Manca poco più di un mese alla ripresa

Dall’inizio di ottobre l’Istat dovrà aggiornare i criteri per il calcolo del Pil, fermi da quindici anni. Con l’entrata in vigore del SEC 2010 che sostituisce il precedente SEC 1995, vengono parzialmente rivisti alcuni criteri di conteggio. Molti giornali hanno mostrato titoli pittoreschi che suggerivano che il nuovo Pil fosse influenzato in modo pesantissimo dal calcolo di voci giornalisticamente interessanti come prostituzione, contrabbando e droga.
Il Pil (pur con tutti i limiti che si porta dietro) ha sempre misurato tutta l’attività economica, sia dichiarata sia sommersa. In realtà, da ottobre, non si stravolgeranno i criteri di calcolo, ma si introdurranno alcune novità volte a una migliore armonizzazione dei calcoli tra gli stati membri della Unione Europea e a una migliore aggregabilità e confrontabilità dei singoli Pil.
Le principali novità riguardano le spese in ricerca e sviluppo che verranno conteggiate tra gli investimenti (e non più come uscite). Anche le spese militari verranno contabilizzate allo stesso modo.
IL conteggio della cosiddetta economia illegale verrà ricalcolata secondo criteri nuovi. Contrabbando, stupefacenti e prostituzione avranno il loro posto nel conteggio del Pil.

Da un lato questo può far sobbalzare, ma bisogna ricordare che se il Pil misura la ricchezza prodotta nel paese, anche il lavoro illegale produce ricchezza. 
Un esempio può fare un po’ di chiarezza. Prendiamo un bracciante agricolo che lavora totalmente in nero e che per il fisco non esiste. E prendiamo uno spacciatore di droga. Il bracciante agricolo produce un reddito reale (pur sommerso) che gli permette di mantenersi. E non avrebbe nessun senso ignorare questa ricchezza solo perché non dichiarata. 
Alla stessa stregua anche lo spacciatore (dal punto di vista meramente economico) la stessa funzione di produzione di reddito.
 Il problema etico legato allo spaccio di droga e allo sfruttamento della prostituzione esiste, ma non è compito dell’econometria e della statistica dare giudizi di merito sulla accettabilità di questi proventi nel calcolo della ricchezza di un paese.

Semmai è compito dei vari organi dello stato quello di “ripulire eticamente” quello che oggi è sporco. Facendo emergere il sommerso nei casi in cui è possibile (portando a regolarizzare il nostro bracciante agricolo) o contrastandolo se contrario ai principi del Paese (fermando il traffico di stupefacenti).
Al di là di queste considerazioni, va notato che l’introduzione di questi nuovi criteri di calcolo rappresenta per il governo un gradito regalo. Se le prime stime sono giuste, il ricalcolo potrebbe portare a circa 32 miliardi di euro pari a un aumento di Pil del 2,4%.

Naturalmente c’è poco da brindare: non è una ripresa, è solo un ricalcolo. Ma questo permette di migliorare il rapporto deficit/Pil e di allontanare la paura di sforare la fatidica soglia del 3% prevista dal trattato di Maastricht. 
Tiriamo pure il fiato, senza dimenticarci da dove arriva.

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Pubblicato da Simone Magnani

Laurea in Economia. Esperienza pluriennale in marketing di prodotti ICT e in soluzioni finanziarie. Nato a Milano, vive a Roma. Corre a piedi. Scrive articoli, racconti e pezzi umoristici. Quasi tutti in prima persona singolare.

Una risposta a “Manca poco più di un mese alla ripresa”

  1. “le spese in ricerca e sviluppo che verranno conteggiate tra gli investimenti (e non più come uscite). Anche le spese militari verranno contabilizzate allo stesso modo.”

    Spese militari come investimenti? Così su due piedi mi sembra la cosa peggiore che si potesse fare.

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