvestimento come furono i mutui poco collateralizzati; 4) Net export negativo di beni non ha mai creato una limitazione alla ripresa USA; 5) il Dollaro non è particolarmente sopravvalutato, soprattutto se considerato verso un ampio basket di valute; 6) la deflazione salariale l’ha vista solo lei e forse 7) i mentecatti di shadowstats; 8) Gli emergenti soffriranno come sempre una fase di restrizione monetaria, soprattutto quelli che si sono gingillati a fare poco o nulla in termini di progresso istituzionale e riforme del economia; 8) Di stop ne ho visto pochi negli ultimi 5 anni e mezzo di ripresa economica.
      Infine credo di avere il diritto di sbagliarmi, come tutti, quando si tratta di fare delle previsioni su un possibile futuro tenendo conto delle informazioni disponibili. Ma non credo sia questo il caso.
      Arrivederci.

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