Questione di fattori di crescita

Anche se ancora nel mezzo di una crisi che in Europa appare infinita, la nostra generazione si conferma tra le più fortunate della storia. Lo ricorda Byron Wein, Vice Presidente di Blackstone Advisory Partners LP e uno dei più prestigiosi strateghi della finanza internazionale. La forza dei numeri è incontestabile per qualsiasi analisi. Negli ultimi 50 anni il Pil mondiale è cresciuto mediamente del 3,6% ogni anno.

Sappiamo che il Pil non coincide con la ricchezza, ma è la misura statistica che più le si avvicina. Pur con tutte le distinzioni dunque, si può ragionevolmente sostenere che la ricchezza mondiale sia aumentata a un tasso significativo nell’ultimo mezzo secolo. Il valore è la somma di 2 addendi: l’aumento della occupazione e quello della produttività, i cui contributi sono stati pressoché uguali. Ha quindi funzionato bene la combinazione di quantità e qualità. Sono stati impiegati sempre di più lavoratori salariati ai quali è stato consentito di lavorare con strumenti sempre più perfezionati. Il massiccio esodo dall’agricoltura all’industria è la spiegazione più simbolica del fenomeno; lo straordinario esempio della Cina ne rappresenta il successo più eclatante. Tuttavia i prossimi 50 anni potrebbero essere molto diversi, per questo il passato, almeno economicamente per i paesi industrializzati, potrebbe essere rimpianto nel futuro. Infatti, secondo uno studio del McKinsey Global Institute, uno dei due fattori della crescita – la demografia e la produttività – sarà quasi stabile. La popolazione crescerà infatti dello 0,3% annualmente, mentre la produttività dovrebbe conservare lo stesso ritmo di crescita (1,8%). L’incremento del Pil che ne risulterà sarà pari al 2,1% annuo, cioè il 40% in meno del valore al quale eravamo abituati. Il tasso di fertilità sta decelerando. L’Europa e il Giappone sono società affollate di anziani. Presto lo sarà la Cina, sia per la politica del figlio unico che per le dinamiche dell’economia che impongono scelte più ponderate per l’allargamento delle famiglie.

Migliori condizioni di vita fanno riflettere sugli impegni personali; l’accesso a sistemi sanitari e previdenziali suggerisce scelte razionali oltre che affettive. Il maggiore apporto alla crescita della popolazione mondiale verrà dall’India, dove le strutture socio economiche risentono ancora della tradizione. Non rimane dunque che la ricerca della qualità, per mantenere un ritmo di crescita che sostenga i bisogni planetari. I binari del percorso sono accademicamente riconosciuti. Da una parte i paesi emergenti possono e devono assimilare le tecnologie più valide. Nella rincorsa decennale, il raggiungimento – il catch up economico – sarà più vicino, non più soltanto un miraggio. Contemporaneamente i paesi industrializzati dovranno cimentarsi in una sfida ancora più sofisticata, quella dell’innovazione. Utilizzare le best practices – inventarle e duplicarle – sarà dunque l’unico modo per continuare a garantire una crescita ragionata. Con meno persone al lavoro, servirà a sostenere i pensionati, con le tempie ingrigite ma ancora attivi.

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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

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