La finanza e la sopravvivenza del più forte

Finanza giungla

Il trading al tempo degli algoritmi e dei millisecondi

Negli ultimi miei post ci siamo confrontati con tematiche non semplicissime – non solo nei nomi ma anche per meccanismi e tecnologie – come crowdlending,  blockchain, ICO (acronimo di Initial Coin Offering che in italiano suona come “offerta iniziale di moneta” e che vuol proprio significare il lancio sul mercato di una nuova moneta in criptovaluta) e abbiamo accennato al trading algoritmico, che, come abbiamo detto, insieme all’intelligenza artificiale, si radica giorno dopo giorno sempre di più nei mercati finanziari. Con i dati che parlano chiaro: nel 2017 il 90% del volume degli scambi giornalieri nella compravendita di azioni è fatto da macchine – quindi da algoritmi (Stima CNBC.com).

Ecco allora oggi facciamo ancora più “casino” approfondendo la questione, commentando un libro recentemente tradotto anche in italiano. Anzi, se avete due soldi investiti in una qualche borsa sparsa nel mondo o se, a vario titolo, i vostri risparmi, gestiti dal più prudente dei family banker, entrano in un qualsiasi “concone” azionario, be’, è fondamentale che vi mettiate subito a leggere un libro pazzesco.

Dite: no, ma io non ho neanche un centesimo che si “inzucca” con l’altro e sto pensando seriamente di fare il viaggio della speranza al contrario, salendo su un barcone e cercando fortuna verso le coste africane, be’, fa niente, dovete leggerlo lo stesso, per capire come funziona la finanza di questo piccolo e fottuto pianeta nella periferia della Via Lattea.

Il libro si intitola “6 | 5″. L’autore è Alexandre Laumonier. La prima edizione è dell’editore belga Zones Sensibles e oggi, passando anche dal successo francese con Seuil, arriva in Italia grazie alla romana Nero Editions, nella collana Not, curata da Corrado Melluso. E, in sintesi, è un sublime esempio di “non fiction novel”.

Uno dei protagonisti è Sniper, collega di Guerrilla, Stealth, Sumo, Blast, Iceberg e Shark. Sono algoritmi e stanno tutti a Mahawah, nel New Jersey, dentro un capannone grande come sette stadi di football americano, dove, semplicemente, gestiscono la finanza planetaria.

La premessa del saggio è piuttosto storicizzata. Dal 17 maggio 1792, quando nacque il New York Stock Exchange, a oggi, la finanza è stata spesso sotto lo scacco di banditi tanto intelligenti quanto scaltri.

[tweetthis]La finanza, la giungla (e la sopravvivenza del più forte) viste da @Forchielli [/tweetthis]

Soprattutto, nel corso dei secoli (da Napoleone a Waterloo, con il colossale business dei Rothschild, a oggi), il più furbo, tecnologicamente parlando (sfruttando la migliore tecnologia possibile del proprio tempo), riesce a essere più veloce della concorrenza e, di conseguenza, quello che guadagna di più – anche fregando gli altri. Tutto ciò, prima avvalendosi dello sforzo umano, poi, da anni, di quello degli algoritmi ultra-veloci.

Per capirci. Il tempo di reazione minimo necessario a un essere umano per prendere una decisione è di 650 millisecondi. Il trading ad alta frequenza, gestito dagli algoritmi odierni, si affronta in combattimenti al milionesimo di secondo.

Con risultati piuttosto destabilizzanti. Come quello del 23 marzo 2012, quando il titolo Bats Global Markets Inc., nella borsa americana, in un secondo e mezzo è passato da 91 milioni di dollari a zero o quasi.

La causa? Un problema tecnico.

“Gli algoritmi di Goldman Sachs – si legge a pagina 88 – si ritrovano di fronte quelli di Morgan Stanley, e gli uni e gli altri devono affrontare quelli di Credit Suisse, di Getco, di Knight Capital, di Citibank e via di seguito. In questa immensa rete di sistemi di negoziazione elettronica, i nemici sono ovunque; da qui il nome di uno degli algoritmi più celebri: Guerrilla”.

Mentre Sumo, un algoritmo di Knight Capital, un operatore di mercato all’avanguardia nel trading ad alta frequenza, da solo scambia più di 20 miliardi di dollari di liquidità al giorno.

“Ci sono anche algoritmi senza nome né volto, come quello che distrusse meticolosamente la capitalizzazione di Bats Global Markets Inc. in un secondo e mezzo. Vista la complessità con cui circolano gli ordini all’interno della rete dei sistemi di negoziazione, è spesso impossibile sapere da dove vengano questi dispettosi algoritmi che di tanto in tanto destabilizzano i mercati”.

Come quello decisamente enigmatico che il primo ottobre 2012 piazzò un numero di ordini così voluminoso che da solo fu il responsabile di più del 4% delle quotazioni del giorno sulle piattaforme americane, giocando su oltre 500 titoli differenti.[sociallocker id=12172].[/sociallocker]

“Si attivò solo al Nasdaq, iniettando ordini ogni 25 millisecondi, in tranche di 200, 400, 1000 quotazioni, ecc., prima di annullarle tutte. L’algoritmo non realizzò alcuna transazione, ma il volume delle quotazioni fu talmente colossale che assorbì più del 10% della banda dei cavi destinati alle operazioni di trading – pura follia. Questo, in verità, faceva parte della strategia globale pensata dagli umani che avevano concepito il bellicoso algoritmo: monopolizzando la banda, l’algoritmo rallentava la rete e dunque i suoi avversari”.

Invece Sniper non fa nulla

Attende e osserva. Poi, quando i suoi concorrenti arrivano a un prezzo di equilibrio, poco prima che concludano l’affare, in un attimo ruba la transazione, guadagnando uno somma esigua – ma guadagna, comunque. La “giungla” finanziaria è poi piena di società condannate per diverse manipolazioni del mercato o per spionaggio. E il saggio “6 | 5″ conclude il quadro con un clamoroso autogol come quello di Knight Capital.

Quando, sempre nel 2012, impiegò 40 minuti per rendersi conto che il suo algoritmo Tester vendeva in perdita in condizioni reali anziché testare la rete interna della società. Perdendo 180 dollari al millisecondo, ovvero 180mila dollari al secondo, ovvero 10,8 milioni di dollari al minuto. In totale? 440 milioni di dollari: due volte di più del suo giro d’affari.

A questo punto il mondo ultra-tecnologico dove stanno i vostri risparmi vi terrorizza? Un informatico, a pag. 146, spariglia ancora di più le carte in tavola:

«guardate semplicemente i due più grandi crac della storia, quello del 1929 a Wall Street e la crisi dei subprime nel 2007: nessuno dei due è stato generato, né aggravato, dai computer. […] Il capitalismo non è altro che la sopravvivenza del più forte, e spesso non è piacevole».

Mentre a noi sembra di poter gestire in qualche maniera razionale i nostri risparmi…

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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

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