Il tetto? Sempre più in alto!

tra le nuvole
In questi giorni avrete più volte sentito parlare di “Government shutdown” ovvero della chiusura delle attività del governo federale statunitense: decine, centinaia di migliaia di dipendenti pubblici, quelli giudicati “meno essenziali” vengono messi -sostanzialmente- “in mobilità”, musei, parchi e diversi servizi vengono interrotti.

Uno scenario molto lontano dal panorama italiano dove nessuno si azzarda a definire non essenziale qualche elemento dell’ipertrofico settore pubblico.
Ma al di là delle digressioni italiche, molti hanno confuso il tema del bilancio governativo con l’approssimarsi del debt ceiling, il tetto del debito che verrà raggiunto il giorno 17 ottobre prossimo e per il quale occorre ugualmente un accordo politico fra i membri del Congresso USA.

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La vicinanza di date ed il retroscena politico hanno generato un po’ di confusione, mentre si tratta di due questioni chiaramente diverse.

Il government shutdown è già in corso, conta molti precedenti e potrebbe risolversi a giorni come protrarsi per settimane, come accadde nel 1996, dipende da quanto la politica vorrà tirare in lungo sull’accordo; il Presidente Obama ha tentato fino all’ultimo di sensibilizzare l’opinione pubblica per evitarne l’arrivo


Ma il government shutdown è una impasse politica, con ripercussioni dirette sulla vita di moltissimi dipendenti pubblici (non tutti, chiaramente ad esempio l’esercito resta attivo; quindi niente da fare, amici messicani, il progetto di invasione militare degli USA va rimandato) e “costa” tra lo 0,1% e lo 0,2% di crescita di PIL per ogni settimana per cui si trascina.

Il Debt Ceiling è invece un altro tema, potenzialmente più pericoloso, con un precedente recente nel 2011.
Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto di quell’anno fu infatti annunciato da Obama e dal presidente della camera -il Repubblicano Boehner- un accordo (il Budget Control Act) con cui si riduceva la spesa pubblica e si innalzava il tetto del debito.
Fu una trattativa lunga e politicamente laboriosa, che costò tra l’altro la AAA al rating degli USA.
La questione è che il Congresso americano stabilisce numericamente un tetto per il debito da raggiungere, e questo tetto -oggi fissato in 16400 miliardi di dollari- non può essere superato.
E’ chiaro che, una volta stabilito un numero, questo venga prima o poi raggiunto per effetto della crescita naturale -dovuta all’inflazione, agli interessi- dei numeri di PIL e di debito.
Non adeguare il numero comporta che il ministero del Tesoro, arrivato alla soglia critica, si ritrova in difficoltà sui pagamenti delle cedole: emettere debito per pagare un’altra emissione in scadenza non genera nuovo debito, quindi lo si riesce a fare anche a debt ceiling invariato. Ma tutto il debito in essere genera degli interessi, ancorché bassi, che il Tesoro non può pagare, se ha le casse vuote e non gli vengono concessi nuovi spazi di indebitamento. Le emissioni senza cedola, come i bill (il corrispondente dei nostri BOT) non permettono di aggirare il problema perché sono titoli emessi sotto “la pari”: il denaro raccolto con il loro collocamento è necessariamente inferiore al loro valore di rimborso. Se un soggetto si ritrova a non poter pagare, a non poter far fronte alle proprie scadenze, questo soggetto è insolvente. E quando un soggetto è insolvente, questo soggetto deve dichiarare default.
Ecco perché è necessario alzare il tetto di indebitamento, nessun soggetto esterno mette a rischio di default gli Stati Uniti, è una regola interna a far mettere in discussione il fatto che i debiti verranno onorati.
Proprio per questa ragione possiamo tranquillamente aspettarci che il tetto del debito verrà adeguatamene alzato, e ugualmente possiamo aspettarci che questo accadrà presumibilmente  nella 25esima ora dell’ultimo giorno utile per farlo.
Perché?
Perché il partito Repubblicano, oppositore del partito Democratico di Obama, è maggioranza alla Camera dei Rappresentanti e per far passare il provvedimento salva-vita vorrà una contropartita politica da sventolare ai propri elettori come vessillo di vittoria: un taglio della spesa pubblica pari a quanto viene concesso come innalzamento del tetto. Allo stesso modo, sulla scorta del “io so che tu sai che io so” i Democratici confidano di poter arrivare alla scadenza senza concedere nulla ai repubblicani che, quando vedranno il tempo scadere, si arrenderanno alla ragion di Stato e firmeranno un accordo. Va ricordato che la Costituzione Usa conferisce al Presidente il diritto di alzare unilateralmente il tetto del debito. Nel passato questo non è stato mai fatto e se Obama lo facesse si potrebbero aprire azioni legali presso la Corte Costituzionale, il che rende poco gradita questa strada, che rappresenta in ogni caso un “piano B“. Chissà che, in un moto di repulsione per i giochi politici, non ci si lanci tanto avanti da cancellare la regola del tetto, tout court, visto che a dispetto delle buone intenzioni che l’hanno generata, diventa l’occasione per plurimi e stucchevoli tentativi di reciproci ricatti politici, mascherati da accordi, con il rischio default della prima economia mondiale brandito come un’arma dall’una e dall’altra parte.

