Il gasdotto tra Russia e Cina trasporta soprattutto interessi

L’aquila bicipite è di nuovo il simbolo della Russia, dopo esserlo stato fino alla dinastia zarista dei Romanov. Dal 1993 il rapace araldico guarda ancora in due direzioni opposte. La convinzione popolare ricorda le componenti europea e asiatica dell’impero. Ecco perché l’aquila che estende lo sguardo su 2 continenti è stata usata per rappresentare il contratto firmato dalla Gazprom con il governo cinese. Proprio quando l’Occidente fronteggia la Russia per la questione ucraina, Mosca trova un partner a Pechino.

Nella storia l’oscillazione della Russia tra est e ovest è stata frequente e anche questa volta è stata interpretata come una relativa intangibilità del paese euro-asiatico, un’uscita di sicurezza al suo isolamento. Effettivamente l’impatto del contratto è impressionante. La Russia fornirà alla Cina annualmente 38 miliardi di metri cubi di gas, per 30 anni, a partire dal 2018 quando si prevede che inizieranno le forniture. L’accordo prevede anche la costruzione di 2 gasdotti di 2.500 km che trasporteranno il gas dai giacimenti in Siberia in territorio cinese. Il prezzo concordato non è stato comunicato, ma si stima che l’accordo valga non meno di 400 miliardi di dollari. È evidente come questi valori – applicati a un bene strategico come l’energia – valichino gli angusti limiti commerciali per imperniare l’analisi sui versanti più strettamente politici. Per questo molti analisti hanno evidenziato il valore storico dell’accordo, le sue ripercussioni sugli assetti internazionali, arrivando addirittura a presagire “un nuovo asse Pechino-Mosca”.

Alcuni aspetti impongono tuttavia di attenuare le iperboli e gli aggettivi. L’accordo è stato firmato dopo 10 anni di trattative, dunque in una negoziazione non facile e anzi impostata da volontà essenzialmente mercantili. La Cina sembra avere raggiunto il suo scopo, cioè assicurarsi gli approvvigionamenti energetici per le sue necessità produttive e sociali. Il mercato dell’energia non è più però dominato dai cartelli dei paesi produttori che ne fissano il prezzo. Il gas è ora una commodity che può essere acquistata su qualsiasi piazza. Inoltre la sua importanza relativa è diminuita da quando le estrazioni di shale gas (soprattutto in Cina e negli Stati Uniti) hanno esteso le alternative energetiche. Anche la funzione “anti-occidentale” dell’accordo non va esagerata. Se è vero che Russia e Cina hanno spesso posizioni comuni, soprattutto rispetto agli Stati Uniti, i sistemi politici, i valori culturali e la struttura economica dei 2 paesi sono profondamente diversi. La loro politica estera è spesso spregiudicata e non esiterebbe a registrare conflitti in caso di divergenze insormontabili. Quando Mosca e Pechino erano le 2 capitali del socialismo mondiale, non hanno esitato a combattere una sanguinosa guerra lungo il fiume Ussuri nel 1969. Probabilmente la genesi dell’accordo va trovata in un binario parallelo: complementarietà economica e convenienza politica. Lo scambio di merci e materie prime è già rodato, la Cina è già il primo fornitore della Russia. Il segnale agli Stati Uniti è inoltre nitido: il mondo è più diversificato di quanto Washington sembri immaginare. Eppure proprio questo pragmatismo potrebbe ridurre le preoccupazioni sull’accordo. Nelle tensioni della globalizzazione, esisteranno sicuramente altre crisi, nuovi conflitti, scoperte di altri giacimenti. Ciò che oggi sembra epocale, sarà verosimilmente consegnato alla cronaca economica, perché la convergenza di interessi è sempre meno duratura di una sincera amicizia.

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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

Una risposta a “Il gasdotto tra Russia e Cina trasporta soprattutto interessi”

  1. Stupendo analisi della Russia e Cina. Interessante amicizia, questa durerà mentre il drago non brucia l’aquila o chissà.

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