La banca, che mito!

LA GENESI

Preannunciata dalla intervista a Dombrovsky lo scorso mercoledì 23 sul Sole24ore, arriva la nuova direttiva sul credito. Commissari, regolatori, banchieri e giornalisti hanno corso tutti insieme a sposare acriticamente la tesi secondo la quale le modifiche normative diminuiscano il rischio assunto dalle banche, e possano fare da volano alle discussioni sulla garanzia unica depositi, dato che è proprio la condivisione dei rischi il suo tallone di Achille.
L’intervento che sta più a cuore alle nostre banche (e subito i giornali titolano sul grande traguardo raggiunto dalla nostra lobby diplomazia) consiste nel forte sconto per i crediti alle piccole e medie imprese (PMI). Esso consiste in uno sconto a livello di requisiti di capitale qualora la controparte affidata sia una piccola e Micro impresa.
Le regole di Basilea chiedono che per ogni euro di prestiti accordati, la banca ne finanzia una parte con proprio capitale, secondo una percentuale proporzionale al rating di ciascun singolo cliente.
Le regole fino a ieri in essere però accordano uno sconto alle banche di circa il 24% sul capitale richiesto qualora la controparte affidata fosse una piccola e micro impresa e solo per affidamenti complessivi entro 1,5 milioni di euro.
La modifica apportata conferma l’attuale assetto ma lo estende oltre il 1,5 milioni di soglia seppur con uno sconto minore: solo il 15%.

Questa regalia dovrebbe alleviare le nostre banche e riflettersi in tassi minori per le PMI. Peccato che la sua fondatezza si basi su un presupposto non piccolo: che in caso di crisi economica, le PMI siano meno sistemiche in confronto alle aziende più grandi.
Che è come dire:

“in caso di crisi può fallire una azienda, ma il contagio e il fallimento a catena di altre è da escludersi”.

IL DILUVIO

Questo presupposto è infondato visti i molto rapporti di fornitura esistenti fra PMI che stanno sotto il 1,5mln euro di affidamenti (per di più la norma aumenta indefinitamente il livello).
La nuova normativa sembra ignorare l’esistenza di filiere, distretti e poli/reti economici di aziende, spesso di dimensioni a livello retail/corporate singolarmente considerate, quindi con correlazioni molto maggiori di quanto ipotizzato.

Inoltre, Esistono anche asimmetrie informative verso le PMI maggiori di quelle verso mid e large corporate, che rendono piu difficile il processo di attribuzione del rating e più volatile il giudizio stesso: perciò le precauzioni dovrebbero essere maggiori non minori.
Il deteriorato sulle PMI è numeroso ma per importi singoli piccoli,e questo dimostra solo che il rischio di correlazione in caso di crisi esiste.
I grossi importi di crediti deteriorati sono riferibili a grandi aziende e lì il problema è il rapporto clientelare del management bancario con l’imprenditore, come spesso le indagini della magistratura hanno dimostrato anche recentemente (Veneto e Toscana sono solo gli esempi più macroscopici).

I rischi sistemici delle PMI sono quindi tutt’altro che trascurabili, e le speranze di poter tranquillamente confidare in minor patrimonio bancario sono pie e strabiche illusioni. I rischi percepiti verso i bilancio bancari aumenteranno invece di diminuire.

PAROLE PAROLE PAROLE

Le affermazioni ‘a caldo’ del direttore generale di Federcasse dott.Gatti sulla leva finanziaria confermano questi dubbi.

Le Bcc hanno “risparmiato” grazie a questa norma 500 milioni di capitale regolamentare che si traduce, a seconda della leva (grassetto mio) in una capacità di credito potenziale da 10 a 20 volte.

Tradotte suonano circa così:”più possiamo spostare sui creditori della banca il rischio più siamo in grado di concedere prestiti, anche allentando i criteri di analisi del merito di credito”.
Alla faccia della tutela della stabilità finanziaria e del contenimento del rischio.
Sabatini dell’ABI rincara la dose e quindi ci dovremo aspettare lobby in in parlamento EU per ottenere ulteriori allenamenti sugli altri criteri di patrimonio bancario.

Bisognerà approfondire, tuttavia se mettiamo su un piatto della bilancia questo aspetto positivo (lo Sme factor, NdR) e sull’altro ci mettiamo le altre misure come quelle su leverage, Mrel, Tlac e liquidità, allora l’ago pende verso un ulteriore inasprimento delle richieste di capitale imposte alle banche in un momento in cui la ripresa è ancora fragile.

Sono proprio curioso di vedere se questi criteri di capitale minimo più morbidi siano veramente in grado di ridurre il rischio bancario come si va allelujando da più parti.
La mia scommessa è che presto i veri oppositori della condivisione dei rischi contenuta nella garanzia depositi (spoiler: Germania, Olanda e paesi nordici) la useranno proprio per obiettare che i rischi vanno così aumentando.
E con la BRRD ormai in funzione ripartirà la giostra delle polemiche.

IL MITO

È ironico e al contempo istruttivo vedere le similitudini fra gli inciuci di banche e regolatori da un lato e i miti greci dall’altro.
Il mito è quello di Tereo, come raccontatoci dà Apollonio.
Tereo, chiamato dagli amici stabilità finanziaria, sposa Procne, il regolatore europeo, e genera un figlio, i requisiti di capitale minimo.
Dopo le nozze Tereo vuole giacere, giustamente, anche con la sorella di lei, Filomena altrimenti nota come sistema bancario, e per maggior sicurezza le taglia la lingua perché non avverta Procne.
Filomena però segretamente trama con Procne la quale uccide il figlio della stabilità, sorry di Tereo e glielo offre in pasto e fugge con sorella banca.

Forse era meglio tagliargliela proprio, la lingua, a queste banche.

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Pubblicato da Banchiere Cannibale

Mi piace avere vecchi amici a cena... Perché sotto la più bella ruota di pavone si cela sempre un culo di pollo.

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