PIAN PIANO: ICARO

“Esso eleva lo spirito come il pallone la navicella. Trasporta l’anima come il pallone il viaggiatore. Moltiplica i miraggi dell’immaginazione come il pallone i punti di vista sul globo terrestre. È il flusso che trascina il sogno come il pallone si lascia guidare dal vento”.

Raymond Queneau

Icaro accecato dall’ebrezza del volo si spinge dove il padre Dedalo gli aveva indicato un limite invalicabile: la vicinanza al sole. Un mito molto contemporaneo quello di Icaro, che si lancia verso l’inevitabile, preso da una delirio di onnipotenza. Non è forse l’infezione peggiore che ci ammorba dopo il vaso di Pandora scoperchiato da Nietzsche?
C’è molto di noi in questa mancata convivenza con il limite e nell’esaltazione del superamento di ogni ostacolo, sia in termini individuali che sociali e politici, attraverso ogni possibile stratagemma, inganno compreso. Diamo dunque didascalicamente voce ai Bastille?

Il volo, è anche la proposta degli A Certain Ratio, pionieri della new wave a marchio factory (la label di Joy Division e New Order per capirci). Il buttarsi oltre è anche qui il disegno in cui si ricompone un mosaico. E’ però un volo dalle sonorità crepuscolari che già si distacca dal luminoso e fatale contatto con il sole del mito. Il mito odierno è un bruciarsi le ali nella tenebra.

Il mito di Icaro prende tuttavia anche la forma dell’ eroe tragico, che nella diversità si spinge oltre le visioni e l’estetica di una società che non accetta limiti, ma massifica gli individui. Il diverso brucia in un fuoco purificatore oltre il delirio di onnipotenza, alla ricerca di un autenticità che è l’araba fenice dei nostri giorni.  A questo alludono gli Einstürzende Neubauten con la loro Sabrina e con la forma inaccettabile del diverso, in un testo carico di riferimenti alla mitologia classica, anche nel bel video.

Icaro è dunque la metafora di una fatale relazione con il limite, e su un piano sociale e politico direi che ne sono evidenti i guasti, ma al contempo, da una diversa prospettiva, è l’eroica spinta a gettarsi oltre le convenzioni per ampliare le proprie vedute e sentirsi liberi su questa terra o nell’Ade, sia quel che sia.  Si tratta di spingersi in uno spazio inesplorato, andando oltre ogni confine.

L’autentica follia di un Icaro contemporaneo sta nel riscoprire il limite suggerito dal saggio Dedalo? Detta diversamente si tratta di infrangere la costrizione a dover superare tutti i limiti o semplicemente dobbiamo continuare a saltare ogni ostacolo come sembra suggerirci Stanley Kubrick? Come uscire da questo labirinto? A voi la parola.

Non sono mai stato sicuro che la morale della storia di Icaro dovesse essere: “Non tentare di volare troppo in alto”, come viene intesa in genere, e mi sono chiesto se non si potesse interpretarla invece in un modo diverso: “Dimentica la cera e le piume, e costruisci ali più solide”.

Stanley Kubrick

 

 

 

 

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Pubblicato da Mr Pian Piano

king for a day, fool for a lifetime

5 Risposte a “PIAN PIANO: ICARO”

  1. Icaro impara a volare ma non gli basta, il desiderio di infinito lo spinge oltre. Poi cade, il sole forse non accetta le sfide. O forse Icaro in fondo cerca l’Ade. Icaro non rispetta il limite ma Icaro è giovane, ha bisogno di sole e dell’alta faccia del sole, le tenebre.
    Dedalo è saggezza, tradizione, limite, protezione e guida, incarna perfettamente il ruolo del padre, ce ne fossero di padri così..
    Mi viene in mente la scultura del Canova e l’equilibrio tra i corpi, Dedalo regge e Icaro sfugge, si allontana, Dedalo ha i tratti di un uomo reale caratterizzato dalla vita e dai suoi in-segnamenti mentre Icaro rappresenta una bellezza ideale, priva di espressione, di pensiero.
    Non accettare il limite è una sfida se sei Icaro, forse una condanna all’infelicità se sei Dedalo, la ricerca del piacere che mai si appagherà.
    Sempre interessanti le scelte musicali e gli spunti, in specie quello sulla diversità.
    Per finire in musica dedico a Icaro un testo dei Pink Floyd “Learning to fly”:
    “.. A flight of fancy on a windswept field
    Standing alone my senses reeled
    A fatal attraction holding me fast, how
    Can I escape this irresistible grasp?”
    “.. Un volo di fantasia su di un campo spazzato dal vento
    Mentre ero solo i miei sensi hanno vacillato
    Un ‘attrazione fatale mi sta trattenendo con forza
    come posso sfuggire a questa irresistibile stretta?”

