Le prospettive dell’economia americana

Negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione è sceso al 5,3%, ma ciò è in parte dovuto al declino del tasso di partecipazione della forza lavoro. Molti di coloro che sono alla ricerca di un lavoro potrebbe essere stati frustrati dalla loro incapacità di trovarne uno, e così hanno abbandonato la ricerca di occupazione. Anche se ci sono cinque milioni di opportunità di lavoro, molte aziende hanno trovato che i richiedenti non hanno le competenze tecniche necessarie per svolgere i compiti richiesi. Sebbene la retribuzione oraria media sia aumentata con un tasso superiore al 2%, i salari sono rimasti invariati nel recente rapporto mensile, e per questo i redditi non hanno visto un significativo aumento. Le retribuzioni reali sono ancora sotto dove erano prima della recessione del 2008-9. I consumi sono quindi sotto i livelli stimati. Mentre il patrimonio netto delle famiglie è più in alto di tutti i tempi, la maggior parte di questo valore è stato accumulato dagli individui collocati nelle fasce di alto reddito, che possiedono titoli azionari e costose case e che hanno beneficiato dell’apprezzamento di tali attività. Io continuo a ritenere che la carenza della domanda sia il più grande problema per l’economia americana. Il settore immobiliare e i beni capitali sono due aree dell’economia che mi aspetto essere i driver di crescita nel 2015. Nel settore immobiliare gli “housing starts” stanno ora correndo e due fattori che influenzeranno il mercato immobiliare sono decisamente favorevoli. Questi fattori sono l’occupazione tra i 25 e 34 anni e la formazione delle famiglie. Mi aspetto che i dati sulle vendite immobiliari, le richieste di mutui e gli altri fattori connessi con la costruzione di immobili restino favorevoli per il resto dell’anno.

La spesa in conto capitale è più problematica. I tassi di utilizzazione sono ancora inferiori all’ 80 %, cosicché vi è abbondante capacità di riserva e limitata necessità di nuovi impianti di produzione. La spesa per ammodernamento degli impianti è stata forte, e questo ha permesso alle aziende di fornire beni e servizi con un minor numero di addetti. Gli USA hanno però un problema strutturale nel mercato del lavoro e a molti lavoratori che hanno perso il posto di lavoro mancano le competenze per trovarne di nuovi. Questa condizione, unita agli effetti della globalizzazione è destinata a peggiorare, creando problemi sociali ed economici.

Dopo la recessione avvenuta tra il 2008 ed il 2009, molti enti governativi hanno ridotto le spese, ma ora stanno contribuendo alla crescita dell’economia. Il disavanzo del bilancio federale è sotto il 3 %, le autorità sarebbero quindi in grado di aumentare le spese per le infrastrutture, la formazione, la ricerca e lo sviluppo. L’approvazione di questi programmi da un Congresso fortemente polarizzato e a maggioranza repubblicana è difficile da raggiungere. Di conseguenza, l’economia USA è destinata a crescere ad un tasso più vicino al 2% che al 3% per il resto dell’anno, ma non c’è alcuna recessione in vista. Quando la Federal Reserve inizierà l’innalzamento dei tassi di interesse, se mai decida di farlo, gli aumenti saranno piccoli e intermittenti. Attualmente, si vede poca pressione inflazionistica. Non credo che il mercato sia sopravvalutato. A 2100, lo Standard & Poor’s 500 è 17,5 volte $120 nella stima dell’utili operativi del 2015, leggermente al di sopra della media a lungo termine. Le stime per il prossimo anno sono di $130, mettendo il multiplo un po’ superiore a 16. Io sono ancora ottimista circa le prospettive per il mercato azionario degli Stati Uniti per il resto dell’anno, ma soffro a vedere quanto un Congresso miope freni la crescita del Paese.

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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

Una risposta a “Le prospettive dell’economia americana”

  1. Quanto scrive l’ottimo Forchielli è interessante specie da un punto di vista di stretta teoria economica. Il problema,fa notare, è la mancanza di una adeguata domanda (x consumi, interpreto io) che sostenga il trend del reddito verso la piena occupazione, mentre non c’è un problema di deficitaria capacità produttiva (intendendo con questo un set di capital stocks adeguato alle necessità e al progresso tecnologico e dei consumi dell’attuale società): anzi il detto capitale esiste ed è semplicemente sottoutilizzato. È la perfetta situazione keynesiana che giustificherebbe spesa pubblica in deficit (non sembra esistere un problema di sostenibilità e di fiducia nel debito usa) senza neppure preoccuparsi troppo della sua composizione. Perché allora non lo si fa e si è sovraccaricata la Fed? Forse i The Party sono largamente influenti sul partitorepubblicano?

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