La psicologia del cambiamento applicata al trading

psicologia del cambiamento

Fino a 2-3 anni fa in Italia non si sentiva neppure parlare di “psicologia del trading

Sotto l’onda del successo americano di tutta una serie di inchieste, ricerche, libri, corsi anche nei nostri lidi è finalmente comparsa questa problematica.

Comunque sia, dopo ormai decenni di studi, non si può certo più prescindere né dalla Finanza Comportamentale né dalla Psicologia del Trading.
Persino la Teoria del Mercato Efficiente (Efficient Market Hypothesis), rigida e schematica, che fino ad una quindicina di anni fa era Vangelo, si è modificata e tradotta nella Teoria di Mercato Psicologico, fluida e illimitata, in cui le nostre decisioni si scontrano/confrontano/modellano condecisioni di altri trader.

La conseguenza fondamentale è la concezione che il nostro sistema decisionale (e il conseguente stato emotivo derivante dalla decisione) costituiscono il substrato per la formulazione magari del prossimo prezzo di mercato.

Si è capito come nel “tradare” tutto venga messo in gioco: la nostra psiche, i nostri valori le nostre credenze, bisogni, sicurezze, convinzioni, abitudini, preconcetti ecc.

Il trading coinvolge e fa da specchio a tutta la nostra personalità.

Famosi sono tre studi:

  1. Il primo studio, sulla Euristica della Disponibilità, analizza come le persone valutino le probabilità di un evento giudicandolo su una base istintiva/esperienziale e non sulla base delle probabilità matematiche effettive. E ciò provoca sempre una sottostima dei rischi effettivi.Su questi studi è basato, ad esempio, l’enorme business delle lotterie e dei gratta e vinci.
 Nessuno accetterebbe di investire così come migliaia di persone “investono” quotidianamente dal tabacchino!

    Nel trading, un modello simile, è quello che porta nel trading al “io ci provo come va…va”….. al “questa è la volta buona” al “tengo questa posizione perché il mercato girerà” ecc.

  2. 

Il secondo studio, sulla Dissonanza Cognitiva, spiega come le persone sperimentano una dissonanza essenzialmente in concomitanza con una decisione importante, che è sempre legata ad un coinvolgimento personale molto stretto.
    La dissonanza crea un disagio psicologico e costituisce una motivazione a cercare le modalità per eliminarlo.La Teoria della Dissonanza Cognitiva è sorta come tentativo di formalizzare nell’ambito di un modello una delle constatazioni che emergono quotidianamente nell’esperienza comune: le persone tendono in generale ad essere coerenti con se stessi nel modo di pensare e di agire.

    Quando questa coerenza manca si crea uno stato di disagio che l’attività mentale cerca di eliminare (o almeno di attenuare) con varie forme di ristrutturazione cognitiva.

 Ciò è continuamente presente nel trading: ad una operazione perdente di solito un trader associa una serie di emozioni/reazioni: a livello monetario (perdita), a livello psicologico (ho avuto torto), a livello emotivo (sono un perdente), che appartengono alla “fascia del dolore”. 
Lo stesso concetto vale, ripetuto al contrario, per una operazione vincente che viene associata alla “fascia del piacere”.
 Ma esse sono tutte reazioni fuori dal nostro schema di equilibrio e comportamentale.

    Al concetto di Perdita vengono associati inconsciamente elementi negativi e quindi di dolore/morte. Al concetto di Profitto vengono associati degli elementi positivi e quindi di piacere/vita.

    La razionalità perde di forza e acquistano maggior valenza gli impulsi primordiali fuga/salvezza o di supervalutazione personale.

    La relazione psicologica fondamentale ci spiega come mai fare trading è cosi difficile a livello emotivo e le sua relazione con la dicotomia piacere/dolore. 
L’autostima è fortemente chiamata in causa da tali fenomeni, così come fortemente è chiamata in causa l’accettazione degli errori. 
In un ormai vecchio ma famosissimo sondaggio/studio americano, venne provato come questa accettazione sia molto più difficile per gli uomini che per le donne (all’errore, al trade perdente, viene associato psicologicamente una “perdita di virilità”).

     

  3. Il terzo studio deriva dalla Teoria della Prospettiva (Prospect Theory) formulata nel 1979 dai premi Nobel Daniel Kahneman e Amos Tversky. 
Analizza in che modo le decisioni vengano prese quando ci troviamo di fronte a delle scelte e spiega perché la maggior parte degli investitori non riesce spontaneamente a seguire la nota regola o consiglio di Borsa:

    tagliare le perdite e far correre i profitti”.

    Da un punto di vista razionale ed oggettivo, ad esempio, il fatto di perdere 100 euro o di guadagnare 100 euro, dovrebbe produrre un pari livello di insoddisfazione/tristezza o di soddisfazione/gioia.
    In pratica invece non è così: le decisioni vengono prese sulla base di funzioni di valore aleatorie.

