Due parole contro la MMT

stephen king
traduzione di un articolo di Stephen King pubblicato da Financial Times il 22.10.2020

In un mondo in cui il debito pubblico è in rapido aumento, non c’è da stupirsi che ci sia un crescente interesse da parte degli investitori per la MMT (Modern Monetary Theory). Dopo tutto, una delle sue rivendicazioni centrali è che i deficit di bilancio sono, dal punto di vista del finanziamento, irrilevanti. Finché l’aumento del debito pubblico non porta all’inflazione – e, al momento, non ce n’è davvero molta in giro – possiamo tutti permetterci di rilassarci.

Come osserva Stephanie Kelton nel suo libro The Deficit Myth, i governi che possono “stampare denaro” di fatto  “emettono valuta” (le eccezioni includono, ovviamente, i membri della zona euro). In quanto tali, tutte le loro spese potrebbero, in linea di principio, essere finanziate attraverso la creazione di liquidità. Le tasse possono servire ad altri scopi – la ridistribuzione del reddito e della ricchezza, lo scoraggiamento di comportamenti “peccaminosi” – ma, nel mondo dei MMT, non hanno un ruolo macroeconomico utile.

Nel mondo reale, invece, le tasse sono cruciali. La differenza fondamentale tra le finanze pubbliche e quelle delle imprese e delle famiglie non è l’accesso a una macchina da stampa ma, al contrario, il potere coercitivo di aumentare le tasse.

Un’azienda che subisce una grave perdita non può ridurre tale perdita imponendo tasse a tutti gli altri. Un governo può.

Un lavoratore che riceve un taglio di stipendio non può costringere gli altri a fare la differenza. Un governo può.

Armati di questa consapevolezza, i creditori sono comprensibilmente disposti ad accettare per lo più rendimenti inferiori sui titoli di stato rispetto ad altri investimenti. In parole povere, il rischio di insolvenza del governo di fronte a uno shock economico avverso è inferiore rispetto a quello di altri debitori.

Certo, ci sono dei limiti, dettati in gran parte dalla capacità politica di un governo di aumentare le entrate in circostanze difficili. I mercati emergenti finiscono spesso per ricorrere alla svalutazione, al default o all’inflazione. Alle avvisaglie di ciò, in previsione, i costi di finanziamento aumentano.

Eppure, immaginate per un momento che i governi abbraccino il MMT. Immaginate anche, come suggeriscono i sostenitori del MMT, che il controllo della macchina da stampa venga tolto ai banchieri centrali non eletti e affidato a rappresentanti fiscali che “rispondono” agli elettori. Sarebbe meglio?

Tutt’altro. Dare ai rappresentanti eletti le chiavi della macchina da stampa equivale a dare a un giocatore d’azzardo le chiavi del casinò. Per la maggior parte dei politici, l’obiettivo primario è quello di rimanere al potere. In quanto tali, saranno troppo spesso incentivati a perseguire una gratificazione immediata a scapito della stabilità a lungo termine. All’inizio degli anni Settanta, il Regno Unito si è imbarcato in quello che è diventato noto come “boom Barber“, grazie agli sforzi del cancelliere conservatore dell’erario Anthony Barber per architettare una vittoria elettorale nel 1974. Come è finta lo sappiamo, i conservatori hanno perso e, due anni dopo, il Regno Unito ha dovuto ignominiosamente accettare un salvataggio dal FMI.

L’indipendenza della banca centrale costituisce un utile baluardo contro tale comportamento.

Ancora più importante, l’inflazione e le tasse sono, per molti versi, semplicemente due facce della stessa medaglia. I governi che non hanno accesso al gettito fiscale possono invece “svilire la moneta”. I sostenitori del MMT sostengono che questo non accadrà mai, eppure la storia suggerisce il contrario: dopo tutto, è stata la collaudata politica di re e regine per centinaia di anni. Troppo spesso, chi ha accesso alla macchina da stampa è disposto a correre rischi indebiti nella speranza/convinzione che “questa volta sia diverso”.[sociallocker].[/sociallocker]

In realtà, l’inflazione aiuta a risolvere i problemi di finanziamento che i sostenitori del MMT sostengono non esistano più. I tassi d’interesse reali negativi, conseguenza di un’inflazione superiore al previsto, servono a ridistribuire la ricchezza dai creditori privati (pensionati, per esempio) ai debitori pubblici. Lo stesso si potrebbe ottenere con un’imposta sul patrimonio. A questo punto si chiude il cerchio: la distinzione tra la macchina da stampa e le tasse comincia a rompersi.

