Net neutrality e trasparenza. Un passo avanti.

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Il dibattito sulla neutralità della rete ha fatto un passo importante. Il 14 gennaio la corte d’appello di Washington ha in parte annullato le regole imposte dalla Federal Communications Commission (FCC).
La questione della Net Neutrality, pur riportandola ai minimi termini, è questa. E’ giusto che chi gestisce una rete possa discriminare il traffico o deve trattare tutto allo stesso modo?
Tenete la risposta ancora in sospeso per un minuto.
Questo dubbio è nato prima di internet. Si applica, guardando indietro, anche alla telefonia mobile, alla telefonia tradizionale e persino al telegrafi. Le informazioni che circolano hanno tutte lo stesso valore o ha senso introdurre criteri di distinzione?
Istintivamente io sono portato a rispondere in modo veloce a questo dubbio. Piena libertà e uguaglianza di trattamento. Certo.
Ma se la rete non avesse larghezza infinita e dovessimo utilizzare in modo ottimale una risorsa scarsa? Forse non daremmo la stessa risposta.

Una prima discriminazione potrebbe essere fatta tra i contenuti. Il mio blog, che leggono in mille persone ogni giorno, ha lo stesso diritto di arrivare agli interessati del sito del Corriere della Sera, che leggono in dieci milioni di persone? Forse sì. Ma non è detto.
Una seconda distinzione potrebbe essere fatta in base a quanto siamo esosi nel chiedere banda. Se la centralina del mio quartiere ha dei limiti fisici, non avrebbe senso permettere a tutti di navigare in internet e usare la posta elettronica, anche a costo di limitare la banda ai ragazzini che scaricano film saturando la banda?
Un altro spunto: è pensabile una discriminazione in base a quanto pago? Se pago per un servizio, probabilmente vorrò garantirmi un accesso effettivo e non solo teorico.
Un ultimo dubbio: se gli internet provider coincidono spesso con gli operatori telefonici, siamo sicuri che saranno indifferenti verso il traffico VoIP che ci permette di usare internet per risparmiare telefonate?
Per cercare di mettere chiarezza in questa selva di dubbi, nel 2010 la FCC ha varato la direttiva Open Internet. Riepilogo i principi e come questa sentenza va a modificarli.
1 il provider non può bloccare contenuti (se non illegali)
Su questo punto la sentenza ribadisce il divieto di bloccare contenuti

2 non si possono discriminare i contenuti
Per fare questo era necessario riconoscere che la FCC ha la autorità di decidere sull’argomento. E questo è avvenuto.

3 ogni provider deve poter dimostrare in modo trasparente come opera
La trasparenza è stata ribadita. Anche se non tutti gli operatori americani sono pienamente in grado di garantirla.

Questa sentenza, pur essendo applicabile solo negli USA, rappresenta un passo in avanti nella discussione sulla neutralità della rete.
Vengono riaffermati principi importanti e viene sollevata la esigenza di un controllo del loro rispetto da parte di autorità governative.

In Italia la situazione è legata alla direttiva europea del 2009. L’obbligo della trasparenza (elemento essenziale perché la neutralità diventi un fenomeno misurabile e non un mero principio) è affermato chiaramente. Ma a detta di molti manca ancora da parte degli operatori di rete una piena applicazione di questo principio di trasparenza.

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Pubblicato da Simone Magnani

Laurea in Economia. Esperienza pluriennale in marketing di prodotti ICT e in soluzioni finanziarie. Nato a Milano, vive a Roma. Corre a piedi. Scrive articoli, racconti e pezzi umoristici. Quasi tutti in prima persona singolare.

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