Le opportunità di un petrolio a basso prezzo

Si bloccheranno gli investimenti per le esplorazioni di nuovi giacimenti, si smetterà di perforare le profondità oceaniche, si interromperanno le costruzioni di oleodotti, passeranno di moda le energie alternative… sembra quasi che la discesa del prezzo del petrolio sia una sciagura che si abbatte sull’Umanità. Ho dato una sfogliata alla Bibbia, alla voce “piaghe”, ma vi garantisco che dopo la tramutazione dell’acqua in sangue, tra invasioni di cavallette e piogge di fuoco, il prezzo del petrolio non viene mai nominato.

Isidora, la massaia che abbiamo intervistato per avere un’opinione indipendente, ragionerà magari in maniera basica, ma conferma:

“il petrolio serve a fare tutto, dalla crema per le mani al detersivo, perfino il cemento. Anche per portare le nespole al supermercato serve il petrolio. Per me il fatto che il prezzo del petrolio scenda è una buona notizia”

Non vorrei ipotizzare consulenze non registrate, ma dopo le dichiarazioni della signora Isidora la Banca Mondiale ci ha illustrato come diversi paesi emergenti, quelli che importano petrolio, hanno molto da guadagnare da questa situazione. Tanto da dedicare all’argomento una sezione del suo Global Economic Prospects.

Il declino dei prezzi del petrolio è frutto di una confluenza di fattori:

  • scorte sorprendentemente alte
  • domanda sorprendentemente bassa
  • temi geopolitici
  • inusuali comportamenti dell’OPEC
  • apprezzamento del dollaro.

La permanenza per tutto il 2015 di bassi prezzi, come gli analisti quasi all’unanimità preannunciano, provocherà uno spostamento di reddito dagli estrattori/esportatori ai consumatori/importatori, il che genera delle opportunità per questi ultimi sia sul lato della lotta all’inflazione che su quello fiscale.

“For policymakers in oil-importing developing countries, the fall in oil prices provides a window of opportunity to undertake fiscal policy and structural reforms as well as fund social programs. In oil-exporting countries, the sharp decline in oil prices is a reminder of significant vulnerabilities inherent in highly concentrated economic activity and the necessity to reinvigorate efforts to diversify over the medium and long term”

dice Ayhan Kose, Director of Development Prospects presso la Banca Mondiale.

La maggiore disponibilità di liquidità, per questi paesi, rappresenta una non trascurabile protezione dal rischio che la Bank for International Settlements (la Banca Centrale delle banche centrali) aveva paventato circa un mese fa:

Nel documento Global Economic Prospects si trovano altri interessanti spunti di riflessione, come quello sul commercio mondiale, che è cresciuto al ritmo del 3,5% nel 2012 e nel 2013, la metà del ritmo di crescita (7%) degli anni pre-crisi.

Il motivo, quasi superfluo dirlo, è il calo della domanda. Le economie sviluppate coprono il 65% delle importazioni mondiali e le zampate della disoccupazione e delle recessioni si fanno sentire. L’alterazione del rapporto fra scambi commerciali e redditi, espresso da consumi (pubblici e privati) che si spostano verso beni meno “trade-intensive“, fa stimare alla World Bank che ad un’eventuale ripresa della crescita economica globale non corrisponderà un recupero del ritmo di crescita del commercio mondiale a livelli pre-crisi.

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La signora Isidora non si sentiva pronta, dice che lei “non viene bene alla TV“. Peccato, sarà per un’altra volta

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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