Di quale DicKtatorship vai cianciando?

Abbiamo letto e considerato il concetto di dicktatorship denunciato dalla lettera che Josephine Witt ci ha simpaticamente inviato. E’ sorta spontanea la voglia di porsi delle domande sui funzionamenti della BCE, sul suo ruolo, sulla democraticità del processo decisionale, sulla consistenza dell’accusa di “egemonia autocratica”, sulle responsabilità della Banca Centrale nella sofferenza dei popoli e nell’impoverimento dei cittadini. Proviamo a mettere in ordine le risposte che ci siamo dati.

La BCE è un organismo indipendente con un mandato molto chiaro: tutelare la stabilità dei prezzi. Per farlo cerca di condizionare i mercati e l’economia verso un obiettivo (target) di inflazione al 2%: nelle fasi di crescita regola i tassi ufficiali per contenere i rischi di surriscaldamento economico, nelle fasi di crisi facilita le attività riducendo i tassi e -all’occorrenza- interviene con strumenti non convenzionali come acquisti in larga scala di titoli e asset, prestiti a lungo termine alle banche e comunicazione di una forward guidance. Lo scopo di una inflazione minima e positiva è senza ombra di dubbio perfettamente allineato agli interessi dei cittadini, che ben dovrebbero conoscere i costi sociali e fiscali di una inflazione eccessiva o di una deflazione.

La questione se le decisioni della BCE vadano nell’interesse generale assomigliano a quelle di un liceale che si domanda a cosa mai gli servirà studiare il latino. Gli interventi della Banca Centrale si proiettano sulle condizioni finanziarie delle banche commerciali, sulle quali ora svolge anche un ruolo di vigilanza: la scelta delle banche di preferire guadagni decrescenti sui titoli di Stato piuttosto che prestare denaro a tassi crescenti all’economia reale non può essere modificata per imposizione, se si desidera tutelare il diritto di una azienda ad autodeterminarsi, ma semmai rendendo meno conveniente l’operazione meno gradita.

Il meccanismo decisionale dice molto dei difetti della BCE: il Consiglio Generale riunisce i banchieri centrali nazionali, che sono governati dai Governi dei loro paesi, mentre i membri del consiglio direttivo vengono scelti dal Consiglio d’Europa, ma i singoli governi nazionali possono opporre un diritto di veto. Le dinamiche politiche nazionali, che sottendono a interessi locali e obiettivi elettorali di politica interna, giocano dunque un ruolo cruciale in un’Istituzione che dovrebbe essere ispirata totalmente da principi comunitari.

La recente decisione di pubblicare le minute delle riunioni della BCE è un passo verso la trasparenza, ma si può certamente fare di più. L’unico vero controllore della BCE è il mercato, che esercita una sorta di sorveglianza informale, con gli operatori che prendono posizione giudicando ogni singola decisione della Banca Centrale, la quale deve quindi tener buon conto di quale sia il consensus prima di decidere alcunché, così da non dover esporre i mercati ad eccessiva volatilità.

Mancano la possibilità, da parte del Parlamento Europeo, di aver più voce in capitolo nelle nomine dei candidati ed un meccanismo di sanzioni quando la Banca Centrale non adempie al proprio mandato. I problemi dunque sono più la scarsa trasparenza, la insufficiente “accountability” e la carenza di contropoteri che non l’indipendenza della Banca Centrale. Anzi, proprio la sua indipendenza è quella che ha permesso di dichiarare urbi et orbi un “whatever it takes” decisivo per le sorti dell’euro, il lancio di vari LTRO ed ora il QE, tutti interventi avversati dalla Germania e talvolta mal visti anche da altri paesi.

La BCE è una delle tre componenti della Trojka, la cui ricetta in Grecia a base di austerity non ha oggettivamente funzionato perché è stata una risposta errata, eccessiva, all’eccessiva allegria della gestione del bilancio pubblico, torniamo quindi al tema della accountability (anche perché -ad esempio- in Spagna le cose sono andate diversamente), ma più che di dittatura dovremmo parlare di gestione timorosa di un problema che andava affrontato con più coraggio, e senza dimenticare che la BCE è -tra le tre parti della Trojka– quella che ha avuto il ruolo più attivo nell’affrontare e gestire la difficile fase che l’eurozona ha vissuto e -parzialmente- sta vivendo anche a causa dell’interminabile crisi greca. Senza la BCE sarebbe stato il caos, non è un caso che il nuovo governo greco con tutta la sua avversione all’austerity faccia di tutto per restare aggrappato alla BCE: senza il suo sostegno (e trovo banale che sia condizionato) per il paese ellenico le cose sarebbero state ben peggio.

