E’ un mondo sempre più difficile. Ma c’è una via d’uscita


La Storia ci insegna che le civiltà che si sono dedicate al commercio hanno conosciuto uno sviluppo più veloce, e anche i tempi recenti lo confermano: lo sviluppo che il mondo ha conosciuto negli ultimi 30 anni è giunto a velocità mai viste prima.

Alfabetizzazione, aspettative di vita, qualità di vita, condizioni di lavoro sono migliorate indiscutibilmente ovunque.

E non solo, oggi persino i più poveri hanno accesso a mezzi e nozioni che non erano disponibili nemmeno a un re un secolo fa.

SE LA PRODUTTIVITÀ CRESCE PIÙ DEI SALARI

Una quota inferiore al 10% della popolazione:

  • nel 1900 aveva una stufa o aveva accesso all’elettricità.
  • Nel 1915 aveva un’auto.
  • Nel 1930 aveva un frigorifero.
  • Nel 1945 aveva una lavatrice.
  • Nel 1960 aveva una tivù a colori.
  • Nel 1975 aveva un microonde.
  • Nel 1990 aveva un cellulare o accesso a Internet.

Oggi almeno il 90% dispone di stufa, elettricità, auto, frigorifero, lavatrice, aria condizionata, tivù a colori, forno a microonde, telefono cellulare e connessione internet. Le nostre vite sono migliori. Ma tutto ciò non è abbastanza, perché non basta a strappare i più disagiati dalla povertà.

In parte questo avviene a causa della dinamica di crescita della produttività (lavoro/tempo), che negli ultimi 30 anni è cresciuta sette volte di più dei salari.

Significa che una quota sempre maggiore dei profitti rimane nelle mani degli azionisti mentre resta modesta la crescita della quota dei profitti destinata ai lavoratori.

Ma anche che la maggior parte del beneficio della produttività si è riflesso nel rendere meno cari moltissimi beni di consumo (abbigliamento, apparecchiature elettroniche, informazione…).

Tuttavia la produttività è stata finora meno in grado di ridurre i costi abitativi, gli oneri fiscali, la benzina, la sanità, l’istruzione di alto livello, tutti cresciuti in termini reali.

Tendiamo a dare per scontati i benefici ottenuti e a rimpiangere i tempi passati, se quegli anni erano anni di inflazione, ben venga l’inflazione, specie se poi la riduzione di inflazione sembra mischiarsi e confondersi con la riduzione dei salari.

È un’analisi superficiale. L’obiettivo di contenere l’inflazione è assolutamente cruciale: finché l’inflazione cresce più dei salari, molte delle cose che consideriamo necessità diventano meno accessibili.

Ma non è un complotto dei poteri forti se telefonare costa meno, hanno tutti un frigorifero, ma altri beni di prima necessità sono più cari.

Serve solo uno sguardo più approfondito: ciò che distingue i beni che hanno beneficiato di un aumento della produttività da costi abitativi, oneri fiscali, benzina, sanità, e istruzione di alto livello è un elemento molto semplice. È la permeabilità alla concorrenza.

UNA MISCELA SPIAZZANTE

Il desiderio implicito di inflazione come fosse una cura anziché un problema è solo uno degli esempi possibili.

Prendersela con l’aspetto sbagliato è sempre più ricorrente e dipende da un altro disagio tipico dei nostri tempi: il mondo va “troppo” veloce.

Lo sviluppo tecnologico (figura 1) cresce esponenzialmente, rendendo il mondo più complesso.

La miscela spiazzante si ottiene però mettendo insieme il tasso di innovazione con la velocità della diffusione: l’abbattimento dei confini e lo sviluppo delle comunicazioni fa fluire le innovazioni molto rapidamente, mentre un tempo restavano isolate nelle aree geografiche in cui nascevano.

fig 1. Crescita dell’innovazione

Tutto questo si intreccia con la strepitosa crescita della popolazione globale (figura 2), moltiplicando ulteriormente l’effetto: viviamo in una gigantesca stanza strapopolata di persone che si scambiano continuamente informazioni. Perdere il filo e sentirsi storditi è il minimo che ci possa capitare!

E mentre veniamo travolti da tutto questo a causa dell’apertura, la spinta demografica provoca un maggior impulso alle migrazioni. La capacità umana di adattamento alle situazioni cresce, ma non a questi ritmi.

fig 2. Crescita della popolazione mondiale

ALLE RADICI DELLA RABBIA SOCIALE

Thomas Friedman ha provato a rappresentarlo in un grafico (figura 3), esprimendo come il mondo ci sia sfuggito di mano, la complessità è andata oltre la nostra capacità di adattamento, è per questo che dilaga questa rabbia sociale.

La richiesta che giunge alla politica è di rallentare, se non addirittura fermare, il mondo. Che è sempre più complesso, ci sembra di diventare pazzi, e allora la grande domanda politica che sorge dal basso al leader politico di turno è «occupatene tu».

Ecco il perché del successo crescente degli uomini forti, dei leader interventisti.

Fig 3: il grafico di Thomas Friedman sull’adattabilità umana davanti alla complessità del mondo

LA LIBERTÀ CEDUTA

L’immigrazione rischia di erodere la capacità assistenziale dello Stato e aggredisce il mercato del lavoro, così chiediamo al governo di fermarla.

