Quel cocktail molto alcolico, guarnito con olive greche

La divisa del barman è luccicante, il suo sorriso conquista, la musica del locale è assordante. E il cocktail che viene servito è davvero troppo, troppo alcolico. Nello shacker è stato messo poco ghiaccio (a giudicare da quanto è surriscaldata la sala) e i distillati introdotti portano il nome di dilettantismo, disperazione, populismo e scelleratezza. Non sappiamo bene le dosi di ciascuno, ma al palato è chiaro che siano presenti tutti e quattro.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

4 Risposte a “Quel cocktail molto alcolico, guarnito con olive greche”

  1. Mi fa imbestialire questa sorta di falso paternalismo, di razzismo mascherato da preteso buon senso, che viene utilizzato ogni volta che si parla della popolazione greca.

    Veramente ignobile l’affermazione a seguire. Innanzitutto perché si parla di bambini e anziani che non hanno finanche da mangiare, o di ospedali senza siringhe. E poi perché clamorosamente inveritiera:

    “””Tuttavia quando molte cose sono date per scontate diventa difficile spiegare ai cittadini che vanno fatte delle rinunce, o meglio che le rinunce fatte non sono ancora sufficienti. E
    questo non per colpa delle eccessive pretese esterne, ma per la profondità del pozzo che essi stessi hanno – più o meno consapevolmente – contribuito a scavare”””.

    Guardi che i greci non si son scavati alcun pozzo. Il pozzo glie lo hanno scavato le grandi banche del nord (Germania, Francia e Olanda, soprattutto).

    Il sistema sociale greco era senz’altro ampio, ma non più di quanto lo fosse quello degli altri paesi europei (perché non pubblica un grafico sull’incidenza dei costi dello stato
    sociale sul Pil, prima e dopo l’euro, di tutti gli stati europei?) ….. mentre questi grandi scansafatiche dei greci lavorano mediamente più di 500 ore l’anno di quei gran lavoratori dei tedeschi anzi, mi pare anche un po’ di più (perché non pubblica una bella statistica anche su questo dato?).

    Il problema è stato ben spiegato nel cosiddetto “Ciclo di Frenkel”, che lei evidentemente ha convenienza a non pubblicare (che dico? Dimenticavo che le cose che non si accordano alle sue idee lei non le pubblica, ricorda lo studio BOFA/ML?).

    In sintesi veramente estrema, l’esistenza della moneta unica ha indotto le banche del nord a concedere prestiti senza alcun criterio alla Grecia (Spagna e Portogallo), salvo accorgersi, nel 2008, che avevano ecceduto, e che quei prestiti non potevano essere restituiti.

    A questo punto è partita la criminalizzazione del debitore. Ma di chi è la responsabilità della concessione dei prestiti, di chi li da o di chi li chiede? IN PARTICOLARE QUANDO L’INDEBITAMENTO E’ ADDIRITTURA SOLLECITATO, E NON SOLO MERAMENTE ACCOLTO.

    Il resto è storia, la Troika e le sue politiche di austerità, che non hanno fatto altro che aggravare la situazione greca (sia sul Pil che sul debito pubblico), come largamente
    previsto dagli economisti indipendenti.

    Lei insiste su queste misure d’austerità, ma se c’è una cosa che è stata provata è che sono controproducenti. Vogliamo pubblicare, anche in questo caso, un po’ di statistiche? Guardi che L’HA AMMESSO FINANCHE IL FMI CHE POLITICHE D’AUSTERITA’ SONO STATE UN FALLIMENTO, ormai c’è rimasto solo lei (e Shauble) a sostenerle.

    Miracolo, l’altro giorno l’ha detto anche Prodi: in un’economia che non ha praticamente export, se si tagliano i consumi interni (conseguenza della disoccupazione, del taglio dei
    salari e delle pensioni etc.), come fa il Pil a riprendersi? Giusto, ce lo dice lei com’è che si fa, Boda?

    Non voglio far finta di niente sul fatto che i governanti greci a suo tempo abbiano barato sui conti (come quelli italiani, del resto), ma è certo che l’Istituto che li ha aiutati, la Goldman Sachs, non è estraneo al sistema di potere. A mio parere che in Grecia si stava
    barando lo sapevano tutti, forse non solo a mio parere.

