Il pozzo, il pendolo e il Dottor Stranamore

Poco meno di due mesi fa Tracey McDermott, capo della FCA (la CONSOB inglese), ha richiamato la necessità di individuare un quadro normativo più sostenibile e non condizionato (o condizionabile) dalle esigenze del momento.

Si riferiva a ciò che viene visto come una sorta di pendolo normativo, cioè il processo di regolamentazione intenso che segue una crisi finanziaria e che poi si consuma ed esaurisce quando i burocrati ritengono che il loro lavoro sia completo.

We become caught in a loop where we regulate, de-regulate, repeat on an infinite cycle. And if we do that, if we take too big a step back when things are going well then history suggests we will fail to anticipate and prevent the problems of the future.

Ciò che è necessario, spiega la McDermott, è qualcosa che rompa questo ciclo. Troppo spesso la storia ha dimostrato l’auto-distruttività del pendolo: le crisi finanziarie si sono verificate quando i regolatori sono stati troppo lassisti e, viceversa, la stagnazione economica ha trovato terreno fertile in un ambiente con normativa asfissiante. C’è poi un altro punto fondamentale da considerare: la completa inadeguatezza del passo dei cambiamenti normativi rispetto alle tempistiche con le quali si manifestano i problemi.

Regulators have too often allowed issues to grow in size and importance when rapid action may, although unpopular, have prevented much larger problems. A sustainable long term model for regulation requires us to get this balance right more often than we have in the past.

Il cerchio pare chiudersi, quindi. Va bene che lamentarsi delle regole e delle loro applicazioni pratiche va molto di moda ma se sono i regolatori stessi a unirsi – seppur molto compostamente, in questo caso – alle proteste, che succede?

Devo dire che non è molto tranquillizzante: l’impressione che si ha è quella di un gruppo di scienziati che, per eccesso di zelo e di autoconfidenza, sono sull’orlo di trasformare il loro arsenale in una “macchina fine di mondo”.  Ad esempio, le disparità tra le varie autorità di regolamentazione, le giurisdizioni e le nuove normative portano inevitabilmente a decisioni prese in modo compartimentato e autoreferenziale. Le conseguenze, poi, sono sotto gli occhi di tutti, anche senza bisogno di arrivare fino al Regno Unito:

E’ necessario che i regolatori escano dal fortino delle regole che si sono dati e promuovano una transizione verso uno spazio più aperto e trasparente, una casa di vetro dove la tecnologia possa essere strumento abilitante per la discussione, la creazione di casi di studio e l’applicazione di regole più semplici e al passo con i tempi. Dal #Fintech al #Regtech, insomma. Avremo occasione di riparlarne.

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Pubblicato da Simone Calamai

Da quindici anni si occupa di innovazione nel campo della distribuzione dei servizi finanziari. Appassionato di tecnologia, utilizza un Mac in attesa che esca il nuovo modello di ZX Spectrum. CEO @Fundstore ma su Piano Inclinato le opinioni sono tutte sue.

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