Pian piano: Morfeo

Morfeo (gr. Μορϕεύς) Nella mitologia greca, divinità dei sogni. È uno dei mille figli di Ipno (il Sonno); alato, compare in forme umane (μορϕή «forma») agli uomini addormentati. (treccani.it)

Quando Morfeo ci trascina nel suo regno la prima questione che si pone è se la veglia rispetto al sogno sia una dimensione inossidabile e sostanzialmente differente dal sogno stesso. La domanda ha scavato nell’animo di più di un saggio fra Oriente ed Occidente e ha preso anche la forma di un bel film, in cui proprio un tal Morfeo interrogava uno stordito Neo proponendogli pillole multicolore. Davvero la nostra condizione ordinaria non ha la consistenza dei sogni e questa è solo relegata a quando ci abbandoniamo fra le braccia di Morfeo?
Per non tediarvi troppo con la filosofia, partiamo con una chicca leggera ed un David Bowie d’annata, giovinetto alle prime armi dedito al pop radiofonico ed a ballate da ragazzotto appena messo sotto contratto da una major. Il suo “When I live my dream”non va però sottovalutato, è pur sempre il Duca bianco non l’ortolano innamorato sotto casa…

https://www.youtube.com/watch?v=9QiEna_1L1E

Spostiamoci, in sogno ovviamente, a New York, e quando Brian Eno arriva nella grande mela ha sempre un’amica preziosa da ritrovare ed abbracciare. Laurie Anderson  (qui un bel regalo, che dedico con amicizia al padrone di casa), compagna dell’indimenticabile Lou Reed è una gran dama che riempie di poesia ogni spazio in cui transita, sogni compresi. Con la solita sincera ed autentica efficacia ci racconta un sogno particolare, in un sonno che è anche racconto della morte e della vita e della loro reciproca dimensione eterea, di sogno appunto. Cyro Baptista alle percussioni e Brian Eno al mixer fanno il resto della magia. Ogni volta mi vengono i brividi: I love you Laurie.

https://www.youtube.com/watch?v=d0usLzJcYRw

Per chiudere torniamo al buon Morfeo, e al dubbio del solipsismo, ai suoi travestimenti in sembianze familiari, paurose e sensuali. Ci pensa Trent Reznor con le sue ossessioni a riportarci ad interrogativi radicali ed a labirinti interiori che sono la dimensione preferita di ogni viaggio onirico ed anche di questo bravo musicista, premio oscar per la colona sonora di ” The Social Network”. Seguiamo allora la sua band, i Nine Inch Nailes che programmaticamente sostengono che This is all a dream.

Sogni ingenui, sogni premonitori ed esistenziali, sogni contorti e catartici, sogni d’oro e Morfeo che in sembianze umane ci inganna, ci ipnotizza e alleste beffardo il suo teatro d’ombre, ma dove lo alleste? Nella caverna Platonica, fra desideri contorti, in un oceano di ossessioni o tra fragili certezze? Qualcuno direbbe che i sogni non finiscono mai. Inevitabile abbandonarsi all’ambiguo Morfeo..

Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere, un cuore eccessivamente spontaneo che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale che accompagna col piede la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta, tristi canzoni, come le strade strette quando piove.

Fernando Pessoa

 

 

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Pubblicato da Mr Pian Piano

king for a day, fool for a lifetime

13 Risposte a “Pian piano: Morfeo”

  1. Il sonno come temporanea assenza, come tregua, il sonno rigenerante, talvolta misericordioso.
    La mente (l’anima? La psiche?) finalmente libera da qualsiasi controllo che possiamo esercitare durante la veglia. Ed ecco che Morfeo produce realtà parallele che ci vedono attori od impotenti osservatori, che traducono e traspongono rabbia, frustrazione, desiderio, ansie e timori, tutto ciò che per varie ragioni ci sforziamo di reprimere durante il giorno. Ma riusciamo solo a nasconderle, non a superarle. Qui sarebbe interessante l’opinione di @drdedalo. Ma Morfeo si manifesta anche durante la veglia, inducendo fantasie che a volte riescono a trasformarsi in aspettative o in progetti, altre inducono una visione distorta della realtà. O la realtà è quella che percepiamo, e solo quella?
    http://m.youtube.com/watch?v=MTdc7UjnvaI
    “every time I close my eyes I find myself in the corners of my mind and I’ve been there and somewhere…no one can know where my mind goes, my dreams are more real than my reality…” Lucid Dreams, Soldiers of Jah Armi. Una band americana che non amo particolarmente, ma questo testo oggi mi pare adeguato. Esco piano, cerco di non fare altro rumore. Io non ho risposte, ma ho sempre tenuto Morfeo per mano, ingannevole indispensabile amico.

