Il professore e i due ladroni, anzi cento.

Sul Sole24Ore di domenica scorsa, il prof. Zingales si esibisce in uno spericolato equilibrismo per giustificare la richiesta della lista dei proscritti, cioè dei cento maggiori debitori insolventi delle banche in dissesto, i nuovi due ladroni da crocifiggere ai lati di Cristo.
La sua tesi è molto semplice: secondo lui esiste un solo indice di analisi di bilancio in grado (attenzione attenzione!) EX ANTE di determinare se una posizione sia a rischio di insolvenza oppure no; di seguito dimostra che, con pochi dati pubblici ricavabili da internet, era possibile fin dal 2009 verificare che tale indice era “impazzito” per la maggior parte dei debitori insolventi della lista della Popolare di Vicenza; conclude perciò che se a fronte di tanta palese evidenza, il Parlamento continua a negare l’autorizzazione alla pubblicazione, allora si vuole nascondere qualcuno oppure qualche deficienza nella Vigilanza della Banca d’Italia.
Lo scopo, cioè l’anelito alla verità e al miglioramento del sistema, è più che condivisibile; è invece fallace l’argomentazione adottata per giustificare la tesi, e come vedremo decade di conseguenza anche l’ipotesi.
Il problema non è perseguire la verità, ma guardare nella direzione giusta e con gli occhiali graduati correttamente
, altrimenti non vediamo nulla. Ma andiamo per gradi.

Come NON fare una analisi di bilancio
Zingales dice che il rapporto fra la posizione finanziaria netta (PFN) e il Margine Operativo Lordo (MOL) è la prova del reato che cerchiamo. Per definizione la PFN é pari a tutti i debiti finanziari (a qualunque scadenza) sottratti tutti i crediti finanziari e la liquidità aziendale. Il MOL invece è il risultato della gestione caratteristica, pari al fatturato meno i costi tipici della attività d’impresa. Il rapporto dice quanti anni servono alla azienda per rimborsare tutti i debiti netti accumulati per il suo funzionamento.
Nella tipica analisi bancaria questo rapporto non dovrebbe superare le 4-5 volte, ma dipende dai settori. Invece, per le aziende analizzate da Zingales, quasi tutte edilizie e immobiliari per sua stessa ammissione, l’indice è molto ma molto maggiore, addirittura pari a secoli per restituire il malloppo.
La fallacia sta qui: nell’utilizzare per il settore edilizio e immobiliare una metodologia di analisi utile solo nel settore produttivo (industria e manifattura).
Come funziona il bilancio di una azienda di costruzioni edili? Ovviamente, finché il cantiere va avanti e non è stato ultimato nulla, nulla è stato venduto e quindi il fatturato è zero e i costi sono pari alla quota annuale dello stato avanzamento lavori (operai, materiali edili, costi per progettazione e costi del personale amministrativo, nonché interessi bancari). Ovvio che il MOL sia negativo. A nulla vale dire che nel fatturato vada considerata la ‘variazione delle rimanenze finali’, cioè la variazione anno su anno del valore dell’immobile man mano che ne prosegue l’edificazione: nessun impresario valorizza questo magazzino a valore presumibile di vendita, salvo che non gli piaccia pagare le tasse prima di aver venduto un solo immobile.
Tutt’al più lo valorizza al costo, quindi il MOL alla meglio sarà nullo. Questa è una realtà talmente banale che doverla spiegare ad un docente universitario è avvilente.
Generalmente le banche non finanziano il 100% dei costi di costruzione, esattamente come non finanziano generalmente più dell’80% del suo valore alla famiglia che vuole comprarsi casa.
Laddove lo abbia fatto (leggasi Veneto Banca) ne ha pagato tragicamente le conseguenze.
Prima della crisi si usava finanziare circa il 70%-80% dei costi di costruzione, il resto lo metteva l’impresario di tasca propria. Dopo la crisi tale percentuale è scesa anche a 50%, a buoi scappati direte, ma questa è la verità.
È perciò normalissimo anche che la PFN cresca di anno in anno proporzionalmente all’avanzamento lavori del cantiere, dato che così funzionano i mutui cantiere che tutte le banche erogano.
Potremmo complicare il discorso dicendo che c’è qualche acquirente che compra sulla carta o al grezzo e paga acconti, ma questo non cambia il MOL fino alla vendita effettiva, e al limite riduce oggi la PFN. Pertanto possiamo proseguire ignorando questa possibilità, per quanto realistica sia.

Finalmente si arriva a rogito

Un bel giorno, il nostro impresario chiama in banca e chiede la perizia per conclusione lavori e magari per frazionare il mutuo su ciascuna unità immobiliare e sapere quindi quanto rimborsare ogni volta che ne vende una.
Poi inizia a vendere, ovviamente con un ricarico sui costi di costruzione, plusvalore che altro non è che il suo utile.
Da questo momento la società inizia a produrre fatturato, il suo MOL diventa positivo, e inizia a rimborsare il mutuo concesso per il cantiere, e riduce la PFN.
Conosco molti impresari che addirittura ottimizzano il profilo fiscale cercando di non vendere troppe case lo stesso anno, ma qui diventiamo pretenziosi nella nostra discussione.
Una volta venduto tutto, il debito è totalmente ripagato, e l’impresa ha chiuso auspicabilmente in utile, spesso un generoso utile netto.
Con buona pace del prof. Zingales possiamo gettare nel cesso la sua analisi e tirarci lo sciacquone.

perché allora tutto va a rotoli e cosa dovremmo guardare?