    “..Unheeded warnings..”
    “… Senza ascoltare avvertimenti…”

    “.. A soul in tension that’s learning to fly..”
    Buona domenica

  2. Vedo che salgo a rubare il sole
    per non aver più notti,
    perché non cada in reti di tramonti,
    l’ho chiuso nei miei occhi,
    e chi avrà freddo
    lungo il mio sguardo si dovrà scaldare.

    Vedo i fiumi dentro le mie vene,
    cercano il loro mare,
    rompono gli argini,
    trovano cieli da fotografare.
    Sangue che scorre senza fantasia
    porta tumori di malinconia.

    Vedo gendarmi pascolare
    donne chine sulla rugiada,
    rosse le lingue al polline dei fiori
    ma dov’è l’ape regina?
    Forse è volata ai nidi dell’aurora,
    forse è volata, forse più non vola.

    (da Un ottico – Fabrizio De Andrè)

  3. Oggi il brano fantasma è una dedica ad un bravo bassista scomparso ieri: Jack Bruce. http://dangerousminds.net/comments/r.i.p._jack_bruce_of_cream protagonista della scena blues rock con i Cream e compagno di viaggio di Lou Reed in Berlin. R.I.P.

    Grazie a Giorgia per essere passata dal nostro salotto, con una ventata di fluido rosa. Al solito i testi dei Pink Floyd galleggiano in uno spaesamento che è rivelazione e visione.

    In Dedalo alberga una saggezza che forse l’uomo moderno ha perso. Mi piaceva sollecitare ad un pensiero critico verso la rottura di ogni limite, che è ormai quasi una prassi superficialmente mediatica.

    Eppure la minaccia di un “sangue che scorre senza fantasia” è sempre dietro l’angolo. Difficile individuare una misura, o forse non resta che dirsi e accettarsi per quel che si è.

  4. Bella la dedica in memoria di Jack Bruce, Enrico. Da ragazza ascoltavo i Cream e WHITE ROOM è stata la colonna sonora di un periodo della mia vita.

    Mi dispiace di essere stata incapace di formulare un pensiero critico sul tema della puntata.
    Riesco a dire solo questo: tutto si può dire di Icaro, tranne che sia stato un pavido.

  5. L’uomo sogna di volare, guardare dall’alto, planare sul mare, che si trovi su un aereo o in un grande appartamento, sui gradini di una chiesa o nella favela di Candeal. L’uomo sogna di volare, e scrive sui muri “noi siamo tutti uguali” ma prega nel buio “la sorte del più debole non tocchi mai a me….” (Negrita)

    L’uomo è nato con l’animo inquieto e volubile di chi cerca sempre di andare oltre. Non è forse tentando di volare verso il sole e cercando ostinatamente di superare i propri limiti che ha intrapreso un lungo percorso evolutivo?
    Come Eros e Tanathos, anche Dedalo e Icaro convivono nell’animo umano: l’uno dettando prudenza e ponderatezza, l’altro spingendo ad osare. La disarmonia tra queste due indispensabili ed antitetiche pulsioni ha conseguenze catastrofiche: dall’immobilità di un conservatorismo sterile ed autolesionista ad un pericoloso delirio di onnipotenza, ugualmente autodistruttivo.
    Condivido l’interpretazione di Kubrik sul significato del mito: meglio abbandonare cera e piume e costruirsi ali più solide, ma a patto di prendere coscienza ed accettare l’esistenza di confini che non è possibile valicare.
    L’irragionevolezza e la presunzione di poter dominare qualsiasi evento o circostanza, magari decidendo in questo modo anche della sorte di altri, conducono il più delle volte ad esiti nefasti. Applicando questo concetto ad un contesto sociale, la storia ne ha ampiamente dimostrato la veridicità.
    Infine, la vita è un viaggio, una sperimentazione, ed è scritto da qualche parte che saremo sempre, costantemente, alla ricerca di qualcos’altro.
    “I have spoke with the tongue of angels, I have held the hand of a devil – it was warm and I was cold as a stone, but I still haven’t found what I’m looking for”.
    Sullo sfondo, è Bono Vox che canta la mia personale, perenne irrequietezza.

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