Il QE umano. Torniamo a rifletterci

E se dietro l’immigrazione ci fosse davvero una strategia diabolica della stessa UE?

Condivido e implemento con qualche spunto personale il pensiero dell’amico Enea Mazzoni che ha una visione originale e forse non del tutto rilegabile al filone complottistico.

Partendo dall’Italia, Paese tra i più fragili e meno integrabili nel modello europeo, l’emergenza immigrazione è un fiume in piena e tutto lascia presagire che si tratti solo di una fase ancora iniziale; nel senso, chi può arrestarlo questo fiume in piena?

Tale fenomeno – in un clima di disoccupazione perenne, fuga di cervelli (e anche, in generale, di volenterosi in cerca di habitat lavorativi più accoglienti), ipertassazione e crescita pari allo zero virgola – è ancora più ingestibile, con il rischio davvero concreto di innescare un’atroce lotta tra poveri, con disparità assistenziali inaudite, dato che in un clima di povertà sempre più diffusa è impensabile riuscire ad aiutare tutti e, come si vede quotidianamente nelle cronache dei media, sono le popolazioni residenti a essere abbandonate nel momento del bisogno.

A monte del fenomeno immigratorio, andava fatta una netta selezione tra rifugiati di guerra e immigrati economici, con una distribuzione equa nelle varie nazioni dell’Unione Europea in base al PIL dei vari Paesi, tenendo in considerazione sia l’allarme criminalità che l’“emergenza carceri”, come le difficoltà di rimpatrio. Ma questa, ormai e purtroppo, è storia; così dobbiamo constatare la mancanza di strumenti del governo per gestire e ridurre i danni generati dall’immigrazione di massa, nell’inaccettabile scaricabarile tra comuni, regioni, governo e UE, in un gioco pericoloso dove non è mai colpa di nessuno e nessuno può fare nulla mentre il popolo patisce e gli immigrati aumentano.

Per un’immagine complessiva che è quella di un Paese che vacilla su tutti i fronti, tra governanti incapaci, ma esperti nel trovare scusanti, e una giustizia che ormai si adegua ai criminali e non viceversa; lo sanno bene quei criminali stranieri che scelgono il nostro Paese per delinquere indisturbati e che addirittura si prendono beffa del nostro inadeguato sistema giudiziario. E con la percezione diffusa che gli immigrati hanno più tutele degli stessi italiani.

Tutto ciò, inevitabilmente, ferisce la sensibilità e alza i livelli di esasperazione, non solo, come abbiamo detto, assistendo alle notizie di cronaca nera che coinvolgono gli immigrati ma anche nella vista giornaliera di immigrati che bighellonano e chiedono l’elemosina nei centri storici e nei parcheggi dei centri commerciali.

Mi rendo conto che l’analisi fatta finora è tanto oggettiva quanto banale, allora dove sta la novità suggerita dall’amico? Che la situazione appena descritta, sia per l’Italia sia a livello comunitario, va benissimo proprio così, perché rappresenta, in realtà, un disegno ben preciso.

Dalla crisi del 2008, gran parte dell’Europa non è riuscita a riprendersi, tant’è vero che assistiamo sempre più a un continente a due velocità; e questo grava pesantemente sulla crescita e sul grande progetto europeista. Si sono creati moltissimi nuovi poveri, retrocessi dalla classe media, e chi ha i capitali non investe più nell’economia reale di certi Paesi essendo estremamente rischioso e poco incentivante sia dal profilo fiscale che da quello dei rendimenti attesi. In risposta a tale scenario si è creato lo stimolo del Quantitative Easing – ossia la creazione di moneta da parte della Banca centrale e la sua iniezione nel sistema finanziario ed economico generando, in conseguenza alla legge della domanda e dell’offerta, una svalutazione della valuta stessa – al fine di pompare liquidità nel sistema finanziario e sostenere la crescita.

Ecco qual è l’originalità del pensiero. La stessa modalità è stata utilizzata anche nella gestione dell’immigrazione di massa: anziché creare nuova moneta, si è creata nuova popolazione, iniettandola nella società, nel mondo del lavoro e nell’intero sistema economico delle nazioni coinvolte, generando un grande “quantitative easing umano”.[sociallocker id=12172].[/sociallocker]

L’ipotesi è suggestiva (come peraltro il titolo, inventato da Enea Mazzoni). Iniettare nella UE un numero enorme di persone disperate e usarle come “veicolo di liquidità”. Da una parte con un gran numero di consumatori “artificiali” e dall’altra parte con un numero enorme di persone senza un impiego che condurrebbero a una conseguente svalutazione del capitale umano secondo la legge della domanda e dell’offerta, per l’appunto con le stesse dinamiche del quantitative easing della BCE.

Con (anche) il disegno di “cinesizzare” o “indianizzare” – come tutele e potere contrattuale – l’Europa? In un disegno perverso, può essere. Perché ciò mitigherebbe un altro aspetto non secondario che intimorisce gli eurocrati e gli esperti di statistica: l’allarme demografia che il flusso migratorio invece compenserebbe.

[tweetthis]l’UE, l’immigrazione ed il lavoro che scompare. Visti da @Forchielli[/tweetthis]

A dire il vero, in merito l’allarme demografia, siamo sicuri che sia veramente una situazione preoccupante? Secondo un report 2014 del Foreign Office circa il 45% dei lavori con cui oggi la gente si guadagna da vivere potrebbero scomparire entro breve perché completamente assorbiti dal progresso tecnologico. Sulla base di ciò risulta chiaro che quello a cui abbiamo assistito in questi anni non è un crollo demografico da colmare con un afflusso spropositato di immigrati ma un fenomeno di “autoregolazione naturale” delle nascite.

La popolazione in automatico si è adeguata a quello che viene richiesto dalla nuova società moderna nella quale viviamo, né più né meno. Mentre le conseguenze del quantitative easing umano – ideato dalle élite europee e a dire il vero piuttosto diabolico – potrebbero però rilevarsi non solo eticamente perverse ma anche disastrose in termini di tensione sociale, con il mondo del lavoro che muterebbe in un mercato degli schiavi composto in gran parte da concorrenza proveniente dal terzo mondo.

In conclusione, siccome al peggio non c’è mai fine, è un’ipotesi da non scartare.

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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

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