Euro, dopo 20anni sei poco più che un infante!

infante euro

L’euro ha compiuto 20 anni il primo gennaio 2019. Gli 11 Paesi inizialmente aderenti sono diventati 19. Si dice che la moneta unica sia ancora fragile, o peggio che sia un progetto inesorabilmente destinato al fallimento.

Vent’anni sembrano molti, ma per una valuta corrispondono all’infanzia.

Non è una semplice provocazione, prova ne è che da qualche tempo ci sono chiari segni di sindrome di ribellione adolescenziale in Europa. Va anche detto, però, che l’infante euro ha mostrato un fisico molto robusto, reagendo alla grave malattia a cui è stato esposto con la crisi del 2008.

Vale la pena considerare come si è arrivati all’idea di una valuta europea. Dopo la fase di ricostruzione post-bellica, gli Stati europei hanno iniziato a elaborare un progetto comune che consentisse, unendo le forze, di tornare a svolgere un ruolo centrale a livello globale.

Nessuno dei Paesi europei era in grado di rivaleggiare, né per popolazione né per dimensione economica, con le grandi potenze.

La caduta dell’Urss non ha cambiato questa posizione subalterna, ma ha evidenziato come cruciale il ruolo svolto dal dollaro: imposto come valuta mondiale di riferimento negli accordi di Bretton Woods, ha mantenuto il ruolo anche dopo che nel 1971 venne rotto lo schema dei cambi fissi.

Il progetto “euro”, oltre a essere uno strumento di coesione e pacificazione del tormentato continente europeo, nasceva anche come piano di creazione di una moneta di rilevanza internazionale.

Se l’euro avesse un ruolo internazionale rafforzato, i Paesi europei avrebbero una minore dipendenza dal dollaro, riducendo la capacità degli Stati Uniti di perseguire i propri obiettivi politici, che potrebbero essere non coerenti con gli obiettivi dell’Unione europea.

Quali requisiti sono necessari a una moneta per avere rilevanza internazionale?

La dimensione dell’economia sottostante, il livello di sviluppo e stabilità del mercato finanziario sottostante, l’apertura ai movimenti di capitali e il potere politico e militare.

La dimensione dell’economia europea è di prim’ordine: l’insieme dei Paesi aderenti all’Ue forma una popolazione ben superiore a quella statunitense e il primo Prodotto interno lordo (Pil) del mondo.

La stabilità finanziaria è l’elemento più complesso perché viene valutata nel lungo termine, mentre è esposta alle fluttuazioni di breve termine della politica.[sociallocker].[/sociallocker]

Il potere politico e militare è al momento ancora frammentato, e anzi se le crisi adolescenziali proseguiranno strillando “sovranità” a ogni pié sospinto, il processo di accentramento subirà altri ritardi.

Si dice spesso che il difetto principale dell’Unione monetaria sia di non essere anche un’unione politica e fiscale, ma ogni tentativo di maggiore integrazione politica e fiscale finisce per essere contrastata da quegli stessi critici.

Così la prossima fase di unione, anziché essere la politica estera, l’istruzione o la difesa, sarà ancora in ambito finanziario, ossia l’unione bancaria. Questo darà maggiore stabilità all’economia europea e formerà un tassello necessario (ma non sufficiente) per l’emissione di titoli obbligazionari comuni.

A dicembre 2018 la Commissione europea ha pubblicato le proposte sul ruolo internazionale dell’euro, centrato sul completamento dell’Unione economica con l’Unione bancaria e l’Unione dei mercati dei capitali, un sistema integrato di pagamento in euro a livello internazionale e accessibile a entità estere e azioni di diplomazia economica per promuovere l’uso dell’euro.

Pochi se ne sono accorti, ma dopo 20 anni, finita l’infanzia, l’euro si avvicina all’età adulta. Come sempre succede quando arriva un infante, ai sentimenti di gioia si affianca il peso delle responsabilità.

Il clima consortile che è stato necessario creare e mantenere per garantire le condizioni minime di esistenza all’euro, ha imposto vincoli a ciascun Paese, in particolar modo impedendo le politiche di svalutazione, spesso usate per far crescere le esportazioni, ma con l’effetto collaterale della riduzione delle entrate e della domanda interna, per un complessivo aumento della disoccupazione placato con la proliferazione di iniziative pubbliche a costo crescente e utilità decrescente (non a caso gli “enti inutili” hanno questo appellativo).

I vincoli ai bilanci hanno dato solidità e stabilità alla moneta unica, impedendo per la prima volta che una grave crisi finanziaria si tramutasse in una ondata di inflazione.

Sarà, come dicono alcuni, un progetto votato al fallimento, ma dall’introduzione dell’euro il Pil pro capite medio in Europa è cresciuto alla stessa velocità che negli Usa. Sempre volendo far finta di ignorare che l’euro è un passaggio del progetto di Unione europea, la cui costruzione ha portato in Europa il più lungo periodo di pace che questo continente abbia mai visto.

articolo pubblicato il 03/01/2018 su Lettera43
/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.