L’apertura dei confini ci fa sentire aggredibili, così chiediamo alla politica di tirar su un muro.

Disponendone abbondantemente da molto tempo, sempre più persone si pongono la stessa sciocca domanda: «Cosa me ne faccio della libertà?» e si rendono disponibili a scambiarla per ricevere consolazioni palliative o, peggio, tornaconti negativi.

La competizione non è più la madre delle opportunità, ci fa paura, così arriva il disegno del governo italiano pronto a battersi in Europa per evitare che le piattaforme di vendita online (Alibaba, Amazon, E-Bay ecc) possano godere di vantaggi fiscali, vantaggi che poi si tramutano inprezzi più bassi da offrire sul web.

Prezzi imposti, nella assurda speranza che siccome alcuni riescono a proporre prodotti a basso prezzo approfittando di fiscalità favorevole, allora vietando campagne promozionali di ribasso dei prezzi questi smetteranno di cercare le condizioni fiscali più vantaggiose.

Un disegno che ammicca due volte alle istanze popolari, perché favorisce l’inflazione.

Una delle possibili semplificazioni del complesso mondo in cui viviamo è quella che suggerisce Montaigne:

«C’è più da fare a interpretare le interpretazioni che a interpretare le cose. E più libri sui libri che su altri argomenti: non facciamo che commentarci a vicenda. Tutto formicola di commenti, di autori c’è grande penuria».

Una opposizione dovrebbe concentrarsi sulla costruzione di proposte alternative, non sul continuo commento all’azione del governo.

UN’ALTERNATIVA VERA AL SOVRANISMO

Se da una parte il sovranismo promette di ridurre la complessità del mondo o portare indietro le lancette del progresso, un indirizzo diverso lo si può ottenere proponendo un’opzione diversa: migliorare gli esseri umani.

L’adattabilità umana non è una dote congenita, è potenziabile come un muscolo. Si tratta di fare la giusta palestra.

Una palestra che ha per attrezzi innanzitutto l’istruzione, e tutto ciò che può aumentare le nostre percezioni e la nostra sensibilità.

Nella scuola rimuovere “crediti” e “debiti” formativi potrebbe aiutare, un focus meno netto sull’integrazione nel mondo del lavoro come scopo dell’istruzione, e la riscoperta di materie umanistiche troppo spesso cadute sotto il giogo del «a cosa mai vuoi che ti serva?».

La velocità delle mutazioni che investono oggi il complesso meccanismo degli scambi economici è talmente elevata che sarebbe impossibile adeguare, con altrettanta rapidità, i curriculum scolastici.

Si tratta di promettere una cosa molto difficile, perché è chiaro che la dialettica del leader che annuncia «ci penso io» sia seducente, ma se illustrata a dovere è innegabile che «ce la puoi fare» sia molto meglio.

Perché non c’è nulla di più sacro del diritto di cercarsi una propria verità, una propria via.

MERITOCRAZIA NON È UNA PAROLACCIA

Viviamo in un Paese così ostile al merito e al fare impresa, così intrecciato all’economia di relazione, da essere vittima dell’invidia sociale.

Quando qualcuno «ce la fa» la domanda più ricorrente è «chissà chi conosce», se poi a farcela è una donna le domande si fanno ancora più cattive.

Ma ancor più triste è il fatto che, nel contesto in cui viviamo, chi si pone maliziosamente certe domande spesso finisce pure per avere ragione!

Il beneficio di sostituire gli energumeni del «ci penso io» è l’acquisizione della possibilità per ciascuno di sviluppare se stesso, le proprie ambizioni, strutturare la propria individualità, vivere la propria libertà. È per questo che meritocrazia non è una parolaccia.

Per un mondo migliore servono persone migliori, che sappiano percepire meglio la complessità che ci circonda, aumentando la probabilità che si facciano -collettivamente- scelte giuste, non di pancia.

Perché il rischio è di restare chiusi in una stanzetta, urlando “sovranità”, illusi di avere pure vinto qualcosa.

Articolo pubblicato su Lettera43 il 06/02/2019
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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

Una risposta a “E’ un mondo sempre più difficile. Ma c’è una via d’uscita”

  1. Tendiamo a dare per scontati i benefici ottenuti e a rimpiangere i tempi passati, se quegli anni erano anni di inflazione, ben venga l’inflazione, specie se poi la riduzione di inflazione sembra mischiarsi e confondersi con la riduzione dei salari.
    È un’analisi superficiale. L’obiettivo di contenere l’inflazione è assolutamente cruciale: finché l’inflazione cresce più dei salari, molte delle cose che consideriamo necessità diventano meno accessibili.

    Roba da matti, ma allora tu Alieno non sai nulla di Economia Voodoo.
    Torna a studiare va che é meglio. Ti consiglio l’Università di Pescara. 🙂

    E ficcati in testa che il divorzio fra la Banca d’Italia e il Tesoro nel 1981 NON fu un tentativo disperato (e fallito) per far rinsavire la classe politica italica che caricava debito sul groppone degli italiani (si chiama anche voto di scambio) ma fu tradimento.
    Infatti nel 1992 propio a causa di tale politica dissennata (per i sani di mente) la stessa classe politica andò sul Britannia col cappello in mano offrendo come contropartita i migliori assets della ns. industria che si involarono verso altri lidi. E questo fu complotto contro di noi. Sappilo!

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