  2. Bowie si volta indietro a contemplare quell’uragano creativo che è stato il pop ed il rock fra gli anni 60 e 70 del secolo scorso e si osserva perplesso.

    Cosa è stato? Aveva la consistenza del sogno? E’ stata una sfilata di personaggi da Ziggy in poi? Una galleria di travestimenti?

    https://www.youtube.com/watch?v=dOy7vPwEtCw

    Ognuno di noi può intimamente chiederselo e Bowie ha uno spessore artistico che nasce evidentemente anche dalla sua capacità di farsi domande e restare appunto perplesso. L’intervista a Laurie Anderson conferma questo cammino che hanno le menti creative, fra perplessità e meraviglia. Ti è piaciuta?

  3. Molto. Come dire, “we are all just prisoners here of our own devices” (cit. Eagles, hotel California).
    E si, tutti abbiamo recitato delle parti e ci siamo travestiti e abbiamo sognato e finto di essere qualcuno, fino ad esserlo veramente. E tutti dovremmo conservare stupore e perplessità, non acquisire certezze.

  4. Tema affiscinantissimo. Ci vorrebbe tempo per ben documentarsi.
    Sono andata però a cercare Shopenhauer che usa una bella metafora:
    “…Dopo tutti questi passi di poeti sarà concesso anche a me di esprimermi con una similitudine. La vita e il sogno sono le pagine di uno stesso libro. La lettura continuata si chiama la vita reale. Ma quando l’ora abituale della lettura (il giorno) è terminata e giunge il tempo del riposo, allora noi spesso seguitiamo ancora pigramente, senza ordine e connessione, a sfogliare ora qua ora là una pagina: ora è una pagina già letta, ora una ancora sconosciuta, ma sempre dello stesso libro. Una pagina letta cosí isolatamente è invero senza connessione con la lettura ordinata: tuttavia non rimane molto indietro a questa, se si pensa che anche il complesso della lettura ordinata comincia e finisce parimenti all’improvviso, e si deve quindi considerare solo come un’unica pagina piú lunga.

    Anche se, dunque, i singoli sogni sono distinti dalla vita reale in quanto non entrano in quella connessione dell’esperienza, che costantemente continua per tutta la vita; anche se il risveglio rivela questa differenza; tuttavia è proprio quella connessione dell’esperienza che già appartiene, come sua forma, alla vita reale ed il sogno stesso mostra anch’esso una connessione, che si trova a sua volta in se stesso. Se, dunque, per giudicare scegliamo un punto di riferimento esterno ad entrambi, non troviamo nella loro essenza nessuna distinzione precisa e siamo cosí costretti a concedere ai poeti che la vita è un lungo sogno.”
    Insomma continuità fra vita e sogno.. perchè forse non si sogna continuamente o continuamente si danno immagini e significati alla realtà, che è inevitabilmente la nostra realtà? O forse sognare aiuta a vivere, ed è bisogno ed essenza della nostra psiche.
    Sempre ricercate le scelte musicali e per rimanere in tema Bowie io propongo una versione calda e sempre maledetta del nostro ” If I’m dreaming my life”.
    E per finire Leopardi :
    “.. il sonno e tutto quello che induce il sonno è per se stesso piacevole, secondo la mia teoria del piacere. Non c’è maggior piacere (nè maggior felicità) nella vita, che il non sentirla.”
    Dallo Zibaldone, 20 novembre 1823
    Sogni d’oro a tutti

  5. C’è di che sognare, Giorgia, con le tue osservazioni. E si, per quel che mi riguarda i sogni aiutano a vivere, e a volte suggeriscono inaspettate vie d’uscita.

  6. Grazie Giorgia, sei da leggere e rileggere, poi con Leopardi e Shopenhauer ci porti una ventata d’esistenzialismo ante litteram.. Ecco in questo bel luogo i commenti scrivono e riscrivono il post, a musiche si aggiungono altre musiche e ognuno offre generosamente qualcosa.

    Ce la passiamo di lusso, non c’è che dire.

  7. Ciò che si vede è:
    http://www.youtube.com/watch?v=wLzqcZQSjDs&list=RDwLzqcZQSjDs
    oggi non è giorno da dedicare alla lentezza, ma:
    « Tutto può avvenire, tutto è possibile e probabile. Tempo e spazio non esistono; su una base minima di realtà, l’immaginazione disegna motivi nuovi: un misto di ricordi, esperienze, invenzioni, assurdità e improvvisazioni »
    (Strindberg nella presentazione dl sogno).
    Buona giornata a tutti i vagabondi delle stelle.

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