“Funzionari nudi”: un fenomeno in via d’estinzione

Nel novembre del 2012 si è tenuto a Pechino il diciottesimo Congresso Nazionale del Partito Comunista. In questa occasione, l’attuale Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping è stato eletto Segretario Generale del Partito Comunista. Si è così concentrata nelle sue mani una dose di potere di tutto rispetto. Da quel momento, Xi Jinping ha deciso di sfruttare la sua posizione dominante per fermare una questione di gran rilievo in Cina: la corruzione. I fenomeni di corruzione, ai vari livelli di governo, hanno una lunga tradizione nel sistema politico cinese. Pur essendo la corruzione un cancro per qualsiasi economia, in Cina, i danni sono stati mitigati dalla rapida crescita e dal graduale miglioramento delle condizioni macroeconomiche. Dopo aver raggiunto una serie di traguardi economici di grossa portata, la Cina vuole ora imporsi a livello mondiale con un’immagine diversa. In questo progressivo processo d’innalzamento a potenza mondiale anche l’etica e il rispetto delle istituzioni giocano la loro parte. Per questo motivo Xi Jinping ha avviato dal 2012 una campagna nazionale anti-corruzione.

Da quando è stato adottato questo nuovo approccio nei confronti dei fenomeni di corruzione, l’argomento dei “funzionari nudi (“naked offcials“) è diventato un tema caldo. L’espressione “funzionari nudi  è stata coniata nel 2008 per definire quella categoria di funzionari statali che trasferiscono la propria famiglia in paesi esteri, rimanendo da soli in Cina per lavorare a servizio dello Stato. I funzionari nudi hanno attratto una grande attenzione poiché sono stati più volte ricollegati a gravi casi di corruzione, e sono diventati nel tempo un modello di corruzione. Sebbene di per se la pratica di trasferire la famiglia all’estero non preveda niente di illegale, questa si trasforma spesso in una via per far confluire i guadagni ottenuti illegalmente al di la dei confini nazionali. E’ vero quindi che non necessariamente i funzionari nudi sono corrotti, ma per ovvie ragioni una buona maggioranza lo è. Gli alti costi da sostenere per il mantenimento di una famiglia all’estero non possono essere sostenuti con il guadagno mensile medio ottenuto da un funzionario statale. Questo implica un ricorso alla corruzione per ottenere i mezzi finanziari necessari.

I numeri in Cina, come spesso succede, non parlano chiaro. Le stime ufficiali sul numero di naked officials non vengono fornite. A detta del governo potrebbero influenzare la stabilità politica del paese. Un’idea approssimativa sul numero ce la possiamo fare riferendoci a quanto pubblicato dalla banca centrale cinese nel 2011, poi prontamente rimosso. Come riporta The Economist, che a suo tempo aveva registrato questi dati, dal 1995 al 2008 sono stati stimati 18.000 i funzionari nudi, che avrebbero fatto confluire in paesi esteri oltre 800 miliardi di yuan (circa 130 miliardi di dollari). Anche negli ultimi anni il governo ha voluto aggiornarsi sui numeri, ma senza poi distribuirli pubblicamente, ad eccezione della provincia di Guandong che nel 2014 ha dichiarato la presenza di 2190 funzionari nudi nel suo territorio.

Dopo aver studiato molti casi di questo fenomeno, è stato individuato il modello di “fuga” dalla Cina più diffuso, noto come: “i sette passi per fuggire”. Come prima cosa vengono trasferite le ricchezze all’estero. A seguire mogli e figli si trasferiscono per apparenti ragioni lavorative o di studio. Il terzo passaggio prevede la preparazione dei documenti, spesso falsificati. Ottenuti i documenti, questi funzionari si impossessano di tutto ciò che gli capita sottomano in vista del trasferimento nel paese prescelto. Il quinto passaggio prevede le dimissioni o un allontanamento di nascosto dal lavoro e dalla Cina. Una volta stabiliti nel paese estero stanno nascosti fin quando non riescono a ottenere, come settimo e ultimo passaggio, i documenti che gli permetteranno di vivere in modo legale nel paese in cui hanno illegalmente destinato le loro ricchezze.

