Economia e mercati nel 2019, qualche spunto

spunti 2019

Alla ricerca di spunti per il 2019 Piano Inclinato vi regala una riflessione articolata in punti:

Se guardiamo a un resoconto di un anno, dal punto di vista economico, esistono due diverse letture: quella del ciclo economico e quella dei mercati finanziari.

Dal punto di vista del ciclo economico questo 2018 è stato un anno discreto: la crescita globale è rimasta su livelli decenti, le economie guida – gli Usa più di tutti – hanno registrato crescite di utili aziendali e di Pil di tutto rispetto. Certo, rispetto alla convergenza globale del 2017 quando il 100% dei Paesi era in espansione, qualche colpo si è perso, ma nel complesso il segno più prevale.

Se invece guardiamo ai mercati finanziari il 2018 è stato un annus horribilis: escludendo la liquidità in dollari e leazioni indiane, dovunque si sia investito sono arrivate perdite più o meno grandi. L’unica protezione sarebbe stata comprare Bund tedeschi (a rendimenti zero o negativi).

Il motivo principale è la mutazione delle aspettative: a fine 2017 il contesto iper-positivo stava condizionando aspettative troppo rosee.

Il quadro si è deteriorato e i mercati hanno iniziato a scivolare temendo prima l’inflazione, poi la guerra commerciale di Donald Trump alla Cina, poi le difficoltà dei Paesi emergenti e, naturalmente, il bailamme politico italiano e gli scontri tra Roma e Bruxelles.

Inoltre la possibilità che un regolatore definisca (e riduca) i confini del business delle grandi aziende tecnologiche che fanno affari sui dati ha ingolfato il motore più forte nella continua ascesa delle quotazioni.

I MERCATI NON VANNO SOTTOVALUTATI

In passato abbiamo visto crisi finanziarie provocate da recessioni economiche, ma anche recessioni globali provocate da crolli di Borsa.

Guardando al 2019 viene da chiedersi: in quale dei due casi siamo?

Partendo dal presupposto che nel 2008 fu la tempesta finanziaria a determinare una recessione, e che da quella crisi abbiamo cercato un’uscita attraverso stimoli monetari e una spinta ai mercati finanziari, non dobbiamo sottovalutare la capacità dei mercati di essere più locomotiva che vagone.

Vediamo allora alcuni degli elementi che caratterizzeranno il 2019, cercando di immaginare come possano interessare il ciclo economico e l’andamento dei mercati.

1. LE SFIDE DELLA FEDERAL RESERVE

La Banca centrale americana viaggia con il pilota automatico da circa due anni, rispettando il piano di progressiva normalizzazione dei tassi annunciato da Janet Yellen e ora proseguito da Jerome Powell. Questa precisa aderenza alle mosse annunciate ha azzerato gli effetti a sorpresa di politica monetaria, togliendo ai mercati una variabile.

Nel 2019 avremo un cambiamento: la Fed dovrà tornare a valutare con più circospezione le sue mosse, ora che il tasso ufficiale è stato riportato al di sopra del tasso di inflazione, ogni ulteriore aumento dei tassi avrà effetti realmente restrittivi.

Uno dei pericoli temuti dagli investitori è un eccesso di rialzi nei tassi (è già avvenuto in passato) che possa portare a un rallentamento dell’economia.

Ma anche un mancato rigore nei rialzi dei tassi potrebbe avere impatti negativi: alcuni lo vedrebbero come il segnale che il ciclo economico sta effettivamente rallentando.

Nel 2019 il presidente della Fed, Powell, dovrà mostrare doti di grande comunicatore, come ha saputo fare negli anni il nostro Mario Draghi.

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2. QUANTITATIVE EASING ADDIO

E parlando di Draghi non possiamo trascurare che quest’anno scadrà il suo mandato.

Draghi si appresta a lasciare le “chiavi” della Bce avendo esaurito il lavoro straordinario di sostegno all’economia svolto dal Quantitative easing, ma con la disponibilità ad aprire occasionalmente altre forme di finanziamento per mantenere a galla il sistema finanziario europeo.

In pratica la Bce sarà come una fidanzata che annuncia la fine della convivenza e della routine, mostrando però disponibilità a trascorrere ancora delle serate piccanti con una strizzata d’occhio.

3. L’INCOGNITA BREXIT

Della Brexit è difficile dire come andrà. La Corte di giustizia della Ue – che ha sentenziato come il Regno Unito possa revocare unilateralmente la procedura di uscita – ha di fatto creato un’apertura per gli inglesi: possono procedere nella faticosa trattativa di uscita oppure rinunciare a uscire, senza dover trattare alcunché con nessuno.

Anche se, oltre a un esito referendario, c’è da considerare il britannico orgoglio per la coerenza.

4. LE EUROPEE DI MAGGIO

Le elezioni europee di maggio saranno un passaggio importante: i partiti sovranisti e euroscettici cresceranno di peso, stando ai più recenti sondaggi, ma saranno lontani dallo scalfire la maggioranza europeista che intende portare avanti il (lento) processo di unificazione europea.

Assisteremo a una campagna elettorale aspra i cui risultati condizioneranno le successive tornate elettorali nei singoli Paesi, tra cui potrebbe esserci anche l’Italia se il governo in carica, unica coalizione apparentemente possibile per esprimere una maggioranza nell’attuale parlamento, dovesse cadere.

In fondo le due forze di governo hanno molte dissonanze e poco in comune: un istinto di ribellione e rifiuto delle regole europee, che però si stanno premurosamente adoperando per rispettare…

5. LA GUERRA COMMERCIALE TRA USA E CINA

Il maggior catalizzatore di effetti resterà però la guerra (per ora commerciale) tra Cina e Usa. A inizio marzo scadranno i 90 giorni concordati a Buenos Aires e scopriremo quali sviluppi prende la vicenda.

Non a caso gli Usa hanno scelto rapporti amicali anche con la Corea del Nord. Ogni argine all’espansione marittima cinese è funzionale per Washington: l’ascesa della Cina è la più seria minaccia alla leadership americana nel mondo e verrà contrastata a qualunque costo.

In fondo una recessione per gli Usa sarebbe dolorosa ma gestibile, mentre in Cina potrebbe avere impatti fatali per l’assetto istituzionale, rallentando così le ambizioni di Beijing.[sociallocker].[/sociallocker]

UN INIZIO D’ANNO INCERTO

Per i mercati il 2019 sarà quindi un anno ricco di incertezze (che generalmente piacciono poco agli operatori) almeno nella prima metà dell’anno, e possibili chiarimenti di scenario in corso d’anno.

Sperando che gli utili aziendali continuino ad avere una dinamica di crescita (recentemente le stime iniziano a flettere), sarà molto importante nella valutazione del proprio portafoglio di investimento riuscire a distinguere fra il prezzo di un asset e il suo valore. Esercizio non banale, e che da alcuni anni era anche un po’ andato in disuso.

Articolo pubblicato su Lettera43 il 19.12.2018
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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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