Le contraddizioni di una capitale unica: Pechino

Nella globalizzazione le città possono diventare una delle leve dell’economia. La loro configurazione, il tessuto che le compone, sono strumenti di crescita, non solo peculiarità sociali. La capacità di stimolare talenti, di far circolare idee, di attirare capitali e tecnologia sono componenti essenziali alla qualificazione urbana. Una città dinamica, attraente, efficiente e internazionale è uno stimolo alla crescita; basti pensare al ruolo di Londra per i servizi, pur in un paese che ha perso da anni la specializzazione manifatturiera. Per questo aspetto, Pechino ha un ruolo impreciso, un presente contraddittorio, un futuro incerto. La sua centralità nella Cina è indiscutibile. Da millenni ormai ne è il centro politico e culturale. Nella civiltà cinese è il perno imprescindibile dell’intero paese. Sarebbe tuttavia riduttivo confinarla in un contesto solo amministrativo e intellettuale. La sua dimensione industriale è grande, la concentrazione di fabbriche è imponente. Shanghai è probabilmente la capitale imprenditoriale della Cina, Guangzhou quella manifatturiera, ma Pechino non può certamente essere assimilata a Washington, Canberra od Ottawa. Le sue Università sono le migliori del paese, anche se i corsi sono ancora quasi esclusivamente in cinese. Più della metà delle 500 multinazionali dell’elenco di Global Fortune ha investito in uffici o impianti nella capitale. Molte di esse vi hanno trasferito il proprio headquarters. La rete infrastrutturale ha avuto un’accelerazione impressionante, anche a causa delle Olimpiadi del 2008. All’inizio del millennio Pechino aveva 2 linee metropolitane che si sviluppavano per 55 km. Oggi le linee sono 16 e la distanza coperta è arrivata a 456 km, il più esteso reticolo sotterraneo al mondo. Il suo aeroporto internazionale è ora il secondo al per traffico passeggeri, mentre una dozzina di anni fa non era tra i primi 30. Le comunicazioni urbane sono in incessante costruzione, per facilitare il trasporto dei cittadini. La capitale è la città più popolosa della Cina con più di 20 milioni di abitanti. Colpisce la velocità dell’esplosione demografica. Nell’ultimo decennio gli abitanti sono cresciuti del 42%, rispetto all’analoga percentuale del 6% dell’intera Cina. Ancora più sorprendente è la composizione della popolazione: ormai più di ⅓ è immigrato dalle campagne. Si tratta dell’aspetto più eclatante dell’urbanizzazione del paese. Proprio in questi anni recenti è avvenuto un sorpasso epocale: per la prima volta nella storia della Cina la popolazione delle città ha superato quella delle campagne. Pechino ha dunque sulla carta tutti i requisiti politici, economici e culturali per diventare una città globale, equilibrata tra crescita, importanza e prestigio. I passi in questa direzione sono stati importanti; tuttavia alcuni nodi non sono stati sciolti. La città non ha assunto ancora una fisionomia internazionale che il suo ruolo richiede. L’inglese è certamente più diffuso, ma ancora decisamente poco utilizzato. In via generale, le aziende straniere lamentano nuove restrizioni che hanno rimpiazzato in senso opposto la disponibilità ad accoglierle dei decenni precedenti. I centri di ricerca crescono ma non riescono ad attirare gli scienziati in maniera stabile e continuativa. La vivibilità ha avuto un forte arretramento con il traffico e l’inquinamento che ha raggiunto livelli oramai insopportabili, tali da costringere numero famiglie di stranieri a rientrare nel loro paese. Per Pechino non si tratta soltanto di rispettare gli standard riconosciuti a livello internazionale, ma di capitalizzare sugli innegabili successi che ha finora registrato. Ciò comporta riconsiderare un modello di sviluppo imperniato sulla produzione, su una crescita simbolizzata da acciaio, cemento, e ciminiere. La capitale è chiamata a un ruolo per lei finora sconosciuto: migliorare gli aspetti intangibili, scoprendo – seppure in ritardo – che esiste un valore economico anche nella qualità della vita.

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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

Una risposta a “Le contraddizioni di una capitale unica: Pechino”

  1. Pechino nuovo centro mondiale per l’eutanasia, vai a vivere lì se vuoi assicurarti di perdere almeno 15 anni di vita. Per respirare ci vuole la maschera anti gas.

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