Idee fumose per un QE non convenzionale

Ci risiamo. La BCE si riunisce ancora una volta con i consueti problemi sul tavolo: il dollaro troppo debole spinge l’Europa alla disinflazione, col rischio che diventi deflazione. L’arma della riduzione dei tassi rischia di essere più efficace come minaccia che non messa in pratica. Introdurre tassi negativi sui depositi delle banche potrebbe tradursi, più che 

in uno stimolo a finanziare l’economia reale, in un boomerang che porta ulteriore credit crunch o quantomeno inasprimento delle condizioni del credito. Interrompere le sterilizzazioni per far aumentare la massa monetaria, ormai, è poco più di un pannicello caldo. Resterebbe il Quantitative Easing: acquisti diretti della Banca Centrale sul mercato, espandendo il proprio bilancio in modo aggressivo con l’effetto di colpire alla base il “valore” della moneta unica. L’obiettivo di questo intervento sarebbe quello di far risalire l’inflazione, ma alcuni osservatori evidenziano come nel 2010 l’inflazione americana fosse a 1,6% e oggi, dopo oltre 1000 miliardi di QE, sia a 1,5%. Un dato che aiuta poco a convincere chi è contrario ad interventi monetari, e che è aggrappato saldamente ai trattati. Già, i trattati. Cosa dovrebbe comprare la BCE?

L’idea più naturale sarebbe comprare Titoli di Stato dell’eurozona, a cominciare da quelli dei paesi che hanno una inflazione più bassa (e quindi tassi reali più alti) per ridurre le divergenze. Difficile l’avvallo della Bundesbank ad una manovra del genere: significherebbe dare degli aiuti indiretti agli Stati, e per gli aiuti agli Stati esistono altre procedure (con annesso memorandum). Inoltre espandere il bilancio della Banca Centrale per comprare prevalentemente titoli di qualità non primaria rischia di mettere in difficoltà la struttura stessa della Banca Centrale, ragion per cui tantomeno ci si potrà indirizzare sulle emissioni private (corporate bond) con eccessiva disinvoltura. Tutto andrebbe più liscio comprando bund, ma per quanto attinente ai trattati questo aiuterebbe poco a raggiungere gli scopi che la BCE si porrebbe con un QE.

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Quindi, che fare? Quanto occorre essere non convenzionali quando si attuano politiche monetarie non convenzionali? Una mossa che spiazzerebbe la Bundesbank ed avrebbe un effetto incisivo immediato sarebbe quello di lanciare un piano di Quantitative Easing mirato all’acquisto di Titoli di Stato… americani. Comprando titoli in dollari la BCE rafforzerebbe la divisa americana ottenendo subito dei risultati sul mercato dei cambi e espanderebbe il bilancio comprando titoli di alta qualità, senza privilegiare alcuno Stato appartenente all’Unione Monetaria.

In situazioni normali una mossa del genere equivarrebbe ad una sorta di dichiarazione di guerra finanziaria agli USA, ma la situazione è lungi dall’essere normale. La FED sta assottigliando mese dopo mese l’entità dei suoi acquisti di titoli del Tesoro, ed una stampella che aiuti a tener bassi i rendimenti potrebbe anche essere gradita. Inoltre Oltreoceano è forte la preoccupazione per il mancato contributo del Vecchio Continente alla crescita mondiale per l’uscita definitiva dalla Grande Crisi.
Certamente la mossa non farebbe piacere a quei paesi emergenti che stanno vivendo momenti difficili, ma per Draghi potrebbe essere più facile coordinare un intervento con la FED di Janet Yellen che non ottenere ampi margini di manovra dalla BundesBank di Jens Weidmann. E non escluderei che anche il Fondo Monetario Internazionale di Christine Lagarde possa contribuire attivamente a gestire le ripercussioni di una simile iniziativa sulle economie dei paesi emergenti.

Pensaci, Mario.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

4 Risposte a “Idee fumose per un QE non convenzionale”

  1. Lancio il sasso: anche se affascinante, posso dire che è impossibile? ciò avrebbe come effetto un intervento di acquisto USD e vendita EUR, vietato dallo statuto della BCE. Le altre banche centrali effettuano tali acquisti per conto del ministero delle finanze di riferimento, poichè il bilancio dello Stato è responsabile ultimo delle perdite in conto valuta.
    Poichè non esiste un ministro delle finanze europeo, la BCE sarebbe responabili di tali perdite “fuori mandato”. Rispetto all’acquisto di titoli di stato EU non andrebbe a generare moral hazard, ma avrebbe il potenziale di creare delle perdite significative e forse superiori all’intervento sui governativi.
    Dopo il bastone, la carota: pensare non convenzionale a volte è la carta vincente, quindi ben vengano idee fuori dai soliti binari, soprattutto dalla “setta inclinata”.
    🙂

    1. Scopro, grazie all’account twitter di @portafoglioreal che un professore di Harvard, tale Jeff Frankel, avrebbe suggerito una soluzione simile in un articolo di fine marzo scorso, giungiamo solo a conclusioni diverse sulle ripercussioni per i paesi emergenti (per me un dollaro forte potrebbe portare pressione sulle loro monete). La mia voleva essere una provocatoria forma di pensiero fuori dagli schemi, ma pare non sia originale come credevo. Chissenefrega, come dice Claudia, il fatto è che forse l’idea è meno strampalata di quanto sembri.

      1. Frenkel è un luminare su foreign exchange rates e lungi da me dire che la sua proposta, e quindi la tua idea, siano strampalate. Pensa soltanto alla Banca Centrale Svizzera (SNB) o il MoF tramite la BoJ.
        Il punto è che la ECB non può farlo al momento, perchè non ha un ministero delle finanze alle spalle. Insomma, fra dire e il fare c’è di mezzo il mare.
        Non solo. Anche la Fed, che pure avrebbe potuto coordinare con il Ministro del Tesoro, ha deciso una politica di reflazione atta “anche” e “indirettamente” a svalutare il cambio (o financial conditions).
        Cmq nessuna critica, cerco di alimentare solo il fuoco della curiosità su argomenti caldi.

      2. Stesso suggerimento (acquisto titoli us) anche da Ashoka Mody su bruegel.org.
        Del resto molti FX pensano che QE interno attirerebbe altri flussi e farebbe salire l’euro.

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