Alla BCE possiamo diagnosticare la necessità di avere meno dipendenza dalle politiche nazionali ed una relazione più salda con il Parlamento Europeo (come per altro la Fed dipende dalla Casa Bianca), anche per facilitare e snellire la sua stessa capacità di intervento, ma l’Europa per essere non solo Unione Monetaria ma anche Unione Politica dev’essere innanzitutto qualcosa di più che una Unione di Banche Centrali Nazionali.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

4 Risposte a “Di quale DicKtatorship vai cianciando?”

  1. Boda mi permetta di far notare che manca una conclusione alla pur ampia benchE sintetica panoramica dei “pregi e difetti” della BCE.
    Essa è l’unico organo comunitario veramente funzionante e le cui decisioni, al pari di quelle della Court of Justice (rozzamente, una sorte di Corte di Cassazione e Coete Costituzionale insieme), hanno impatto quotidiano sulle nostre vite.
    Manca come detto un Governo Centrale, un Parlamento più rappresentativo e delegato a legiferare w non solo con funzipni consultive e confirmative.
    Il problema è che la BCE è sola: sola di fronte a una sfida, arcinota, che comporterebbe, per essere vinta, una covergenza a parametri che non sono solo monetari o macroeconomici. Servono sistemi uniformi di welfare, legislazioni sul mercato del lavoro, delle pensioni, dell’assistenza medica e del welfare uniformi e un mercato integrato di offerta e domanda di lavoro.
    Senza di questi, ed è una lista non esaustiva, la moneta unica e la stessa integrazione europea sono a rischio di esplosione.
    La BCE lo sa, come sa e ha visto che la politica monetaria da sola non può fare miracoli, ma guadagnare tempo.
    Ma in assenza di un “governo centrale” che produca tali convergenze normativo-strutturali, chi le sollecita, dato che gli attuali organi rappresentativi europei sono divisi al loro interno dalle strette visioni efoiste e nazionaliste dei loro dirigenti?
    Ed è qui il problema: prendersi, o arrogarsi, il diritto (o il dovere, dipende dai punti di vista), di ricordare continuamente l’importanza delle riforme, ESONDA dalle competenze della BCE.
    Possiamo stare qui a chiederci se quello di Draghi et altri sia un complottistico tentativo della euroburocrazia di strapparci il diritto di rappresentanza democratica, oppure se è l’estremo tentativo di una istituzione indipendente e tecnica di sollecitare, nel fragore del silenzio intorno, l’importanza delle riforme.
    È una scelta. Politica e su base arbitraria come al solito. Ma ci sarà sempre qualcuno che urlerà di sapere tutto, brandendo selvaggiamente la verità di cui ovviamente avrà fatto nel frattempo coriandoli….

  2. L’equivoco sta nel concetto di banca centrale “indipendente”.

    1. Può essere indipendenza meramente tecnica: la BC è policy maker tecnico all’interno di un mandato politico sempre modificabile e in contesto di chiara sottoposizione ai (e controllo esercitato dai) poteri democratici del sovereign (camere rappresentative ed esecutivo). Così intesa è la pura logica “fini politici / mezzi tecnici”: nessuno vuole mandare degli incompetenti alla BC.
    Ma avete mai visto il capo della Fed quando va a riferire al Congresso? Sta sul banco degli imputati, non lassù in cattedra come la Bce. E mai la Fed si sogna di dire al governo quali politiche fiscali dovrebbe adottare, cosa che la Bce fa continuamente verso i governi nazionali. La differenza tra Bce altre cb è clamorosa: immagine da un paper Bce del 2012

    2. Intesa come vera indipendenza dal potere politico è radicalmente incompatibile con la democrazia — e anche con la sovranità dello stato — e porta a una pericolosissima (perché le BC sono potentissime) autocrazia finanziaria. Le banche centrali maneggiano un fondamentale potere sovrano e dalle loro decisioni derivano conseguenze di primaria importanza politica: tra inflazione/disoccupazione, tra debitori/creditori ecc. c’è un trade-off che non è affatto “tecnico” è assolutamente politico.
    Una banca centrale che agisse — anche solo di fatto — entro questo tipo di indipendenza potrebbe benissimo creare e/o prolungare di proposito una crisi finanziaria per imporre la sua propria agenda politica di “riforme strutturali”.
    C’è chi come Richard Werner autorevolmente sostiene che questo è accaduto in Giappone dalla fine anni 80, quando la BoJ prima ha provocato la bolla del credito (attraverso le window guidance) e poi ha resistito al Ministero delle finanze nel fare il necessario per sostenere l’economia. L’obiettivo della BoJ era costringere il Giappone alle solite “structural reforms”, cioè a modificare il sistema economico giapponese, che funzionava molto bene all’epoca ma era un sistema dirigista, pianificato, basato sui cartelli, ecc. cioè tutto quello che l’ideologia della BoJ aborriva. Dai libri di Werner è stato tratto anche un documentario visibile visibile qui su You Tube.
    Il “controllore” della banca centrale non può essere “il mercato”: la BC è la difesa suprema degli interessi sovrani, cioè in definitiva dei popoli, rispetto alle instabilità intrinseche dei mercati finanziari! La favola che il mercato finanziario si auto-regola verso il bene comune supremo dopo la crisi del 2008 non può più essere raccontata senza far ridere (o meglio senza far paura).

