Grecia: il piano in 6 punti

E’ in arrivo per lunedì, destinazione Eurogruppo, una missiva da Atene. al suo interno ci sarà un pacchetto di riforme suddivise in 6 punti chiave.

Da quanto trapela i sei punti saranno questi:

  1. riforma della pubblica amministrazione
  2. crisi umanitaria del Paese. Si tratterebbe di uno sforzo significativo per combattere la povertà (cibo, abitazioni, efficienza energetica)
  3. reintegro nel recinto tributario degli arretrati fiscali non ancora riscossi attraverso un nuovo progetto di legge
  4. Riforma dell’amministrazione fiscale
  5. Attivazione di un Consiglio d’Imposta.
  6. Proposta per la creazione di un corpo flessibile di auditor temporanei che svolgano verifiche fiscali.

Questo sarebbe il frutto anche di un dialogo tra il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis ed il suo amico di università James Galbraith, il focus estremo sulle tematiche fiscali sarebbe finalizzato a creare i presupposti per aiutare la BCE ad estendere la condivisione del debito (appena introdotta da Draghi, ma solo al 20%). Dunque Grecia ancora a caccia della credibilità perduta, e la via è quasi tutta fiscale.

Chissà quanto è corta la memoria degli elettori ellenici, perché a me pare di ricordare che il programma elettorale di Syriza fosse diverso…

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

10 Risposte a “Grecia: il piano in 6 punti”

  1. Peraltro, mi pare che tutti i governi dei Paesi in crisi puntino sempre molto sul recupero delle somme da evasione fiscale, partendo dal presupposto certo che si evade molto e che a livello comunicativo il messaggio della lotta all’evasione fiscale e’ sempre efficace, ancorché abusato.
    Quel che continua a non essermi chiaro e’ il criterio di calcolo delle somme ipoteticamente recuperabili da una efficace lotta al deprecato fenomeno. Al più potrebbero essere delle previsioni su basi statistiche, ma data l’aleatorietà del successo di qualsiasi misura, farne conto mi sembra francamente azzardato. Peggio, demagogico.

  2. Chissà quanto è corta la memoria degli elettori ellenici….. bella domanda.

    Magari hanno votato Tsipras proprio perché c’è un “leggerissimo” scollamento tra la realtà di miseria a cui assistono oggi e le promesse che qualche governo ha fatto prima dell’unione monetaria. Quando ai primi anni del 2000 si riunivano i Ministri dell’Economia dell’Unione ed in quel contesto tutti sapevano che i bilanci della Grecia erano truccati, come mai nessuno ha parlato francamente ai cittadini per dire come stavano le cose? A quel tempo, proprio per motivi di consenso, nessuno si sognava di chiedere sacrifici alla Grecia o a qualsiasi altra Nazione dalle finanze dissestate (Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, qualcuno dice anche Francia…): appena nata l’unione monetaria, per la creazione della quale erano stati promessi mari e monti, chi se la sentiva di dire che i mari ed i monti in realtà erano sacrifici e richieste di cambiamento?

    Forse quando Putin diceva menzogne ai Russi dal palco di Sochi (una delle poche cose in cui mi trovo sostanzialmente d’accordo sul pezzo ) si è ispirato a quello che succede regolarmente da noi, non credi?

    1. Avevo già postato un commento piuttosto polemico. Aggiungo comunque una pseudo-lista delle argomentazioni che non condivido (non riesco ad essere sintetico).

      Pil ribasso = consenso 80% perché crollo Rublo provocato da fattori esterni che hanno mirato alle debolezze strutturali dell’economia Russa con dichiarato obiettivo di danneggiarla.

      Le vittime di Putin possono essere allo stesso tempo vittime di chi lo ha sempre osteggiato (la cosa vale in particolare per Nemtsov e quindi non mi trovo d’accordo su tutto il pezzo). Più in generale non capisco perché ritenere che Nemtsov sia stato fatto fuori per danneggiare Putin debba implicare un amore per le sue politiche, per la sua persona o per come è organizzata la Federazione Russa. Ma per quale motivo?

