Pian Piano: sul ponte sventola bandiera rosa!

Davanti al prendere e lasciare delle onde
mare aperto
oscillazioni dell’orizzonte
niente crudo
correnti ricorrenti
masse d’acqua
nulla da scaraventare sugli scogli
e sale che spacca paziente
scava e incrosta sulle ore

Come guardare al fermento di fine anni 70? Londra esplodeva di novità, i ragazzi  scendevano in strada con le vesti strappate, strane acconciature, una sessualità provocante, piercing improbabili, ma non era fashion come ora, era al contrario ribellione, rottura con i modelli proposti dal capitalismo borghese, rigurgito nichilista di quelle speranze che a fine anni 60 erano cresciute con utopie e flower power. La terra d’Albione ribolliva di fermento autentico, di quel desiderio di distruggere e rifondare che abita l’umano dai primordi. Sarà fino ad oggi,  l’ultima autentica spinta creativa di quella che chiamiamo musica popolare.
Contro la lentezza e che dio non salvi la regina un fuoco un fuoco non importa non importa ora adesso adesso e non conta non serve conta di chitarre e ferro il ferro in corpo il diavolo in corpo manifesto di distorsioni elettriche rumore urlo urlo rumore rumore urlo urlo rumore cavalli pazzi Francesca Alinovi Sid Vicious Andrea Pazienza Rank Xerox dove sei dove sei chi sei? Sono un anticristo sono un anarchico non so cosa voglio ma so come ottenerlo voglio distruggere i passanti.
Dopo questo furore, dopo la spinta a distruggere e creare avremo solo un lento ed inesorabile disgelo postmoderno fino ai giorni nostri, la frammentazione dell’elettronica, Radiohead resta pochissimo altro che non sia evaporazione, stanca riproposizione, gioco e travestimento. Da quest’epoca mitica arrivano Colin Newman e soci ossia gli WIRE e partono rabbiosi, punk appunto (che riprenderanno anche nel XXI secolo pieni verve come fossero ancora ragazzini) ma già ibridato con altro, già imbastardito di linee melodiche pop, di sperimentazioni, di quell’arte tanto cara a tutti i membri della band fin dalla gioventù e dalle frequentazioni scolastiche. Evviva la bandiera rosa, noi la issiamo sul gazebo del nostro giardino[sociallocker id=11719].[/sociallocker]

Oggi, nella noiosa melassa postwarholliana, nella saturazione di merci ed emozioni plastificate, abbiamo fame di queste energie, desiderio di muse stregate e lascive, di eroine dadaiste, di fuochi fatui e urla sbracate, spontaneità corrosiva, ma tutto tace e si spande in un immaginario massificante, in un delirio senza immaginazione. Di lì a poco, dopo la bandiera rosa e Chairs missing, i nostri approdano al pop straniante di 154 e subito diventano uno strano oggetto nel panorama pop rock, venerato e coltivato con cura. Art punk, pop avantgarde ed infatti i nostri eroi non a caso saranno supporters per i leggendari Roxy Music di Bryan Ferry e Brian Eno. Colin Newman cambia la sua intonazione ed ecco a voi il pop lunare degli Wire è servito, fresco, fresco con ghiaccio. Non c’è niente altro del genere sulla piazza e mentre emergono le linee melodiche (e retoriche) di U2 e Simple Minds i nostri restano ancorati ad un’autentica ricerca. Regalo dei venti occidentali scuro e profondo in un segreto tramonto luoghi strisciano liquidi bloccare i vostri cappelli bloccare i vostri occhi per praticare a casa uno scisma e una collisione con decisione il ragazzo ha trasferito la sua anima per far esplodere l’immaginazione mentre i suoi atomi erano eccitati e lui brillava nel buio il ragazzo in ebollizione.

