Il centroamerica riduce le distanze tra Pechino e Washington

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A 100 anni dalla sua inaugurazione il Canale di Panama soffre di vecchiaia e di concorrenza. La prima condizione era attesa, la seconda inaspettata. Il Nicaragua sta infatti lavorando velocemente per costruire un nuovo canale, più lungo, ampio e profondo di quello centenario. Lo spazio panamense è angusto, i fondali insufficienti; le moderne navi che possono caricare più di 18.000 container non passerebbero nell’antiquato sistema di dighe e chiuse. L’ammodernamento è in corso, perché la crescita del commercio internazionale, sempre superiore a quella del Pil mondiale, non consente indugi. Così, più a nord, inizieranno presto gli scavi per una nuova rotta d’acqua, tre volta più lunga degli 80 km di Panama, ma che attraverserà il grande bacino del Lago Nicaragua. Il Presidente Manuel Ortega ha dichiarato che i lavori inizieranno nel dicembre 2014, dando corpo ad un progetto finora misterioso. I pochi dati registrano che il Parlamento di Managua ha approvato la costruzione e che è stato poi firmato un accordo con una società cinese – la HKND – per la costruzione e la gestione del nuovo canale. L’intesa prevede una durata di 50 anni, raddoppiabile. Lo stesso incremento nel tempo della costruzione è ambiziosamente atteso per l’intero Pil del Nicaragua, uno dei paesi più poveri dell’America Latina.

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Il sottosviluppo lo costringe ancora a un’economia di sussistenza, la cui ricchezza non riesce ad aumentare a tassi superiori al 5%. Confinato in un’agricoltura arretrata, il sistema produttivo ha dato scarsi segnali di vivacità, limitandosi ad una povera manifattura tessile. Se è comprensibile la volontà del paese, le sue alleanze lasciano preoccupati gli Stati Uniti. L’azienda cinese è ufficialmente privata, ma strettamente legata a Pechino. Il suo presidente, Wang Jin, ha affermato di aver trovato altri partner internazionali – da Brasile, Russia e Venezuela – pronti a finanziare un’operazione che si stima di 40 miliardi di dollari. In teoria è comprensibile che il paese con il più grande interscambio commerciale al mondo – la Cina -si assicuri una via d’acqua protetta per le sue merci e i suoi rifornimenti di energia. Tutto ciò entra però in rotta di collisione con gli Stati Uniti, che si troverebbero nel loro backyard interessi forti di paesi ostili o fuori dalla loro influenza. Nonostante infatti il Canale di Panama sia rientrato nel 2000 sotto la sovranità dello stato centroamericano, il controllo geo-strategico esercitato dagli Usa è pressoché ancora in vigore. Indubbiamente Washington è allarmata per i nuovi equilibri e per la novità della minaccia. Manuel Ortega era giovane ai tempi della crisi dei missili a Cuba; guidava invece il governo sandinista ai tempi dell’invasione di Grenada. Sa bene che gli Stati Uniti non tollerano presenze militari nemiche nei Caraibi. Dopo la lunga parentesi all’opposizione, ha compreso che l’economia, nella globalizzazione, può essere più efficace degli armamenti nella Guerra Fredda. Si affida alla Cina e una serie di variegati alleati, tutti uniti dal pragmatismo di rafforzare i loro paesi, tutti convinti che il passaggio di container può essere per gli Stati Uniti più insidioso che lo spiegamento di missili.

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Pubblicato da Romeo Orlandi

Presidente del Comitato Scientifico di Osservatorio Asia. Professore di Economia della Cina e dell'Asia. Esperto di globalizzazione. Autore, editorialista, relatore a convegni.

Una risposta a “Il centroamerica riduce le distanze tra Pechino e Washington”

  1. Romeo un piacere leggerti come sempre. Aveva letto su questo argomento più d’un anno fa, ma la situazione di Venezuela è più caotica che mai, non credo che ha i soldi per questo o magari i soldi proviene di alcune cinese-venezuela found. Non credo che algi EEUU li piacia molto questo movimento nel suo backayard, e meno con Venezuela, Nicaragua, Cina vicini nella stessa immpresa, e che Brasile e Russia sono anche coinvloti. EEUU.
    Cina e Stati Uniti cercano di contestare la loro supremazia nel mare del sud, ma ora la Cina si muove la sua presenza più vicino agli Stati Uniti. nuovo gioco di potere tra l’aquila e il drago in una nuova area? Un nuovo pivot per la Cina? Dove non ci sarà la Cina???

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