Quel devastante “far luce” di Jens Weidmann

far luce

Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, non è “carino e coccoloso” come tentano di esserlo i pinguini di Madagascar quando vogliono farla franca. E’ uno che ti guarda negli occhi e ti dice le cose in modo schietto (o brusco, a seconda della percezione dell’interlocutore), con poco riguardo al punto di vista degli altri.

“Le banche dell’Eurozona dovrebbero essere dissuase in futuro da acquisti massicci di titoli di Stato con le liquidità a lungo termine accordate a tassi molto bassi dalla Bce. Sono inoltre piuttosto scettico in merito alle richieste rivolte alle Banche centrali di controllare la concessione di prestiti a livello regionale o settoriale. Si rischia di finire velocemente in un qualche tipo di economia pianificata. Le banche centrali non dovrebbero immischiarsi nelle decisioni di business delle banche, ma dovrebbe comunque fare in modo che le liquidità non vengano usate per acquistare titoli di Stato e, per questo, si potrebbero usare metodi di pricing che rendano poco attraenti questo tipo di carry-trade. La politica di mantenimento di tassi bassi per troppo tempo comporta il rischio che lo Stato e il settore privato si abituino al denaro a basso prezzo, trascurino le riforme strutturali e mantengano in vita banche e imprese non più operative”.

Possiamo concordare, in linea teorica, con quanto asserisce Weidmann: da queste briciole in pixel abbiamo più volte tentato di spiegare che il lavoro della Banca Centrale non sia solo quello di allentare le condizioni sui mercati monetari, ma anche -mestiere di pari importanza- di irrigidirle (devi salire di marcia, se vuoi avere lo spazio di “scalare”). Dovremmo aver imparato dai mutui subprime che le crisi non vengono solo dall’austerità, ma anche dalle bolle. Quello che discrimina le capacità di un banchiere centrale è proprio il saper trovare il giusto equilibrio, e la perseveranza di Weidmann nel sedersi sempre dallo stesso lato del tavolo ne riduce le potenzialità. L’eurozona è in un oggettivo stato di crisi, è una diagnosi conclamata e perdurante, la Banca Centrale dell’Eurozona non può non tenerne conto e non può non agire di conseguenza. Se l’ambizione di Weidmann è quella di rimanere presidente della BundesBank e ragionare in tedesco continui pure, ma se la sua ambizione è quella un giorno di prendere il posto di Draghi, allora sarebbe opportuno mostrare una miglior capacità di contestualizzare le sue posizioni.

Le sue frasi, riassunte, esprimono una BCE-sfinge, che osserva inerte l’agitarsi degli uomini, che non concede stimolo monetario né per acquisti indiretti di titoli di Stato, né per irrorare finanziamenti all’economia reale. Entrambe le cose, dice Weidmann, sono distorsive. Ma il punto è, nelle fasi di crisi, proprio quello di distorcere la situazione avversa, modificarla per uscirne. La disciplina non sta nello stringere sempre saldamente le redini, ma nel saper alternare polso fermo a mano di velluto.

Da un Weidmann rigoroso mi aspetterei suggerimenti sulla exit-strategy da un piano di stimoli che lui stesso ha saputo avallare, conscio della necessità di gestire una situazione di crisi, invece ha indebolito la sua stessa potenzialità dialettica arroccandosi in una posizione nella quale oggi reclama il rientro da stimoli di cui in precedenza ha reclamato la non attuazione.

Forse Weidmann è consigliato male, ed è un peccato, perché la Germania merita molto di più dell’etichetta di Paese che eroga ripetutamente solo dei Nein.

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

7 Risposte a “Quel devastante “far luce” di Jens Weidmann”

  1. Non e’ compito suo , fare delle proposte e dare delle exit strategy. Se vai sul mercato della consulenza strategica, una simile “exit strategy” ti costa una decina di milioni di euro: perche’ mai Weidmann, senza nemmeno essere “in charge of” dovrebbe produrtene una? Una exit strategy non e’ semplicemente l’opinione di un tizio , e’ una strategia che per essere composta raccogliendo e verificando fatti, lavoro che richiede l’impegno di parecchi specialisti. Ovvero, lavoro che costa. A partorire una exit strategy devono essere le autorita’ europee, che sono in carica, sono pagate per farlo, e hanno il tempo per farlo. Ma anche se weidmann avesse, nel tempo libero, messo insieme quelle 600-700 FTE che servono , e avesse una exit strategy, avrebbe il diritto di essere pagato per questo: ma lui non ha il ruolo di quello che deve ideare la exit strategy, lui lavora per la Bundesbank, fa un lavoro diverso. Cosi’ come la Merkel governa la Germania, non l’ europa. Per l’europa, devi andare a Bruxelles.

