Marx e i difetti del capitalismo

Marx

Il più famoso e ambizioso critico del capitalismo, Karl Marx, viene spesso messo in contumacia dialettica -anche da chi non ha mia letto i suoi scritti- generalmente perché le sue idee politiche ed economiche sono state usate per progettare totalitarismi liberticidi o economie che poi si sono sviluppate disastrosamente.

Ciò nonostante, non dovremmo scartare Marx con troppa fretta, in fondo la maggior parte delle persone concorda sulla necessità di migliorare in qualche modo l’attuale sistema economico. Ed è possibile sfruttare a questo scopo una parte del lavoro di Marx, quella che potremmo definire “diagnosi” del sistema.

Marx nacque in Germania nel 1818, alla sua epoca il partito comunista non era molto più che un piccolo gruppo di intellettuali che sostenevano il rovesciamento della società classista e l’abolizione della proprietà privata. Mentre il capitalismo muoveva i primi passi, Karl Marx fu uno dei suoi critici più intelligenti e percettivi.

Questi furono alcuni dei problemi che identificò:

Il lavoro “aliena”

Una delle più grandi intuizioni di Marx è che il lavoro possa essere una delle fonti delle nostre più grandi gioie.

“vedere sé stessi, proiettati negli oggetti che si è creato”

Il lavoro, insomma, è uno strumento per esternare cosa c’è di buono in noi.

Un’occasione, già allora, sempre più rara: uno dei cardini del capitalismo è la spinta al lavoro estremamente specializzato, perché rende l’economia più efficiente, ma comporta anche che non sia quasi mai possibile, per un lavoratore qualsiasi, ricavare un senso del contributo genuino che sta apportando ai veri bisogni dell’umanità.

Marx sosteneva che il lavoro moderno conduce alla

Entfremdung (alienazione)

ovvero una sensazione di disconnessione tra ciò che si fa tutto il giorno e ciò che si sente di essere veramente e ciò che si pensa di poter idealmente offrire all’esistenza.

Il lavoro è precario

Il capitalismo rende l’essere umano sacrificabile, perché lo riconduce ad un semplice fattore tra gli altri nelle forze di produzione, che può essere spietatamente lasciato andare nel momento in cui i costi salgono o si possono ottenere dei risparmi attraverso la tecnologia.

Marx colse che nel profondo di noi stessi, non vogliamo essere arbitrariamente lasciati; l’essere umano è terrorizzato dall’idea dell’abbandono. Dal punto di vista emozionale, il comunismo esprime il desiderio radicato di avere sempre un posto nel cuore del mondo, di non essere allontanati mai.

Il Lavoro viene remunerato meno del Capitale

Questa è forse la preoccupazione più ovvia che Marx nutriva nei confronti del capitalismo. In particolare, egli credeva che i capitalisti riducessero gli stipendi dei lavoratori quanto più possibile al fine di ottenere un ampio margine di profitto.

Ursprüngliche akkumulation (accumulazione primitiva)

Mentre i capitalisti vedono il profitto come una ricompensa per l’ingenuità e il talento tecnologico, Marx puntava il dito sul profitto, vedendolo semplicemente come un furto, e ciò che viene rubato è il talento e il duro lavoro della tua forza lavorativa.

Per Marx il capitalismo si riduce a pagare un certo prezzo a un lavoratore per fare qualcosa e poi venderla a un prezzo molto più alto. In pratica per Marx il profitto è un termine elegante per ‘sfruttamento‘.

Il capitalismo è instabile

Marx propose che i sistemi capitalistici fossero strutturati per avere delle crisi in serie, periodiche. Per lui le crisi sono endemiche nel capitalismo – e sono causate dal fatto che siamo in grado di produrre troppo – molto più di quanto abbiamo bisogno di consumare.

Le crisi capitalistiche sono crisi di abbondanza, piuttosto che – come nel passato – crisi di scarsità.

Le fabbriche diventano così efficienti che potremmo dare a tutti gli abitanti di questo pianeta un’automobile, una casa, accesso a scuole e ospedali decenti. Per Marx è sufficiente che pochi lavorino, perché l’economia moderna è molto produttiva. Ma questa mancanza di bisogno di lavorare viene descritta col termine spregiativo di “disoccupazione”, anzichè chiamarla -come Marx suggerisce- “libertà”.

C’è tanta disoccupazione per una ragione banale: siamo efficienti. Quindi non siamo tutti richiesti in prima linea.

A questo punto dovremmo – pensava Marx – rendere ammirabile lo svago. Dovremmo ridistribuire la ricchezza delle grandi corporazioni, che ricavano così tanto denaro in eccesso, e darla a tutti.

