Per qualche dollaro in più

Questa storia inizia nella calda, torrida, estate del 2013. Ben Bernanke, a capo della più potente Banca Centrale del mondo, “spaventa” i mercati accennando al concetto di normalizzazione dei tassi di interesse, e introducendo poi il concetto di tapering. La strada verso l’aumento dei tassi USA è stata lunga e tormentata, a Bernanke è succeduta Janet Yellen -che si porta dietro la fama di essere una “colomba” ovvero molto più disponibile a politiche accomodanti che pronta a manovre restrittive.

Meeting dopo meeting il mercato è stato più volte nervoso, in attesa di capire quando e come la Fed avrebbe iniziato a “sparare” aumenti dei tassi, che di volta in volta venivano rimandati, rafforzando l’immagine di “colomba” della Yellen.

Al punto che, a dispetto della logica dei mercati che dovrebbero preferire sempre le politiche espansive a quelle restrittive, tra gli operatori ha iniziato a serpeggiare, nel settembre 2015, la sensazione che se la Fed avesse continuato a rimandare gli aumenti dei tassi forse significava che l’economia reale era conciata peggio di quanto si credesse, ed in un certo senso qualcuno ha iniziato a chiedersi, guardando alla Yellen, un “vediamo se sai sparare“…

Purtroppo Janet Yellen non è un pistolero dagli occhi di ghiaccio, la sua mano ha tremato, e a settembre la pistola è rimasta nella fondina. La reazione dei mercati è stata scomposta, la fronda di chi temeva che dietro la timidezza della Fed ci fosse una minaccia nascosta di peggioramento del quadro macroeconomico ha preso il sopravvento, d’improvviso il mantra è diventato “Se non ha sparato sotto c’è una ragione molto importante, questo è certo“.

Pochi giorni dopo la stessa Yellen ha quindi voluto “rassicurare” il mercato -con voce tremula e incerta per la verità- del fatto che al meeting successivo si sarebbe decisa a premere il grilletto. Un nuovo segno di debolezza, di assoggettamente della politica monetaria agli umori del mercato.

Arriviamo quindi a dicembre e, come promesso (anche se quelli bravi dicono “come anticipato”) la Fed ha “sparato” 25 punti base di rialzo, avvisando che questo passo sarebbe stato il primo di un cammino, ancorché lungo, diluito e graduale.

Ma dal rialzo dei tassi USA in avanti il mercato è finito in ambasce tra la Cina che rallenta, il petrolio che scende e i crescenti timori di rallentamento globale. La Fed ora “vorrebbe” poter dare un segnale accomodante, di supporto, ma non può. E’ imprigionata dai suoi precedenti errori: aver atteso troppo nel rialzo dei tassi l’ha messa all’angolo: dopo aver impiegato più di due anni tra l’annuncio di normalizzazione e l’introduzione del primo rialzo, non può cambiare rotta dopo poco più di un mese senza passare -di nuovo- per volubile. Perderebbe credibilità, il suo patrimonio più importante.

Così la Yellen si limita ad avvisare che terrà un monitoraggio stretto sull’evoluzione dello scenario, un modo velato per prepararsi a dire che i rialzi possono essere sospesi o addirittura la rotta invertita. I mercati soffrono, ma il dolore non basta, non ancora.

E questo cosa comporta?

Comporta che le aspettative di forza del dollaro rispetto all’euro, rappresentate da politiche monetarie divergenti (Fed restrittiva, BCE accomodante) vengono minate alla loro base. C’è da dire che quasi un anno fa avvisammo del fatto che la corsa del dollaro contro l’euro si era sostanzialmente arrestata, e che le aspettative di politica monetaria divergente erano di fatto già conosciute dal mercato, pertanto più di tanto non potevano generare ulteriore forza sul dollaro, a meno che le cose non cambiassero rispetto a quanto già incorporato nei prezzi. E gli eventi recenti le cose le hanno cambiate, ma nella direzione di rendere meno divergenti, a quanto pare, gli atteggiamenti della Fed rispetto alla BCE.

E’ così che si spiega il veloce ritorno del rapporto EUR/USD oltre la soglia di 1,10 e se la Fed nelle prossime settimane mostrerà la sua rinnovata disponibilità ad essere quantomeno relativamente meno restrittiva il trend potrebbe proseguire. Con un dollaro meno forte, tra l’altro, le commodity -petrolio in primis– avrebbero spazio per risalire; ugualmente il debito in valuta dei paesi emergenti farebbe improvvisamente meno paura.

Quando la speculazione sta prendendo il sopravvento e cerca di mettere all’angolo gli investitori, il banchiere centrale deve trovare il modo di guadagnare tempo (prolungare la musica) e rimettere in equilibrio le situazioni:

https://www.youtube.com/watch?v=_xwyUwBQkJ4

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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