    1. C’è da chiedersi allora come mai, in tutto questo bel ragionamento, non ci si interroghi su cosa spinga Weidmann a dichiarare a giorni alterni cosa la BCE dovrebbe fare. Non ha tempo e risorse per pensare una exit-strategy, ma ha tempo e risorse per fare il banchiere centrale ombra?

      1. Ha tempo, risorse, forze e ragioni per fare il banchiere centrale della Germania e cercare di far valere le posizioni del suo paese.

        Quello italiano, volenti o nolenti, non ha nemmeno la forza per ricordare agli altri come si chiami.
        Il che non si sa bene se sia un bene o un male.

  2. Mi permetto di concordare con George Soros, come spesso mi accade, e di consigliarvi una lettura dove sono ben analizzati i limiti di un’idea d’Europa inevitabilmente avviata alla dissoluzione, se si continuano con i NEIN e con gli interessi nazionali (che stanno producendo nazionalismi…)

    Buona lettura
    http://www.project-syndicate.org/commentary/george-soros-maps-the-terrain-of-a-global-economy-that-is-increasingly-shaped-by-china

    Un estratto per i più pigri:
    “The euro’s design – which was modeled on the Deutsche Mark – has a fatal flaw. Creating a common central bank without a common treasury means that government debts are denominated in a currency that no single member country controls, making them subject to the risk of default. As a consequence of the crash of 2008, several member countries became over indebted, and risk premia made the eurozone’s division into creditor and debtor countries permanent.

    This defect could have been corrected by replacing individual countries’ bonds with Eurobonds. Unfortunately, German Chancellor Angela Merkel, reflecting the radical change that Germans’ attitudes toward European integration have undergone, ruled that out. Prior to reunification, Germany was the main motor of integration; now, weighed down by reunification’s costs, German taxpayers are determined to avoid becoming European debtors’ deep pocket.

    After the crash of 2008, Merkel insisted that each country should look after its own financial institutions and government debts should be paid in full. Without realizing it, Germany is repeating the tragic error of the French after World War I. Prime Minister Aristide Briand’s insistence on reparations led to the rise of Hitler; Angela Merkel’s policies are giving rise to extremist movements in the rest of Europe.”

    Soros parla chiaro e come lui altri lo fanno da tempo. Non ho molto da aggiungere.

  3. Andrea, premesso che non so quanto interessi a Weidmann fare il presidente della BCE, non capisco bene dove li vedi tutti ‘sti colpi di bastone tedeschi dati negli ultimi anni.

    -Hanno messo in piedi l’ESM senza il quale l’Italia (primo beneficiario assoluto) avrebbe senza dubbio mancato di collocare alcuni dei suoi titoli sul mercato primario

    -Hanno concesso liquidita’ alle banche per permettere loro di comprare tempo

    -Hanno prestato soldi a un paese che aveva falsificato i suoi conti a livelli tra l’infantile e il ritardato (Grecia)

    -Altre ed eventuali che includono anche il paese in cui vivo

    Forse sarebbe il caso che i politici italiani si dessero una mossa, perche’ a fatica (e a colpi di tagli di spesa pubblica improduttiva) stanno tornando un po’ tutti in carreggiata, tranne noi, che siamo fermi a due anni fa (il che equivale a dire che siamo fermi a 25 anni fa).

    1. Weidmann non sarebbe mai accettato dagli altri paesi EMU come possibile presidente della BCE, un ruolo che richiede capacità di mediazione, agilità mentale, creatività, flessibilità, fiducia da parte di tutti i paesi membri e anche stima internazionale. Gli manca tutto. É dogmatico nel senso piú negativo della parola.

    2. Bisogna infatti trattenersi dal ragionare in termini di “tedeschi”. BuBa e BVG sono un conto, il governo e il parlamento tedesco tutt’altro conto. Basta anche solo guardare alla posizione su OMT: il contenuto del preliminary ruling della BVG va anche contro il potere di gov e parl di decidere, come notano i due giudici dissidenti: é una invasione di campo nello spazio della politica. Merkel è stata molto più condizionata di quello che si pensa in genere, dai limiti che la BVG le ha posto e le pone.

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