House of cards: lezioni di economia

Una delle serie TV di maggior successo, “House of cards” prodotta da Netflix con Kevin Spacey nel ruolo di protagonista, racconta di come un uomo politico americano si ritrova ad essere presidente degli Stati Uniti senza essere mai stato eletto nemmeno come vicepresidente. Frank Underwood ottiene il ruolo di vicepresidente con scaltrezza, dopodiché subentra al Presidente inducendolo a dimissioni. Nella Storia un accadimento simile, sebbene con tutti i distinguo del caso, è accaduto realmente: Gerald Ford non fece alcuna corsa elettorale, venne scelto come vice da Nixon dopo le dimissioni di Spiro Agnew e subentrò nella carica presidenziale nel 1974 dopo lo scandalo Watergate.

Perché ci interessa tutto questo? Perché Gerald Ford dovette fronteggiare una situazione economica i cui risvolti rischiamo di dimenticare, tanto è lontana dal nostro vissuto attuale, ma che invece merita di essere analizzata, perché dalla Storia si può sempre imparare. Gli USA, a metà degli anni ’70 dovevano fronteggiare un nemico che sebbene non avesse forma umana, aveva “il potere di distruggere la nazione, le case, le libertà, le proprietà e l’orgoglio nazionale degli Stati Uniti d’America”

It has the power to destroy our country, our homes, our liberties, our property and our national pride.

Di cosa stava parlando? Dell’inflazione

L’inflazione in quegli anni era a due cifre: un grosso problema per i lavoratori salariati ed i risparmiatori; l’erosione era una percezione tangibile, ogni persona era indotta a comprare beni e immobili solo perché sapeva che comprandoli in futuro avrebbe speso molto di più, ed in questo modo l’inflazione continuava ad accelerare.

Il progetto di Ford aveva un claim: WIN

nel senso di W-I-N: Whip Inflation Now

Ford perse sia la battaglia contro l’inflazione, sia quella elettorale. Chi venne dopo di lui, Jimmy Carter, decise di affrontare la grave questione sociale legata all’inflazione ignorando il piano in 10 punti di Ford e nominando come governatore della Fed Paul Volcker.

L’inflazione fu sconfitta al prezzo di una pesante recessione e della perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, ma alla fine, ottenuta la stabilità dei prezzi, l’economia americana ricominciò a crescere. L’inflazione, che era giunta al 13,5% nel 1981, si abbassò fino al 3,2% nel 1983.

Quando Volcker fu interpellato come candidato all’incarico espresse la sua convinzione sulla causa alla base della nascita dell’inflazione: i precedenti governatori della Fed avevano stampato troppo denaro. Immaginiamo l’economia come una stanza. Nella stanza ci sono 1000 dollari e 1000 biro. L’aritmetica è facile: ogni biro vale 1$. Poi però un elicottero fa piovere nella stanza, da un’apertura sul tetto, altri 1000$. A quel punto nella stanza ci sono 2000$ e sempre 1000 biro: ogni biro “vale” quindi 2$.

Il mondo reale è ben più complesso e l’esempio semplifica eccessivamente la situazione, ma il punto è far passare un concetto. Il fatto è che sottrarre dollari all’economia, attuando una politica restrittiva, è una “cura” sempre dolorosa: rendere più raro il denaro comporta una espansione più complicata e costosa per le imprese , i lavoratori faticano di più a contrarre mutui, i consumi subiscono una frenata. In sostanza l’economia rallenta ed entra in recessione.

Inflazione+recessione: cose che nessun presidente gradisce sentirsi dire dal proprio banchiere centrale…

Tuttavia Volcker viene scelto e nominato a capo della Federal Reserve. All’assunzione dell’incarico Volcker iniziò decurtandosi del 50% lo stipendio e si trasferì a Washington prendendo un piccolo appartamento in affitto in una sorta di ostello.

volcker

Nella prima conferenza stampa, in cui annuncia l’intenzione di avviare una politica restrittiva, Volcker mostra tutta la sua consapevolezza di banchiere centrale: sapeva che gli interlocutori si erano abituati ai governatori precedenti e prendevano i proclami restrittivi alla leggera, consapevoli che l’inevitabile peggioramento dell’economia avrebbe indotto la Fed a ripristinare alla svelta la stampa di nuovo denaro. Per cui lo ribadì più e più volte:

“non torneremo indietro da questa scelta”

Spiegò chiaramente che la politica dei tassi andava separata dalla gestione della massa monetaria, e che avrebbe dedicato un team al contenimento dell’M1, la massa monetaria costituita dal denaro circolante. Secondo Volcker l’M1 era cresciuta troppo, e troppo alla svelta, e soltanto riducendola si sarebbe potuta sconfiggere l’inflazione.