Duecento anni dopo la sua nascita, l’evoluzione della robotica e dell’Intelligenza Artificiale, fanno ipotizzare che la visione di Marx possa tornare in auge. E prima di alzare perplessi un sopracciglio, è il caso di ricordare che Marx profetizzò la fine della classe contadina quando questa costituiva la stragrande maggioranza della popolazione e ancora nel 1945 rappresentava oltre il 50% della popolazione delle economie sviluppate…[sociallocker].[/sociallocker]

Il capitalismo non fa bene ai capitalisti

Marx non pensava che i capitalisti fossero malvagi. Per esempio, egli era ben consapevole dei rimpianti e delle segrete agonie che si celano dietro il matrimonio borghese.

Marx sosteneva che il matrimonio fosse in realtà un’estensione degli affari commerciali, e che la famiglia borghese fosse gravida di tensione, oppressione e risentimento, con persone che stavano insieme non per amore ma per motivi economici.

Marx credeva che il sistema capitalistico forzasse tutti a porre gli interessi economici al centro delle loro vite, impedendo loro di vivere profonde, oneste relazioni. Egli chiamò questa tendenza psicologica

Warenfetischismus (feticismo delle merci)

perché ci fa dare valore a cose che non hanno un valore oggettivo. La sua speranza era che le persone venissero liberate dalle costrizioni economiche così che potessero permettersi di cominciare a prendere decisioni sensibili e sane nelle loro relazioni.

Il femminismo del XX secolo sosteneva che le donne dovessero semplicemente essere in grado di andare al lavoro. La risposta di Marx fu più subdola: questa insistenza femminista non fa altro che perpetuare la schiavitù umana. Il punto non è che le donne dovrebbero imitare le sofferenze dei loro colleghi maschi, ma che gli uomini e le donne dovrebbero avere l’opzione permanente di godere dello svago.

Un aspetto importante del lavoro di Marx è che propone una chiave di lettura filosofica, secondo cui il sistema economico colora le idee che finiamo per avere. L’economia genera ciò che Marx definì una “ideologia”.

In una società capitalistica, la maggior parte delle persone crede a cose che non sono altro che giudizi sul valore che derivano dal sistema economico. Ad esempio, che una persona che non lavora non valga nulla, che l’ozio (protratto per più di un paio di settimane l’anno) sia peccaminoso, che più averi ci rendano più felici e che le cose (e le persone) di valore faranno invariabilmente soldi.
In breve, uno dei mali maggiori del capitalismo non è che ci siano persone corrotte al vertice -questo vale per qualsiasi gerarchia umana- ma che le idee capitalistiche insegnino a noi tutti ad essere ansiosi, competitivi, conformisti e politicamente compiacenti.

Alzi la mano chi si sente un po’ Marxista

Marx non si limitò a delineare cosa andasse storto con il capitalismo: abbiamo anche dei riferimenti a quello che Marx considerava un ideale futuro utopico.

Nel suo Manifesto Comunista, egli descrive un mondo privo di proprietà privata o ricchezze ereditate, con un’imposta sul reddito ripidamente graduata, controllo centralizzato di banche, comunicazioni e trasporto, ed educazione pubblica gratuita. Marx si aspettava anche che la società comunista avrebbe permesso alle persone di sviluppare molti aspetti diversi della loro natura:

“in una società comunista…è per me possibile fare una cosa oggi e un’altra domani, cacciare al mattino, pescare nel pomeriggio, allevare bestiame la sera, criticare dopo cena, così come mi viene voglia, senza mai diventare cacciatore, pescatore, allevatore o critico”

[tweetthis]Un pizzico di Marx per una diagnosi sui difetti del capitalismo. Di @alienogentile[/tweetthis]

Dopo che Marx si trasferì a Londra, fu supportato dal suo amico e partner intellettuale Friedrich Engels, un uomo ricco il cui padre possedeva uno stabilimento di cotone a Manchester. Engels coprì i debiti di Marx e si assicurò che i suoi lavori venissero pubblicati.

Il Capitalismo ha pagato per il Comunismo.

Marx non era un intellettuale ammirato o popolare ai suoi tempi. I suoi contemporanei avrebbero riso all’ipotesi che le idee di Marx avrebbero potuto rinnovare il mondo. Eppure appena pochi anni dopo lo fecero: i suoi scritti diventarono la chiave di volta per alcuni dei più importanti movimenti ideologici del ventesimo secolo.

Marx fu quindi una sorta di brillante dottore agli albori della medicina. Riuscì a riconoscere la “malattie” del capitalismo, mentre fu più problematico il suo approccio alla “prognosi”, ovvero a come procedere per curarle. Ancora oggi abbiamo bisogno di andare a cercare cure che funzioneranno davvero. Come Marx stesso dichiarò:

finora i filosofi hanno soltanto interpretato il mondo in vari modi. Il punto, tuttavia, è trovare il modo di cambiarlo.

Se senti il bisogno di una visione diversa, leggi il post su Adam Smith

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

Una risposta a “Marx e i difetti del capitalismo”

  1. Marx è stato molto più profondo e preveggente di quanto sia i marxisti che gli antimarxisti abbiano mai capito (o voluto capire).

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