La difficile ripartenza

Lasciando i mercati e il Banco Espirito Santo da parte, la settimana scorsa è stata sicuramente caratterizzata da un dato molto negativo per il Bel Paese, un dato che mette a nudo tutte le nostre difficoltà (evidentissime già solo consultando i dati sulla disoccupazione) e che ne testimonia il continuo rallentamento alla faccia della ripresa economica che, come detto più volte, non esiste.

A maggio, infatti, la produzione industriale è diminuita dell’1,8% su base annua, calando dell’1,2% su base mensile. Nella media del trimestre marzo-maggio la produzione è diminuita dello 0,4% rispetto al trimestre precedente.

A offrire un filo di speranza sono le previsioni di Confindustria, in base alle quali i dati di giugno dovrebbero segnare una inversione di tendenza. La produzione industriale è infatti attesa in recupero dello 0,7% rispetto a maggio.

Ma Confcommercio commentando i dati avverte: “se si considera che le attività manifatturiere, cioè l’industria al netto dell’energia e dell’attività estrattiva, mostrano un ridimensionamento più elevato rispetto al dato generale (-1,5% su aprile) si deve concludere che il quadro economico effettivo è meno confortante di quello disegnato dal profilo del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese”. Difficile dargli torto. (Bluerating)

Lasciamo perdere le speranzose previsioni che devono essere tutte confermate. E’ evidentissimo il fatto che l’Italia non sta crescendo. E poco ci conforta il fatto che non siamo soli. Tutta l’Eurozona rallenta. Lo ZEW di ieri ce lo conferma in modo più che evidente, anche se ovviamente la Germania è un’altra storia…

Industrial Output

industrial output italy germany eurozone spain franceEurozona quindi in frenata, e a livello di industrializzazione ci si aspetterebbe TUTTO un mondo che rallenta. Ed ecco qui, invece, il “gap” che salta fuori.

Se infatti ci paragoniamo agli USA questo gradino diventa sempre più forte. Se la produzione industriale dell’Eurozona a maggio è scesa dell’1.1%, negli USA lo stesso indice è invece salito dello 0.6%. elemento casuale e aleatorio? Se guardate questo grafico, qualche dubbio vi verrà.

Produzione industriale a confronto

US VS EZ INDUSTRIAL PRODUCTION

Motivi di questo gap? Sicuramente UNO: politica monetaria, con conseguenze anche sul Cambio (Dollaro debole). Ecco come ti drogo un’economia ma allo stesso tempo te la faccio ripartire, anche se su basi non solide. Nel frattempo però, grazie alla competitività acquisita, acquisto quote di mercato e metto all’angolo la concorrenza. cioè…noi. E questo grafico ne è la prova.

Poi ovviamente ci sono tutte le nostre magagne di cui discutiamo quotidianamente, però è indiscutibile il ruolo da assolute protagoniste delle banche centrali in questo ambito, anche se la stessa Yellen ieri sera ha ammesso che non proprio tutto sta andando come dovrebbe…

“The Fed says house prices are within historic norms, as measured by price-to-rent ratios. However stock market valuations for small firms, social media and biotechnology firms “appear to be stretched.” Meantime risk spreads on corporate bonds have reached all-time lows, a sign of over-valuation.” (WSJ)

Sono gli effetti collaterali, cara signora Yellen. E sono solo una parte di tutto quello che potrebbe capitare. Intanto però, che fine ha fatto quell’elemento che più di tutti ci manca? Ovvero la COMPETITIVITA’?

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Pubblicato da Danilo DT

Danilo Rambaudi, alias Dream Theater, è un operatore finanziario dal 1995. Asset Allocation Manager, collabora con istituzioni finanziarie e siti finanziari italiani e non, nell'ambito dell'analisi e della ricerca. Analista tecnico, ma anche padre e marito (e a volte se ne dimentica).

2 Risposte a “La difficile ripartenza”

  1. Quanto incide il boom dello Shale oil&gas sul dato Usa? Altra domanda: in quell’indice è inclusa solo la manifattura o anche gli ordinativi delle aziende “New economy”?
    sinbad

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