Ma l’inflazione -nei mesi successivi- peggiorò, arrivando anche al 14%. Sembrava un disastro: la disoccupazione era al 6% al momento della conferenza stampa e si ritrovò rapidamente al 7,5%, la produzione industriale andò ai minimi di cinque anni prima: Paul Volcker divenne in poco tempo l’uomo più odiato d’America.

Al Congresso qualcuno inizia a cercare consenso per un impeachment del banchiere centrale. Lui stesso -seppure pubblicamente manifestasse fiducia nei risultati che la sua politica monetaria avrebbe portato- era attanagliato dai dubbi: la cura introdotta stava aggravando la malattia, la disoccupazione nel frattempo era salita oltre l’8%.

Stando ai “manuali”, infatti, riducendo la massa monetaria l’inflazione avrebbe dovuto ridursi, ma questo non accadeva. Non accadeva a causa di un aspetto, la finanza comportamentale, che sui “manuali” al tempo non era contemplato: l’inflazione non diminuiva perché gli americani non pensavano che sarebbe diminuita, la davano ormai per scontata, come fosse parte dell’ordine naturale delle cose e continuavano quindi ad avere comportamenti “inflazionisti”.

Volcker confessò in seguito di essersi accorto di questo in un incontro con gli industriali, in cui disse “Stiamo agendo per ridurre l’inflazione e ce la faremo” ed un convitato rispose:

“Governatore, io non le credo”

L’imprenditore aveva appena concesso un piano triennale di aumenti salariali del 13%, confidando di poter aumentare serenamente i prezzi dei suoi prodotti sul mercato, non si sa se credesse che venisse prima l’uovo (i salari) o la gallina (i prezzi), ma quel che è certo è che Volcker capì che il punto vero, oltre alla massa monetaria, era la credibilità della Banca Centrale.

Servì del tempo a Volcker per convincere tutti che faceva sul serio, ma alla fine del 1981 (oltre due anni dopo la sua salita al vertice della Fed), con la disoccupazione ormai al 10%, le cose iniziarono a funzionare: l’inflazione scese al 9%, poi al 7%, al 6% e poi al 4%, fino ad arrivare al 3,5%.

Nel frattempo il danno fatto da quel “ladro silenzioso” che è l’inflazione era enorme: chi avesse inserito nel salvadanaio un dollaro nel 1972 avrebbe trovato, dieci anni dopo, un valore di 43 centesimi.

Raggiunto l’obiettivo di sconfiggere “il nemico” Volcker ripristinò un po’ di liquidità, facendo riavviare il mercato del lavoro, e l’economia riprese in modo robusto.

Ma tutto questo costò una dura recessione, un livello di disoccupazione che nemmeno nella crisi finanziaria post-2008 si è visto, qualcuno si è chiesto se tutto questo poteva essere fatto in modo più graduale, meno doloroso. Probabilmente sarebbe stato possibile, ma forse non avrebbe aiutato ad aggiustare velocemente e permanentemente l’economia.

La domanda è stata posta anche allo stesso Volcker, che oggi è un arzillo 88enne.

La sua risposta è molto chiara: una manovra “delicata” non avrebbe potuto funzionare, perché il problema cruciale era la fiducia, la credibilità nel successo dell’operato della Fed. Un intervento morbido non avrebbe aiutato a far percepire quanto effettivamente stessimo contrastando il meccanismo strutturale dell’inflazione.

Oggi l’inflazione è quasi inesistente. Negli USA è a 0,2% e se si guarda alle aspettative, esprimono numeri risibili anche per il futuro. Questo accade nonostante la Fed abbia inondato il mercato con 3mila miliardi di dollari durante questi anni di crisi finanziaria.