I tre errori indicati nella Prospect Theory sono:
    – L’avversione verso la sconfitta (la sofferenza per una sconfitta è circa due volte più grande della gioia per una vittoria)
    – Asimmetriche preferenze per il rischio (si preferisce non chiudere le posizioni in perdita mentre si chiudono presto quelle in guadagno)
    – Falsa valutazione delle probabilità (pensando che eventi meno probabili possono capitare più di quanto si possa pensare).
    In conclusione, in Borsa l’investitore è generalmente propenso a correre quelli che giudica bassi rischi, e quindi chiude la posizione, non appena riesce a guadagnare virtualmente anche poco, ma accetta di aumentare i rischi rimanendo in posizione, quando realizza perdite virtuali.

Chiudendo questo discorso (che è solo uno sfiorare questo enorme ed interessantissimo argomento), vorrei comunque ricordare ai colleghi traders come noi siamo un tutt’uno. 

Nulla nella nostra mente è separato. 
Siamo la somma di tutto. E la somma è maggiore delle parti.



La psicologia del trading di cui qui si parla, non è altro che l’approfondimento del “SE”.

Si deve sottoporre non solo il “metodo” usato alla prova, ma anche il “come lo si usa”, come reagiamo al suo uso e dietro quali porte ci nascondiamo.
Il metodo è la macchina. Ma ci vuole un abile guidatore.
Un pilota di Formula 1 fa esercizi sul “SE”, uno scienziato fa lo stesso, un’atleta olimpico idem.

I migliori traders che ho conosciuto o che avrei voluto conoscere e di cui ho solo letto, hanno migliorato ciò che facevano ed a volte addirittura invertito la propria posizione da perdente a vincente, cercando di capire se stessi.

La neurologia ha provato che i percorsi neuronali sono modificabili. Noi costruiamo le strade che percorriamo.

Noi costruiamo la nostra realtà!

Più conosci te stesso più migliori le tue prestazioni. E questo in ogni campo.

E conoscere se stessi è l’unico modo per essere flessibili e per continuare ad imparare.
Nonostante il progresso della nostra conoscenza, il futuro sarà sempre meno prevedibile e quindi, per vivere nel mondo d’oggi, è necessaria molta più immaginazione di quella di cui siamo abituati o accettiamo.

Il cambiamento richiede coraggio.
L’immaginazione richiede coraggio.

Noi percepiamo gli eventi, storici e attuali, in modo distorto e gli errori che facciamo sono provocati dalla nostra continua ricerca di conferme (che ci danno sicurezza) e dalla negazione di ciò che non dà conferma (il nuovo mette paura).

Come dice Umberto Eco:

“Conta di più concentrarsi sui libri non letti e trattare la conoscenza come un’apertura all’improbabile, piuttosto che come un tesoro o uno strumento per aumentare la propria autostima.
Noi non possiamo prevedere gli errori che commettiamo quando abbiamo a che fare con il futuro” (nel sociale, nel personale, nella professione, nell’ego, nel trading).

Esso sono dovuti agli “ancoraggi” a certe previsioni preconcette, anziché all’apertura verso il “possibile”.

Come dice Nicholas Taleb l’effetto sorpresa di un Cigno Nero, sempre sovversivo, può essere sovvertito trasformandolo in Cigno Grigio ovvero accettando l’idea generale della possibilità che si verifichi.
Rimanendo sempre aperti ad ogni possibilità.

E insieme a Taleb concludo che anche noi, nel nostro piccolo, siamo dei Cigni Neri, Unici e Imprevedibili.

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Pubblicato da Stefania Conti

"Problems can not be solved by the same level of thinking that created them." (Albert Einstein) Ho studiato Fisica e Medicina, per poi portare le mie competenze scientifiche ed umanistiche nel mondo del trading. Mi occupo di organizzazione e ottimizzazione delle risorse

3 Risposte a “La psicologia del cambiamento applicata al trading”

  1. Articolo molto interessante. Sarebbe da integrare ed approfondire anche con accenni a Dunning Kruger. Molte perdite nel trading sono causate proprio da una sopravvalutazione delle proprie competenze che viene poi amplificata dal quadro psicologico che l’autore ha ben rappresentato in questo articolo.

    1. Concordo. Ha perfettamente centrato un’altro importante punto.
      Ho scritto alcune pagine sul DK nell’ottica di un’analisi generale.
      Lo stesso effetto DK è oggi profondamente mutato rispetto alle ricerche originali.
      Spero di poter pubblicare le mie riflessioni.
      Grazie per il commento

  2. Considerazioni molto interessanti. Nel trading online il rischio di ridurre tutto ad una serie irrazionale di scommesse è molto alto, anzi è probabilmente il meccanismo che muove la maggior parte dei trader non professionisti. Questo post aiuta almeno a riconoscere le principali trappoli mentali che possono costare molto care. Altro che MIFID2 🙂

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