Un’altra fallacia della analisi di Zingales, consiste nel prendere i bilanci aziendali con i cantieri incorso: ma cosa vorrebbe? Che vedendo un rapporto PFN/MOL brutto le banche chiudano i rubinetti e si tengano una inutile ipoteca su un immobile a metà, non agibile nè abitabile?
Per favore, prof…..basta così….mi avvilisco anche peggio.
La ricetta di Zingales (guardare i meri e crudi numeri di bilancio) è proprio quello che dico sempre ai “miei ragazzi” di non fare mai: se vuoi concedere soldi vai prima in azienda, guarda cosa fanno, come, con quali mezzi, parli una, dieci cento volte con loro, e valuti il loro business.
Qualunque scimmia è capace di sparare cazzate leggendo un bilancio e basta. Ma questo non lo rende meno scimmiesco.
Questo è vero per le imprese manifatturiere, e ancor di più per le edilizie. Nell’edilizio è indispensabile valutare l’iniziativa prima di qualunque concessione: tipologia di immobile, materiali, luogo di edificazione e sua recettività in termini di domanda/offerta, capacità e esperienza dell’impresario e delle ditte appaltanti e sub, capacità di autofinanziamento dell’azienda. L’elenco può continuare ma questi sono gli elementi principali da analizzare, e come si vede prescindono dal bilancio.
Per questo le Direzioni Credito più efficienti si affiancano a professionisti per le valutazioni, specialmente per la ricettività della iniziativa e la valutazione della domanda in loco (per esempio, sto edificando nuovi condomini in una zona con parcheggi, servizi, alimentari e altre utilità, o in zone meno servite e magari in corso di abbandono?).[sociallocker].[/sociallocker]

La Vigilanza potrebbe andare a festa se facesse verifiche sulle autovalutazioni immobiliari fatte dai direttori di filiale di moltissime BCC e Popolari di carattere locale, nelle quali questa inefficientissima usanza è ancora praticata.
L’utilizzo di professionisti esterni non toglie ogni pericolo: ho letto anche di recente analisi contraddittorie (elevata valorizzazione, ma l’immobile era sito in zona destinata a popolarsi di immigrati), rispedendole al mitente e segnalandolo a chi di dovere. Ancora, per fortuna di rado, succede che certi geometri tanto interni quanto esterni vengano beccati e denunciati per aver preso la mazzetta per adulterare le perizie. Sfortunatamente li beccano a danno fatto…

Se il problema principale degli NPL italiani è il settore edilizio, allora bisogna chiedere che la Vigilanza controlli severamente le pratiche e le metodologie di analisi e prefattibilità delle banche, è lì che si cela l’arma del delitto.
Certo, ci saranno pure dei casi di sciagurati che edificano nel deserto e non sanno nemmeno fare il proprio lavoro, magari qualcuno lo farà pure per riciclare denaro, ma di quanti parliamo? E comunque il problema era e rimane lì: in seno alla banca, non certo su un nome in una lista.

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da Banchiere Cannibale

Mi piace avere vecchi amici a cena... Perché sotto la più bella ruota di pavone si cela sempre un culo di pollo.

4 Risposte a “Il professore e i due ladroni, anzi cento.”

  1. Ottima analisi. Io ritengo che il famoso indice usato dalle banche “rapporto fra la posizione finanziaria netta (PFN) e il Margine Operativo Lordo (MOL)” è sopravvalutato e abusato anche quando si analizza un’azienda industriale manifatturiera. Dentro la PFN infatti ci stanno anche tutte le linee di fido a breve termine che ciascuna azienda utilizza per finanziare il capitale circolante e di cui avrà sempre bisogno!! Molte banche questo NON lo capiscono!

    1. Salve Angeletti, Lei ha ragione anzi rilancio dicendo che CIASCUN indice di bilancio è abusato quando viene preso singolarmente e usato per trarne conclusioni dogmatiche e sub aere perennius.
      Nel caso da lei sollevato, all’indice va affiancata una analisi della struttura del debito e delle sue maturities, perchè altrettanto errata sarebbe la bocciatura di una azienda con PFN/MOL=7 ma con debiti prevalentemente a lungo termine magari proprio attorno a 7 anni residui.
      Avrei dei dubbi per quanto riguarda un elevato debito prevalentemente per finanziamento del circolante, ma anche in tal caso va capito se il rapporto dipende dalla dinamica della PFN, oppure del MOL e quindi in ultima analisi dalla tipologia caratteristica del ramo/settore del business.
      Il tutto senza dimenticare di corredare l’analisi con giudizi sula sostenibilità del debito (la qualità di crediti e magazzino è buona? Tanto per citare UNA domanda da farsi).
      Grazie del commento, saluti

    1. Grazie Saba, prendo buona nota e approfitterò di un trasferimento con le nostre care FS per leggerlo.
      Grazie del commento, saluti

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