Per effetto del Covid-19, il debito pubblico sta crescendo rapidamente e adeguatamente. Di fronte ai ricorrenti blocchi delle attività, è meglio permettere alle aziende e ai lavoratori di entrare in un periodo di “letargo” economico nella speranza che, una volta che il virus è sotto controllo, possano ripartire. L’alternativa (molteplici fallimenti aziendali e disoccupazione di massa) non è utile a nessuno. Nel processo, tuttavia, stiamo in effetti prendendo a prestito dal nostro futuro economico collettivo. Ad un certo punto, ad alcuni di noi verrà presentato un saldo che, se le politiche di ibernazione avranno successo, saremo in una posizione ragionevole per poter pagare. Il processo politico deciderà se tale conteggio si concretizzerà in un aumento delle tasse, in una maggiore austerità, in un aumento dell’inflazione o in un’eventuale insolvenza. Questa, temo, è la realtà del deficit.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

5 Risposte a “Due parole contro la MMT”

  1. Gentile Alieno, non ho competenze economiche però il moto perpetuo le leggi fisiche non lo consentono e, pur capendone quasi nulla, mi pare la MMT richiami proprio quello. Così, a sentimento, escluderei una cosa del genere possa funzionare ma visto che pare che nel mondo di oggi nulla riesca ad alzare l’inflazione provo a fare un ragionamento ipotetico.
    Mettiamo che un paese sposi l’MMT in toto, non per un periodo particolare come questo ma ne faccia la modalità costante della propria politica monetaria. Finché l’inflazione non ricomincia a mordere, svalutando il valore del denaro (immagino prima o dopo succederà) quali sarebbero gli effetti economici negativi nella adozione massimalista di tale comportamento economico?
    Grazie e saluti

    1. Grazie del contributo alla discussione.
      Nell’ipotesi che proponi, stando le condizioni date [ovvero che quando l’inflazione si manifesterà i suoi guardiani (le banche centrali) la lasceranno correre per un po’] quello che potrebbe accadere è uno scenario simile agli anni ’70: l’inflazione, torneremo a scoprire, erode i salari reali e genera tensioni sociali. In un contesto di MMT massimalista, le tensioni sociali verrebbero affrontate distribuendo denaro a pioggia, il che finirebbe per alimentare la medesima spirale. In attesa di un novello Volker.
      In realtà non credo che ci avviamo ad una adozione massimalista di MMT, così come ovviamente lo scenario economico globale non è lo stesso degli anni ’70, quindi siamo nell’ambito della teoria. Di certo già oggi, noterebbe Minsky, intanto una inflazione in questi anni si è creata eccome: l’inflazione degli asset finanziari (di cui l’oro e i mercati azionari solo facili esempi). E siccome solo alcuni cittadini hanno attivi finanziari, questo atteggiamento sempre più sciolto delle banche centrali, volto ad appianare la crisi, con le tensioni che si porta dietro, ha finito per allargare le disuguaglianze, in una sorta di cortocircuito economico-sociale di difficile soluzione.

  2. Grazie Alieno Gentile. Mi scuso se continuo il thread ma sono ai limiti dell’analfabetismo economico e ho 2 dubbi suscitati dalla tua risposta:
    1) sapevo, perché l’ho letto, che i tassi perennemente bassi hanno favorito chi ha assets finanziari rispetto a chi non li ha e quindi favorito un aumento delle disuguaglianze economiche (rende più il capitale del lavoro) ma questo discorso mi sembra apparentemente in contrasto con quello che tu evidenzi come inflazione degli assets finanziari: se con inflazione quindi c’é perdita di valore dovrebbe essere il contrario
    2) visto che pare non esserci verso di far salire l’inflazione un fautore di una MMT debole potrebbe dire “allora stampiamo a raffica finché l’inflazione non parte, avremo comunque guadagnatoA in quel lasso di tempo”; visto che, ribadisco non esiste il moto perpetuo, quale sarebbe il limite meramente economico di un tale ragionamento? (facendo finta non vi siano politici popustici e rapaci)

    1. 1) credo ci sia un fraintendimento: “inflazione degli asset” significa impennata dei prezzi (nel caso si parlava di azioni e oro). Poiché solo una fetta di persone dispone di risparmi investiti in azioni e oro, solo loro hanno beneficiato di questa stagione di rivalutazioni straordinarie. Il concetto di “inflazione” è associato a quello di impoverimento perché generalmente l’inflazione è intesa riferita al prezzo dei beni di consumo comune, il cui innalzamento rende più cara la vita (o meno congrui i redditi).

      2) c’è incompatibilità temporale fra le scelte di politica monetaria e la manifestazione dei loro effetti. Esattamente come quando premendo il freno, l’auto continua la sua inerzia per qualche secondo prima di fermarsi, quando si inizia a veder partire l’inflazione verso l’alto, si può anche scegliere di interrompere precipitosamente (ancorché la MMT non lo preveda nel suo design) l’espansione monetaria, ma la pienezza degli effetti di ciò che si è fatto sarebbe ancora in là da venire e da vedere.

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