    Quello che invece noi italiani non sappiamo, perché nessuno ce lo dice, è che le nostre tasse, grazie alle quali abbiamo versato decine di miliardi di euro ai fondi salva-stati,
    sono in realtà andati non alla Grecia, ma alle banche del nord. E non mi sembra giusto: che c’entra il contribuente italiano con la cattiva gestione delle banche nord-europee? Ma naturalmente io sono uno sporco populista. E poi non ho mai lavorato in banca.

    Il suo paternalismo peloso, quindi, lo tenga per sé, Mr. Boda. E la smetta di offendere questa povera gente. Per favore.

    1. Gentile Franco,
      le offro qualche dato che possa fungere da spunto di riflessione:
      La Grecia è in assoluto il Paese europeo che spende in pensioni la quota maggiore del proprio, comprensibile se si pensa che ha il tasso di ultra65enni tra i più alti. Tuttavia è tra quelli che spendono meno in Europa per le pensioni agli ultra65enni.
      Questo significa che la elevata spesa pensionistica è diretta a baby pensionati e non ai tanti anziani (lascio intuire le prospettive di lungo termine di questa voce di spesa…).
      Sarebbe gradita una disponibilità alla normalizzazione di questa evidente stortura, incontrerebbe la disponibilità a trasformare tutto il debito greco in “perpetuo” così da togliere a tutti i grattacapi del suo rollover.

      Spesa pensionistica/PIL da record,ma non sugli anziani (pur pesando più che altrove)= manica larga pensioni a giovani pic.twitter.com/GklghvCrIW— Andrea Boda (@AndreaBoda) 26 Maggio 2015

  2. Caro Boda, mi accingo a risponderle solo in questo momento, poiché sono appena tornato da un viaggio in Toscana. Sono stato, fra le altre località, a Bagno Vignone, una piccola località termale vicino Pienza, veramente bella e particolare per chi ama il
    trekking, ma anche per chi ama sollazzarsi con un bourbon con tanto ghiaccio, da consumarsi all’ombra di un muro antico, di nascosto dalla moglie, of course.

    Veniamo al dunque … credo che, in certe occasioni, sia meglio non rispondere, piuttosto che scrivere qualcosa a tutti i costi, rischiando l’autolesionismo.

    Nell’ambito di uno Stato Sociale, paese per paese, può esserci un capitolo che diverge dagli altri. A seconda di moltissime ragioni, anche fra le più varie, può esserci un capitolo
    che incide in modo più o meno anomalo. MA QUELLO CHE CONTA E’ LA VOCE “STATO
    SOCIALE” NEL SUO INSIEME, non questo o quell’altro capitolo di spesa, evidenziato a supporto o meno di una tesi particolare.

    I grafici che lei avrebbe dovuto pubblicare, quindi, sono quelli dello “STATO SOCIALE/PIL” di tutti gli stati europei, nel 2014 ed in un anno qualsiasi prima della crisi del 2007. I lettori del sito avrebbero visto (lei l’ha già fatto, vero?) che la spesa sociale della Grecia era ed è nella media generale ed anzi, inferiore a quella di qualche altro paese.

    Suvvia, non mi prenda per un rincitrullito. Non sono ancora così vecchio. Anzi, sa cos’è? Nel sito a seguire, Bagnai parla proprio dell’argomento, è un articolo vecchio solo di un paio di giorni: http://goofynomics.blogspot.it/2015/05/le-pensioni-della-grecia.html.

    Visto che sono in vena, le allego un altro sito. La Finlandia (ma non è una novità assoluta) comincia a sprofondare nel guano, nonostante sia considerata dai liberisti un modello da
    seguire. Il fatto è che l’euro, prima o poi (i differenziali di competitività non compensati dai trasferimenti fiscali!), morde tutti i paesi, anche quelli cosiddetti “core”. Nel frattempo si son venduti la Nokia, la loro più grande azienda, ed ora … legga cosa ha scritto Paul Krugman, anch’egli un paio di giorni fa:
    http://krugman.blogs.nytimes.com/2015/06/01/the-finnish-disease/?module=BlogPost Title&version=Blog%20Main&contentCollection=Opinion&action=Click&pgtype=Blogs&region=Body

    Continuo a sperare che finalmente gettiate il cuore oltre l’ostacolo, e cominciate a modellare le vostre teorie sulla realtà, e a non pretendere più di cambiare quest’ultima per
    adattarla alle teorie liberiste. La crisi del 2008 è stata causata dal debito privato, non da quello pubblico, lo dicono anche i sassi. Ad maiora!

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