Gli anni volano, l’edonismo degli anni 80 impera ed i nostri si disperdono in carriere soliste, sperimentazioni spericolate, produzioni (mitica quella dei Virgin Prunes, ma ci torneremo) ricerche e altri tesori nascosti. Colin Newman regala perle soliste. Di tutte queste belle cose, dai DOME agli HE SAID ricordo il progetto di Graham Lewis il bassista, seconda e profonda voce degli Wire. Alla fine degli anni 80 i nostri eroi tornano in pista con “The ideal copy” ed è di nuovo un pop raffinatissimo e talmente personale da attirare nuovamente l’attenzione della stampa specializzata e degli appassionati come il sottoscritto.

Da allora incidono un disco più bello dell’altro, compresi tutti quelli dati alle stampe nel XXI secolo. Il basso pulsante di Lewis, le improvvise esplosioni di chitarre di Newman, il drumming pulsante ed essenziale ed i testi mai banali si godono anche ora. Sposto la colpa per il verme nella bottiglia anche se sento ribrezzo sposto la colpa oltre il recinto ed erano gambe morbide e lunghe labbra per chiunque si trovi di fronte a me datevi una apertura tenete la bocca chiusa il cielo racconta tutto i muri sanno già e gli alberi ne stanno discutendo da tempo.

Un assaggio dal nuovo album appena uscito (qui la recensione sul Guardian) è d’obbligo, per capire come nell’eccletismo di Colin Newman e soci ci siano corde di variegata profondità. Stappiamo dunque questa nuova bottiglia di vino novello. Forward Position per gradire e restare sospesi in suoni eterei, accordi sospesi e atmosfere notturne, esistenziali e mai banali. I nostri sperimentano nuovi linguaggi anche nei testi, si muovono oltre la logica, per brandelli di immagini evocative, seguendo una tradizione per la sperimentazione che caratterizza la letteratura anglosassone.

Camminava inosservato per un vialetto lungo file di angeli rattristati, croci, colonne spezzate, tombe di famiglia, speranze di pietra che pregavano con gli occhi al cielo, cuori e mani della vecchia Irlanda . Più sensato spendere i soldi in qualche opera di carità per i vivi. Un uccello stava tranquillamente appollaiato sul ramo di un pioppo. Come impagliato. Come il regalo di nozze che ci ha fatto l’assessore Hooper. Uuu! Non si smuove d’un palmo. Sa che non ci sono fionde per prenderlo di mira. Animali morti anche più tristi. Millina sciocchina che seppelliva l’uccellino morto nella scatola dei fiammiferi in cucina, una coroncina di margherite e pezzetti di collanine sulla tomba (James Joyce “Ulisse”).

E il poeta? Questa settimana ve lo schiaffo in Inglese e sarà un testo di Colin Newman e proprio dal brano che avete appena ascoltato. Colin malgrado i 60 anni ha lo sguardo di un ragazzo, chiacchiera con le muse, racconta di una storiaccia successa a Istambul (vedi in fondo il PS) e fra un dialogo e l’altro si prende delle pause. Gli uccelli cantano i tigli sono fioriti ed un profumo intenso invade l’aria. La luce è brillante, stanotte c’era vento e il cielo è terso, l’atmosfera cristallina. Colin è accompagnato dalla moglie Israeliana Malka, silenziosa con occhiali scuri e mani affusolate. Such a perfect day.

Forward Position

Shake me if there’s any movement
Warn me if you hear a sound
Coded, flickered, triggered
Signals buried underground

From my ruin, long forgotten
Dreams of hope arise in smoke
I am black box, I remember
Every promise that you broke

Knowing there’s no point in running
At daybreak, we’ll soon be found
Wake me when you see them coming
Hear their steel keels run aground

From my ruin, long forgotten
Dreams of hope arise in smoke
I am black box, I remember
Every promise that you broke

The canyon floor provides protection
The star-filled sky is dark remote
Satellite and drone detection
Seize the time and catch your throat

Buildings opened to the sky glow
Timbers tumble through the floor
Chopper downwash; overhead noose
Jet buzz lasso, stay indoors

PS: visto che amiamo la musica non diamo per scontato nulla, nemmeno il goderci un disco fra amici, una poesia, un abbraccio o due risate. Non è l’epoca giusta per essere distratti….

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Pubblicato da Mr Pian Piano

king for a day, fool for a lifetime

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