Il grande equivoco del maschio Alfa

maschio alfa

Da qualche tempo a questa parte sembra consumarsi un grosso equivoco attribuendo a svariati leader una etichetta da “maschio Alfa”.

Non è un errore concettuale: in natura i maschi Alfa guidano effettivamente il branco, l’equivoco sta altrove: Il maschio Alfa, in Natura, è quel membro che viene seguito non perché temuto, ma perché è amato e rispettato dai suoi simili.

Molti libri “insegnano” ad essere un maschio Alfa suggerendo di sviluppare l’aggressività, la determinazione, la capacità di imporsi, come se maschio Alfa fosse sinonimo di “bullo”.

In realtà il termine “maschio Alfa” è stato ideato per indicare il capobranco studiando il comportamento dei lupi. Si è poi visto che anche i primati (i nostri parenti più prossimi) sono organizzati con un maschio Alfa (o talvolta una femmina).

Questi Alfa non sono i più prestanti del gruppo, ma ottengono il rispetto attraverso il supporto di maschi anziani e/o delle femmine del branco. Per poter essere Alfa bisogna mostrare vigore, certamente, ma anche generosità, capacità di prendersi cura degli altri.

Essere un Alfa comporta privilegi e costi. Il principale privilegio non è la ricchezza (cibo), ma l’accesso alle femmine migliori (successo riproduttivo, come Darwin insegna). I costi sono rendere felici gli altri e difendersi dai potenziali usurpatori.
Essere un maschio Alfa è quindi fonte di innegabili benefici, ma anche fonte di forte stress.[sociallocker].[/sociallocker]

Un Alfa esprime il suo ruolo mantenendo la pace nel branco e mostrando empatia, consolando i membri della comunità che soffrono per qualche motivo. E’ un’attitudine tipica dei mammiferi.

E’ interessante notare che in Natura quando un Alfa deve sedare una disputa agisce in modo imparziale, prendendo quasi sempre le difese del più debole (ripristino dell’equilibrio) anche se nella disputa è coinvolto un parente o un sodale. Questo egualitarismo li rende popolari,
prolunga la possibilità di restare l’Alfa del gruppo. È un incentivo che vale anche per tutti i modi con cui l’Alfa distribuisce conforto: papi, re e presidenti si recano nei luoghi dove si sono compiuti disastri naturali o tragedie per questo; è un gesto che rafforza la loro posizione, il loro ruolo.

Talvolta il prepotente prende effettivamente il potere nel branco, ma la Natura (e la Storia) insegna che oltre a durare mediamente meno, quando poi decade finisce anche per passarsela male, raccogliendo disappunto, non gratitudine.

Quindi se vogliamo identificare tra gli uomini dei leader, non bisogna offendere la Natura chiamando Alfa chi in realtà non lo è.

Un bullo che urla e intimidisce non è un maschio Alfa, che veceversa è un sogetto dotato di leadership, integrato nella comunità e che viene rispettato (non temuto) perché equo e amabile.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

Una risposta a “Il grande equivoco del maschio Alfa”

  1. Un bullo che urla e intimidisce non è un maschio Alfa, ..

    Che dici se lo definissimo un clown? Il Clown in Chief USA.
    Ma il comico, in realtà tragico perchè tale sarà, é che l’italiota medio, ingenuo sognatore, crede che il duca-Conte prostratosi davanti al clown e da questo utilizzato come testa d’ariete per distruggere i di lui competitori economici (leggasi Germania e non solo), lo salverà dallo tsunami in arrivo, tsunami intensificato dalle azioni sconsiderate del clown.
    Beata ingenuità!

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