Riflessioni sul futuro dell’economia mondiale

La nuova rivoluzione industriale in corso è basata sull’innovazione. Il suo centro è in negli USA, in California e Massachusetts, ma ha derivazioni in altre parti degli Stati Uniti e nel mondo. Nuove aziende nascono tutti i giorni e gli investitori spesso sottostimano il significato di questo cambiamento. Esso si impernia non solo su internet, ma anche sulla biotecnologia.

Nei prossimi anni vedremo l’affermazione potente di prodotti utilizzati per la lotta al cancro ed alle malattie cardiache. L’Alzheimer e il Parkinson sono infatti al momento malattie più difficili da sconfiggere. Nell’information Technology le aziende che trarranno vantaggio saranno Google, Facebook, Salesforce, Microsoft, Amazon, Linkedin e poche altre, non Twitter che avrà un ruolo secondario. Cambieranno i metodi di produzione, del trasporto, della gestione dei magazzini e della comunicazione. Se la biotecnologia estende la vita oppure riduce la chirurgia invasiva, qual è il relativo valore di mercato? Ecco perché l’attenzione degli investitori dovrebbe concentrarsi su questi aspetti.

Le nuove aziende possono raggiungere crescite degli utili più alte del tipico 5-10% annuo. Il PIL statunitense crescerà del 2% all’anno. Per raggiungere il 3% ci sarebbe bisogno di un boom immobiliare che giudico ora impraticabile. I robot e l’automazione aumenteranno la produttività, i profitti si manterranno alti, ma la disoccupazione non fletterà. Nuovi posti di lavoro si raggiungeranno solo con una crescita sostenuta e costante, difficile da raggiungere in un’economia matura. Il settore bancario ha perso moltissimi posti di lavoro e le riduzioni non sono finite. Dovremo abituarci a convivere con la disoccupazione, anche con i costi economici e sociali.

La tecnologia richiede competenza e stimola la concorrenza tra chi cerca lavoro. Per questo l’istruzione è nevralgica. Chi lavora nei settori preferiti – e per i quali ha studiato – è possibile si trovi con stipendi più bassi e che crescono più lentamente. Non possiamo farci illusioni: l’ineguaglianza crescerà. Appartiene alla storia e se il business è basato sulla conoscenza, sarà difficile porre dei rimedi. I mercati non subiranno scosse nel medio periodo, anche se le aziende innovatrici avranno successo. Può succedere che alcuni settori diano profitti, come è successo per l’immobiliare e come sta succedendo per i servizi all’energia, ma non si tratterà di grandi cambiamenti. Il tasso di interesse forse crescerà, ma con valori marginali. La massa di capitali in circolazione ha bisogno soltanto di reperire un posto sicuro dove essere collocata.

La Germania è una maledizione. L’Europa ha bisogno di capitali per la crescita. La recessione causata dai programmi di austerità è finita, ma la crescita è stata solo dell’1%. Avrebbe bisogno di un quantitative easing, ma Draghi, spinto dalla Merkel, non l’ha messa in campo, nonostante piccoli aggiustamenti. Ora tuttavia la deflazione fa più paura dell’inflazione. Esiste un solo modo per avere una politica monetaria più espansiva: la riduzione della crescita in Germania. Se ciò accadrà – probabilmente il prossimo anno – allora Angela Merkel potrebbe chiedere a Mario Draghi di rivedere le sue posizioni. Per le altre nazioni europee, prevedo una forte incertezza in Francia, ma, anche se si sta spostando a destra, non credo che la Francia – di base un paese socialista – eleggerà un candidato della destra estrema. Spero che Renzi abbia successo. La Spagna sta riprendendosi dallo scoppio della bolla immobiliare. L’economia industriale sta crescendo, i capitali stranieri stanno tornando, così come i turisti. Le prenotazioni sono in aumento del 45% anche in Grecia, mentre il Portogallo è trainato dalla ripresa spagnola. Tra tutti, la Francia e l’Italia rimangono il punto interrogativo più grande per il futuro.

Il Regno Unito procede sorprendentemente bene, seppure prevalentemente per il solo boom immobiliare, trainato dalle richieste dalla Russia e dal Medio Oriente. L’Europa ha tuttavia scarso peso politico. Teme la Russia, vorrebbe imporle sanzioni più pesanti, ma ha paura delle loro ripercussioni economiche. Guarda le annessioni di Putin e lo mette in guardia da non procedere oltre. Putin potrebbe lavorare in silenzio, concedendo all’Ucraina i crediti di cui ha bisogno (30 miliardi di dollari) e che l’Europa non è disposta a garantirle. I soldi possono più delle armi nel mondo corrente per raggiungere obiettivi geo-politici. I cittadini sono stanchi di combattere per le cause di altri. Gli Stati Uniti ne sono un esempio.