    Se questi concetti hanno senso, allora il problema della Bce è precisamente che è una banca centrale di tipo “2”: manca un sovrano democratico che la indirizzi e la controlli e durante la crisi ha agito come strumento di dominio dei creditori sui paesi debitori. Il rapporto di forza in €Z è rovesciato: la BCE che comanda ai governi (tranne quello tedesco, il solo da cui prende ordini e con cui va a contrattare il QE… ) le politiche fiscali, senza averne alcun mandato, ma con ottimi strumenti di ricatto per far passare una agenda politica — agenda che nessun popolo sovrano dell’eurozona ha mai votato. Gli stati nazionali di cui la BCE controlla la moneta sono stati svuotati di un potere chiave come la sovranità monetaria: la BCE è in grado di distruggerli finanziariamente scatenandogli contro un bank run o girando i pollici di fronte agli attacchi speculativi. La minaccia BCE di usare questi suoi poteri ha costretto l’irlanda a salvare le banche a carico dei contribuenti irlandesi e ha fatto saltare i governi democratici che non si sono sottomessi alle sue letterine minatorie.

    E’ solo in un’ottica da sindrome di Stoccolma che si può ringraziare la BCE (anzi, diciamolo dai… Mario Draghi) di aver fatto OMT e QE. Sono stati fatti con enorme ritardo, quando ormai era l’unico modo per evitare che saltasse tutta la baracca €! Nel frattempo la Bce ha tenuto i paesi debitori sotto ricatto. Una BC che non garantisce il sovrano dal panico nei mercati è un nonsense: avrebbe dovuto farlo fin dal 2010 (in realtà la cosa doveva essere scritta a chiare lettere nei Trattati), ci è arrivata solo a metà 2012 e sotto condizionalità per poter mantenere il ricatto. La Fed e la BoE hanno mandato i tassi a zero e iniziato QE dal 2009, la BCE ci è arrivata più di 5 anni dopo, quando l’inflazione era già sotto zero…

    Ovviamente la BCE ha una gigantesca “scusante”: non si è fatta da sola. Sono i suoi genitori ad averla fatta così mostruosa. Ma questo lo si può dire anche di Jack lo squartatore.

  3. Gentile zoe, ho letto la sua replica ma solo in un punto posso accoglierla.
    1 Quando lei confronta BCE e FED e rispettivi rapporti con governo/parlamwnto, dimentica che negli USA esistono un governo federale e un Congresso con pieni poteri esecutivi e legislativi, esiste insomma uno stato unico. In europa no, e sono disponiile a accettare esempi che tanto nella Commissione quanto al Parlamento UE non esistano posizioni chiaramente e largamente nazionaliste e egoiste che frenano e “avvischiano”(scusi il romanesco) ogni tentativo, per quanto fondato nella logica della futuribile Unione Fiscale e Politica, di convergenza delle normative nazionali. Il problema è che per me ce ne sono di rari e altrimenti sono distanzati nel tempo.
    L’idea che il trade off fra (x esempio) occupazione e inflazione sia una scelta politica prima amcora che tecnica è di per sè palese e ovvio. D’altronde ritemgo che il divorzio fra potere esecutivo e potere di conio e gestione monetaria sia imprescindibile da un ordinamento liberale e democratico, dato che laddove non vi è, vi sono esempi di storture per creare consenso clientelaristico (stampo moneta all’alba delle elezioni per creare occupazipne ignorando altri aspetti tecnici, x esempio livello e regime dei cambi, livello inflazionistico, trend degli aggregati monetari, rischi alla stabilità finanzaria).
    L’inciso poi sulla BoJ , mi scusi se lo dico così rudemente, è surreale e imbarazzante: la si biasima perchè ha accusato il sistema di essere oligopolista, clientelare, dirigista e poco liberalizzato? in poche parole di essere Pareto-inefficiente e essere caratterizzato da prezzi e disoccupazione maggiori rispetto ad un regime di concorrenza imperfetta (assunto che quella perfetta non esista in natura)? Vabbeh… Quando Boda scrive che il controllore di qualsiasi BC è il mercato intende (interpretazione mia) dire che il mercato valuta la CREDIBILITÀ dei comunicati e azioni delle BC, non certo che Soros, Murdoch, Blackrock e così via siedano al consiglio di aorveglianza o dei sindaci controllori delle BC…. E la credibilità di una BC è il suo primo biglietto da visita e la sua vera forza: ricordiamoci il “whatever it takes” di Draghi. L’idea che la BCE sia dipendente dai tedeschi poi cozza contro la realtà: quante volte Weidmann è stato apertamente contrario alle scelte del Board e è stato messo in minoranza? Dai….
    L’ipotesi che una BC poi possa “favorire un bank run” è inverosimile: è contrario al loro statuto e alla funzione di prestatore di ultima istanza e di equilibrio del sistema dei pagamenti. Se credi fermamente in quanto dici hai l’obbligo di denunciare la BCE alla corte di giustizia e far arrestarne i dirigenti, altrimeni sono solo chiacchere da blog.
    Sul ritardo per il varo di OMT e QE hai ragione. Peccato che siano solo l’ennesima dimostrazione che la BCE è indipendente dal governo tedesco che ha sempre osteggiato quelle politiche.
    Saluti

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