      Non credo che Berezovsky sia stato ucciso per interesse di Putin. Non credo che ci siano molti a sapere chi ha guarnito il cappuccino di Litvinenko con del polonio (lo sanno solo i servizi segreti e gli editorialisti del CdS, lasciamo a loro questa consapevolezza).

      I giornalisti in Russia sono minacciati anche quando indagano la corruzione, che è fenomeno ancora dilagante nella società. Ne fanno le spese anche uomini di potere. Spesso sono fatti fuori dai corrotti. Infatti nella lista manca anche Kozlov (nessuno cita mai lui e cosa faceva, chissà perché?). Certo lo scenario a Mosca non è edificante ma le cose bisogna anche dirle tutte.

      Se Nemtsov aveva detto che Putin lo voleva fare fuori, Putin aveva detto da tempo che avrebbero cercato di screditarlo con azioni false flag esattamente come quella di Nemtsov.

      Kodorkhowsky incarcerato come oppositore politico: possibile. Ma è sparito dai media dopo la seconda conferenza stampa che ha rilasciato dopo il suo rilascio perché si sono accorti che era si! contro Putin ma per l’occidente era meno preferibile di lui. Questo è cinismo, molto di più dei goffi comunicati del Cremlino. Significa parlare di diritti umani solo quando questo è funzionale ai propri interessi politici e geopolitici.

      Navalny: a Roma dicono: ” .. ‘so bboni tutti”. Ormai qualsiasi politico colto in castagna a rubare in Russia (e non sono pochi) sa che se può usare la grancassa dei media interessatissimi occidentali per difendersi.

      L’avevo già scritto nel mio commento ma lo ripeto. Possibile (e forse non così incondivisibile) che Putin voglia garantire potere e privilegi ad una sua stretta cerchia di collaboratori, ma parlando di economia reale, la “persecuzione” a quei santi degli oligarchi avvenuta dopo che lui è salito al potere si è riflessa sul benessere di tutta la popolazione.

      Vi trovo più spesso interessanti di quanto spesso io vi condivida, ma questo penso lo possiate prendere come un segno di “missione compiuta”.

      1. Dialogo e confronto costruttivo hanno -certo- il sapore della missione compiuta. Sai che noia ad essere tutti d’accordo? 🙂

        1. Putin: la dimensione, la ricorrenza e le modalità dei fatti mi pare rendano indifendibile il personaggio. Non si tratta di stabilire se lui abbia ordinato l’uccisione di Nemtsov, ma non puoi tappezzare il paese di manifesti con “nemico della nazione” abbinato al suo viso e poi quando viene freddato -magari da una isolata testa calda proveniente da qualsivoglia estremismo- nel cortile di casa tua, nell’angolo di mondo più videosorvegliato del pianeta, non dovresti metterci più di 30 secondi a scoprire chi è, altro che “indagine”. E com’è che il “nemico della nazione” diventa un “cittadino qualunque” da morto, ma degno di un’indagine curata personalmente dal Presidente?
        Chi si ostina a difendere la faccia di bronzo di Putin di fronte a tutto ciò che è accaduto in questi anni, prendendo per buono che chi muore ammazzato ha organizzato il proprio omicidio per dare una false flag al presidente più amato del mondo che i cattivi ammerigani vogliono spodestare… ha dei problemi con la logica, il buonsenso ed il rasoio di Occam. Insomma credo che qualche punto fermo bisogna averlo, e lo dico da uomo che ama rimettere in discussione se stesso continuamente.

        2. Grecia: chiaramente il problema sono le bugie raccontate +) agli elettori per anni dicendo che nulla andava cambiato, mettendo tutto a deficit +) ai partner europei quando per poter entrare nell’area euro e goderne dei benefici (se hai perso le occasioni in cui elenco i benefici ti farò un riassunto) hanno truccato il bilancio pubblico.
        Triste vedere che si debba vincere ancora con la demagogia, da svelare non più anni dopo, ma già nel giro di pochi giorni. Triste perché da un microscopico osservatorio come questo ci eravamo già potuti permettere prima del voto di dire come sarebbe andata. Triste pensare che l’esito possibile, temuto, di questo bagno di realpolitik possa sfociare in un’impennata di consensi per Alba Dorata, ovvero per un’altra forma ancora di demagogia che illuda che esista un modo di non pagare il conto.

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