Perché le Banche Centrali non fanno click?

BCE click

Le Banche Centrali possono avere profitti e perdite con la loro operatività in titoli. In questi anni di costante discesa dei rendimenti, i titoli comprati dalle banche Centrali in quantità crescente si sono rivalutati generando dei profitti, se in futuro ci dovesse essere un movimento contrario si genereranno delle perdite.

Come forse saprete, i profitti della BCE vengono girati ai paesi dell’eurozona. Parimenti, in caso di perdite, queste verrebbero coperte dai paesi dell’eurozona. Facendo debito e/o aumentando le imposte.

Queste sono le regole del gioco che devono essere chiare a tutti.

C’è una fronda di “debitomani” che sostiene che la BCE, dopo aver generosamente comprato titoli di Stato sul mercato, potrebbe ora cancellare del debito “con un click”, semplicemente distruggendo i titoli che ha comprato.

E’ un ragionamento semplicistico, che quindi appare logico a chi non conosce gli aspetti complessi, diventa necessario quindi fare alcune precisazioni: anche una Banca Centrale ha attivi e passivi.

I titoli di Stato che ha comprato sul mercato sono l’attivo, mentre il passivo è la moneta emessa.

Il Quantitative Easing è infatti uno strumento pensato per iniettare liquidità in un sistema che vive una fase di crisi: la Banca Centrale compra titoli allo scopo di iniettare liquidità, non viceversa. Comprando i titoli sul mercato, la Banca Centrale assegna riserve al sistema bancario, che le deposita presso la Banca Centrale stessa. Tutto questo serve a evitare che un problema di liquidità nei mercati diventi un problema di solvibilità dell’economia in generale.

Assumendo per buona l’ipotesi che la BC “cancelli” degli attivi, si ritroverebbe con un bilancio in passivo.

A quel punto i Paesi eurozona dovrebbero ripianare il passivo trasferendo risorse (reperite con debito e/o imposte) oppure la BCE dovrebbe compensare rimuovendo anche del passivo dal suo bilancio, ovvero ritirando liquidità dal mercato. Un QE al contrario, con relativo impatto sui prezzi e gli spread.

L’emergenza Covid ha ancora una volta chiamato in causa le Banche Centrali per contrastare le turbolenze economiche e di mercato e garantire il funzionamento dei mercati finanziari, che rischiavano di essere distrutti dalla ricerca di liquidità.[sociallocker].[/sociallocker]

La prospettiva di una recessione economica senza precedenti stava generando comportamenti che potevano avviare una spirale devastante. L’intervento della Banca Centrale riduce il costo di accesso al capitale, a beneficio delle imprese ma anche dei governi. Garantire sostegno al sistema economico è stata la cosa giusta da fare, e ha mostrato quanto sia essenziale avere delle banche centrali veramente indipendenti. Perché? Perché gli interventi di carattere politico, pur ottimi passi avanti nel processo di Unione nel caso della UE, richiedono tempi di implementazione doverosi nel rispetto dei meccanismi democratici. L’intervento tecnico tempestivo è stato il passo cruciale che ha messo i governi nelle condizioni di finalizzare la trattativa sul MES prima e per “Next Generation EU” poco dopo.

La consapevolezza di avere la “stampella” della Banca Centrale cui appoggiarsi non deve diventare un alibi per evitare di sistemare i punti deboli del sistema finanziario, consentendo cattivo credito o allocazione di spesa clientelare.

Ma l’efficacia degli interventi eccezionali delle Banche Centrali poggia sulla loro credibilità. E’ grazie al fatto che rispettano i loro obiettivi di stabilità monetaria e finanziaria che hanno potuto sostenere il benessere dei cittadini.

Per questa ragione, anche l’idea che i titoli di Stato che la Banca Centrale ha comprato debbano diventare una sorta di stock permanente nel suo bilancio, senza cancellarlo, ma sostanzialmente congelandolo in eterno, è un errore: renderebbero ordinario ciò che funziona perché è eccezionale, straordinario.

Con la ripresa delle economie, gli stimoli monetari dovranno essere gradualmente ritirati, perché bilanci delle BC troppo elevati potrebbero limitare il margine di manovra nelle emergenze future.

Da qualunque parte la si guardi, la lezione è sempre la stessa: l’albero degli zecchini, insomma, non c’è. Per quanto Gatto e Volpe di turno possano insistere, ma questo ve l’ha già spiegato Collodi, con molta più classe. A proposito: date un’occhiata all’aspetto che ha l’albero degli Zecchini nel parco di Pinocchio a Collodi (PT)…

albero zecchini coronavirus

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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