Questo sì che fa venire in mente parallelismi italici.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

6 Risposte a “Il tetto? Sempre più in alto!”

  1. Alla fine degli anni 70 un grande cantava:

    “Non siamo mica gli americani, che loro possono sparare agli indiani” (dal testo di “per quello che ho da fare faccio il militare).

    30 anni dopo sono solo cambiati gli indiani…

  2. “Il mancato innalzamento del tetto al debito sarebbe un evento che potrebbe portare a nuove turbolenze finanziarie.” Lo ha detto Olivier Blanchard, capo economista del FMI, oggi. Secondo la sua opinione, in questo scenario l’economia degli Stati Uniti “deraglierebbe” portando forse a una recessione o qualcosa di “peggio”: un mancato innalzamento del tetto al debito pubblico potrebbe “danneggiare seriamente l’economia globale”.

  3. Naturalmente il problema del valore non se lo pone nessuno. Mai sia che i cittadini si chiedano cosa stia succedendo alla loro moneta ed al loro stato, data un’illimitata crescita del debito ed un continuo rimandare il tapering o la spending review necessari. Ai loro risparmi che succederà?

    Evviva gli esperimenti in stile Giappone, che ai nostri migliori economisti “fanno paura”, come il babau, ma su cui non si pronunciano perché “potrebbe funzionare” o peggio che ritengono una cura opportuna anche per l’Italia (previa uscita dall’euro, ovviamente). Ci vuole un Savonarola che suoni la sveglia, ma non sarà un economista, troppo indaffarati ad insultarsi vicendevolmente, anche se con fairplay o dediti a teorie fra loro semplicemente opposte (e si azzardano a chiamarla scienza esatta…).

    La moneta sta perdendo valore effettivo, basato su fondamentali precisi e verificabili, al giorno d’oggi basta l’aria fritta, le chiacchiere dei governatori di FED, BCE e BOJ. La finanza e l’economia del favellare.

    Non ho la più pallida idea di quando questa valanga immane di debito e derivati si rovescerà sulle nostre teste e forse non sarò nemmeno più in circolazione, ma succederà: è inevitabile.

    Ognuno tragga le conclusioni che ritiene più opportune per sé e per le persone a cui tiene.

  4. Tutta questa faccenda mi ricorda la Roulette russa tra Kennedy e Kruscev durante la crisi cubana. Un classico esempio di teoria dei giochi in cui i due combattenti non cooperano e aspettano fino alla proverbiale zona Cesarini per trovare un compromesso ( perchè nessuno vuole vedersi arrivare in capo una testata atomica). A quei tempi però eravamo tutti col fiato sospeso e la borsa di New York ( – 30% ) era in preda al panico…ora invece tutti sembrano scontare questo compromesso e continuano a comprare come se non ci fosse un domani…Capisco che una bomba atomica possa fare più paura di un default ma gli effetti sull’economia e finanza americana non sarebbero del tutto dissimili… questa calma non è un pò surreale ?

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