Anzi, l’inflazione è bassissima e stimata bassa nonostante l’abbondanza di liquidità, una robusta crescita di PIL e una disoccupazione ai minimi. Una delle principali ragioni di questo sta nella credibilità acquisita dalla banca Centrale: la credibilità che non si lascerà sfuggire di mano l’inflazione.

Mar. 13, 2009 slug: na-volker assignment: 206992 Location: Oval Office Thhe White House Summary: Paul Volker meets with President Obama Photographer: Gerald Martineau Caption: (left) Paul Volker, former Federal Reserve Chairman and now chair of President Obama's Economic Recovery Advisory Board meets with President Barack Obama in the Oval Office of The White House. StaffPhoto imported to Merlin on Fri Mar 13 13:57:01 2009

E per questo gli USA devono dire grazie a Paul Volcker, l’uomo che decise che ciascun americano aveva troppi soldi in tasca e avrebbe dovuto averne meno. L’uomo che tutta l’America ha odiato, quando era all’inizio del suo operato.

 

 

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

2 Risposte a “House of cards: lezioni di economia”

  1. US, in the first three years of Volcker as Fed Chairman: inflation rate, 1979-1983

    Inflation rate at 3% in just two years (from 13.5% in 1981 to 3.2% in 1983) – earned him the reputation of the “HAWK”.

    Surfer

  2. °l°

    “The psychological momentum of the markets, if not broken, threatened to worsen our inflation problem and to undermine confidence at home and abroad” – [see to the link in 1_§_2, and the associated page 55].

    °l°

    During a rare press conference on the evening of October 6 (1979), the Saturday before “Columbus Day”, Volcker announced the results of an unscheduled Federal Open Market Committee (FOMC) meeting held earlier that day.

    In front of Reporters who had rushed to the Marriner S. Eccles Building (known as the Federal Reserve Board Building) to cover the unexpected announcement, Volcker explained the FOMC would shift its focus to managing the volume of bank reserves in the system instead of trying to manage the day-to-day level of the federal funds rate.

    It was an approach that would lead to more fluctuation in rates and, Volcker hoped, rein in inflation.

    Previously, the Fed had conducted policy by targeting growth rates for the money supply and by keeping the federal funds rate within a narrow range that was believed to be consistent with the monetary growth objectives. This was the result of a Congressional mandate that required the Fed to set targeted growth rates for the money supply and report on its success or failure to meet the targets.

    However, as the Board of Governors noted in its Annual Report for 1979, “it was felt this procedure had become less reliable in an environment of rapid and variable inflation” – in fact, it says: “It is the intention of the Federal Reserve to work toward a gradual deceleration of monetary and credit expansion to a pace consistent with price stability” – [see to the link in 1_§_2, and the associated page 58].

    “By emphasizing the supply of reserves and constraining the growth of the money supply through the reserve mechanism, we think we can get firmer control over the growth in money supply in a shorter period of time – greater assurance of that result.

    But the other side of the coin is in supplying the reserve in that manner, the daily rate in the market – the rate without in itself great economic significance – is apt to fluctuate over a wider range than had been the practice in recent years” – [Volcker told the assembled Reporters – see to the link in 2_§_2, and the associated page 3].

    l- – – – –

    1_§_2 Federal Reserve Archival System for Economic Research [FRASER, Federal Reserve Bank of St. Louis (St. Louis Fed), the], “Board of Governors of the Federal Reserve System (FRB, with Chairman G. William Miller, the) – Sixty-fifth annual report of the Board of Governors, 1978 (September 21, 1978)” – Washington D. C.: April 20, 1979

    https://fraser.stlouisfed.org/docs/publications/arfr/1970s/arfr_1978.pdf

    2_§_2 Federal Reserve Archival System for Economic Research [FRASER, Federal Reserve Bank of St. Louis (St. Louis Fed), the], “Transcript of press conference with Paul A. Volcker, Chairman, Board of Governors of the Federal Reserve System (Fed)” – Washington D. C.: October 6, 1979

    http://www.federalreservehistory.org/Media/Material/Event/41-253

    – – – – -l

    Surfer

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