Vale la pena ora fare qualche considerazione su paesi preferiti dai funzionari che compiono questo percorso di allontanamento dalla Cina. Secondo la banca centrale cinese, i funzionari che si sono impossessati di ricchezze non eccessive preferiscono fuggire in paesi asiatici relativamente vicini, poiché i costi di spostamento e di vita sono alla loro portata. Tra questi: la Tailandia, la Birmania, la Malesia, la Mongolia e la Russia sono le mete più gettonate. I funzionari di più alto rango invece, dopo aver sottratto ingenti somme di denaro dalle casse dello Stato, tendono a dileguarsi verso paesi con cui la Cina non ha accordi di estradizione, ottenendo così un maggior livello di protezione. Tra questi paesi, i preferiti rimangono gli USA e il Canada. Secondo quanto riportato da The Wall Street Journal, circa l’85% dei visti americani riservati agli investitori esteri è stato emesso a favore di cittadini cinesi, a testimonianza dell’apprezzamento degli USA come luogo di rifugio.

Nello scorso 2014 Pechino ha dato il via ad un’operazione, denominata “Operation Fox Hunt 2014”, che mira a individuare e rimpatriare coloro che sono fuggiti dalla Cina dopo essersi appropriati in modo illecito di fondi pubblici. Questa operazione ha previsto la formazione di svariate squadre speciali inviate in più di quaranta paesi per rimpatriare tali individui. Sempre nel 2014, nuove regolamentazioni hanno sancito l’impossibilità per i funzionari nudi di occupare posizioni di rilievo nel partito, nel governo e nelle aziende statali. Nel corso di quest’anno, è stato implementato un ulteriore piano previsto per limitare il fenomeno. Il Partito Comunista ha stipulato un accordo che prevede un ferreo controllo sui funzionari statali che mantengono la propria famiglia all’estero. Per i funzionari nudi è stato infatti previsto che oltre alla consueta dichiarazione dei redditi, segua una dichiarazione dettagliata delle attività e dei costi sostenuti da ciascun membro del nucleo familiare. L’Ufficio Nazionale per la Prevenzione della Corruzione e il Ministero della Supervisione sono responsabili del controllo di questi soggetti, rendendo molto più difficile per i funzionari il trasferimento di ricchezze all’estero.

Tra le storie dei funzionari corrotti, quella di Bo Xilai è probabilmente la più eclatante. Con i suoi 1.600 dollari mensili ha fatto studiare il proprio figlio prima ad Oxford e poi ad Harvard. Il suo caso si è risolto nel 2013 con una condanna all’ergastolo per corruzione, abuso di potere e favoreggiamento.

La campagna anti corruzione avviata nel 2012 è fuor di dubbio un forte segnale che la Cina vuole dare al mondo. Un processo di avanzamento e di allineamento con le maggiori economie mondiali è in atto. La corruzione fino a qualche hanno fa aveva un ruolo troppo centrale nel sistema politico cinese. Oggi le cose stanno gradualmente cambiando, a favore di una maggiore trasparenza e rispetto del popolo da parte del governo e delle amministrazioni locali. Tuttavia sono molte le critiche mosse nei confronti della campagna anticorruzione, diventata l’emblema della politica di Xi Jinping. Il rischio maggiore è che questa venga strumentalizzata, e che il presidente utilizzi il pretesto della corruzione per far fuori gli oppositori a lui più scomodi. Dal 2012 sono stati deposti diversi ufficiali di primo livello generando non poche polemiche nell’ambiente politico nazionale.

Fatte queste considerazioni, è giusto in linea di massima elogiare lo sforzo che il governo sta compiendo per mutare una tanto radicata pratica. Nei contesti di politica nazionale sono tali le pressioni interne che molto spesso nessuno intraprende operazioni di questa portata.

Detto questo però, siamo curiosi di vedere quale sarà il nuovo equilibrio tra la politica e i suoi attori. Se fino a pochi anni fa i bassi salari dei funzionari erano implementati dai guadagni ottenuti dalla corruzione, oggi, malgrado le grandi responsabilità nel governare, chi lavora per lo Stato si ritrova a guadagnare un pugno di renminbi.

L'immagine in testata è © Shutterstock
/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

Una risposta a ““Funzionari nudi”: un fenomeno in via d’estinzione”

  1. I will never forget Bo Xi Lai, in jail, the 1st Chinese governor to expose corruption at high level, to eliminate it, to scare away the maffias, to make of Chongking a prosperous and peaceful place. Xi would do well to liberate Bo, and also to learn from Bo that China’s reforms have to be started at the provincial level, attacking 3-5 zones at the time, with 3-5 strong governors, and at the level of millionaires not billionaires. Don’t wait. That way you don’t have to rock the boat when it is top heavy and starting to let water in. Start from the bottom, don’t mess with the DRAGONS (the type of Billionaire denounced by the New York Times), but with the snakes.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.