Dieci anni di conflitto in Medio Oriente non hanno portato la democrazia. Washington è stata ingenua nel pensare che la natura tribale si sarebbe convertita alla democrazia. L’Irak sarà probabilmente diviso in 3 parti, condotte da Sunniti, Sciiti e Curdi. Solo un uomo forte come Saddam Hussein – non dunque Malaki – poteva tenere unito il paese. In Egitto el-Sisi ha praticamente eliminato la Fratellanza Mussulmana, l’Afghanistan è orami perduto. Al-Qaeda si sta rafforzando e non credo che gli Sati Uniti riescano a impedirlo. Non credo che Israele e Palestinesi raggiungeranno presto un accordo di pace. I falchi dominano entrambe le posizioni. Israele cresce nell’innovazione tecnologica, apportata dagli emigrati dalla Russia, che ha ancora il miglior sistema di istruzione al mondo. La sua economia non cresce perché spende troppo per la difesa e non si affranca dalla disponibilità energetica. Sono invece ottimista sul raggiungimento di un accordo con l’Iran per farlo desistere dal suo programma nucleare. I giovani del paese vogliono aprirsi al mondo, sconfiggendo l’isolamento imposto dai religiosi. Tutti i cittadini vorrebbero che il loro paese non sia colpito dalle sanzioni. Ne deriverebbe un enorme flusso di capitali. Al contrario, non ho speranze per la Siria, la cui parte nord potrebbe secedere e fondersi con l’Irak. Progressivamente, la produzione di petrolio in Medio Oriente tornerà ai livelli pre-guerra. Ma la domanda dai paesi emergenti – soprattutto India e Cina, sarà ancora più robusta e il suo prezzo salirà.

L’oro è ormai un asset, sebbene non così diffuso in Europa e negli Sati Uniti. Sarà tesaurizzato in India e in molti altri posti dell’Asia; penso quindi che una certa quantità di oro dovrebbe essere presente nel portafoglio di ogni investitore. L’elezione di Modi condurrà l’India su un percorso molto positivo. È un vero riformista, ciò di cui l’India ha bisogno, ma deve ancora confermare con i fatti le sue promesse. Forse i mercati hanno già assorbito parte delle aspettative.

In Cina le dimensioni e la diversità del paese sono la vera sfida al governo del paese. Le amministrazioni locali sono molto potenti, ma non è chiaro se assecondino le direttive di Pechino. La Cina è effettivamente la seconda economia al mondo, ma per l’entità della popolazione, non per il reddito pro-capite. L’economia è comunque controllata e non mi aspetto una crisi significatica.

In Giappone c’è bisogno di convincere i cittadini che le politiche di Shinzo Abe funzionino. Non sono stimolato dal resto del mondo. L’Indonesia si basa sulle materie prime piuttosto che avere una piattaforma industriale. In America Latina sono poco fiducioso sull’Argentina. Il Brasile potrà riprendersi, ma è ancora troppo presto per investirvi. Tutti sono preoccupati dalla mancanza di volatilità nei mercati, ma essa è il risultato di eccessi. Negli Usa il mercato azionario è ben posizionato, l’economia si sta riprendendo e i titoli di stato si sono attestati su rendimenti bassi. Nonostante ciò molti hanno timore, con probabili spostamenti verso l’alto. L’Europa non riceve sufficienti investimenti. L’ambizione di salvare l’Unione Europea e l’Euro ha frenato gli investimenti negli ultimi 2 anni. Appena la ripresa si rafforzerà, ci saranno in Europa cambiamenti strutturali, come l’unione bancaria e la convergenza fiscale. Alcuni pensieri finali:

  • Nel futuro solo la creatività sarà valorizzata, e con alti prezzi. California e Massachusetts sono posti ideali per la creatività. Il resto del mondo è composto da luoghi di valore medio;
  • Il mercato dell’arte riflette l’ineguaglianza sociale, è il meno regolato al mondo. I prezzi possono salire molto a causa delle tasse sulla ricchezza;
  • Dopo il 2012 e il 2013 sarà sempre più difficile guadagnare investendo sull’azionario
  • C’è un boom in atto nel Myanmar, anche se i militari sono ancora al comando
  • Hillary Clinton vincerà le elezioni nel 2016
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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

3 Risposte a “Riflessioni sul futuro dell’economia mondiale”

  1. Alberto, posso chiederti come mai ti aspetti una rivoluzione industriale senza riqualificazione della forza lavoro? la storia ci insegna che l’occupazione, il reddito procapite e quindi le condizioni di vita/benessere sono migliorate ad ogni “salto tecnologico”.

  2. …tutto questo, nell’ipotesi che continui la “Pax Americana” nel mondo, con Medio Oriente e la disgraziata Africa piú o meno unici scenari di guerra.
    Con il riarmamnento di Cina, Giappone, Corea e la politica di espansione cinese sui mare per garantirsi le vie di comunicazione, con TUTTI i paesi della zona che fanno leva su sentimenti nazionalisti… possiamo davvero dare per scontata questa pace per molti anni ancora?

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