Scacco matto ai fallimenti bancari

La Federconsumatori si è lanciata a piedi uniti in un intervento sul tema “salvabanche” che lascia basiti per l’aridità di contenuti tecnici. Una invettiva indirizzata a “Bankitalia e ai Governi loro camerieri” che non fa nulla per dare ai consumatori cui dovrebbe essere rivolta qualche elemento utile a proteggersi nel futuro da eventi incresciosi come il recente “quasi-bail-in” che ha colpito gli investitori (in buonissima parte clienti) di Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara.

Il comunicato della Federconsumatori parla di “esproprio criminale del sudato risparmio” e prosegue cavalcando la tigre sentenziando “È certamente criminale imporre ai cittadini l’obbligo di un costoso conto in banca, senza che possano partecipare alle gestione del credito e del risparmio, addossando loro crac e dissesti bancari per ripianare le perdite“. Quanto si legge fa il paio con la lettera, pubblicata su Econopoly-Sole24Ore, di una risparmiatrice cliente di Banca Etruria che parlando di ciò che le è successo, ugualmente a moltissimi altri clienti della banca, lamenta come “parte o tutto dei loro risparmi sono stati fatti investire in obbligazioni, che oggi scoprono essere subordinate“.

Non c’è dubbio che si tratti di vittime, ma è opportuno capire bene chi sia il carnefice. Chi ha danneggiato irreparabilmente quei risparmiatori non è il decreto salvabanche, ma i consigli interessati che sono stati dispensati dai funzionari della banca, in un contesto normativo che consente e incentiva questo tipo di comportamenti.

Il blitz di domenica 22 novembre per formalizzare via decreto il salvataggio delle quattro banche in crisi può aver preso di sorpresa molte persone, ma non può essere definito un fulmine a ciel sereno.

Partiamo dalla descrizione del contesto attuale, fatta da Stefano De Polis, direttore dell’Unità di risoluzione e gestione della crisi di Bankitalia, a Radio 24:

“Con il 1* gennaio si realizza completamente l’unione bancaria, quindi ci sarà la BCE nel campo della supervisione, ma anche il single resolution board (SRB) nel campo della risoluzione delle banche. In entrambi i casi noi rimaniamo competenti per gestire sia la supervisione che le situazioni di crisi, delle banche di piccole dimensioni. Però nel contempo partecipiamo alla governance degli organismi europei, quindi la Bce e il single resolution board nel gestire e affrontare i casi più grandi a livello europeo. Abbiamo un posto in consiglio d’amministrazione, valiamo uno su venti, diciamo”

Di competenza diretta di Bankitalia, dunque, resteranno dal 1 Gennaio in avanti soltanto le banche più piccole, le BCC, le piccole popolari, le banche locali. Ed è proprio su queste che occorre la massima attenzione del vigilante, del legislatore, del regolatore e -certamente- anche del risparmiatore.

La risparmiatrice della lettera menzionata precedentemente era diretta e esplicita: “Il mio vuole essere un appello nei confronti delle istituzioni e dei mezzi di informazione affinché questa situazione così drammatica possa essere affrontata per quanto attiene al danno subito dalle famiglie e se ne discuta anche sui principali media nazionali“. Per la discussione proviamo a fare qui la nostra microscopica parte, mentre per quanto riguarda il danno subito di cui le istituzioni dovrebbero farsi carico è opportuno che cerchiamo di capirci, perché se confidiamo in uno Stato interventista che protegge le banche dai fallimenti per tutelare gli investitori poco consapevoli dovremmo chiederci se siamo gli stessi che inveivano rumorosamente quando questo accadeva urlando “basta denaro pubblico alle banche!“.

Chi sottoscrive degli strumenti finanziari di investimento non può respingere l’assunzione del rischio che qualunque forma di investimento contiene: se si desidera un titolo garantito dallo Stato si compra un Btp, non si acquista una obbligazione subordinata bancaria, ma per fare queste semplici osservazioni il risparmiatore necessita di un minimo di educazione finanziaria. Questo spazio ha per vocazione fin dalla sua nascita la divulgazione economica, ed è con grande tristezza che registriamo che così poco si faccia in Italia sull’argomento. Il Governo, per non farsi chiamare “cameriere delle banche” (per citare l’espressione di dubbio gusto dalla Federconsumatori), dovrebbe aiutarci in questa missione civilizzatrice e spronare l’insegnamento delle conoscenze di base in economia nei percorsi scolastici. E magari ripristinare anche le ore di educazione civica, già che ci siamo. Anche perché ora si corre il rischio che le banche “piccole” o a forte connotazione geografica vengano indistintamente additate come rischiose, quando invece ce ne sono diverse, tra queste, che sono più che virtuose e ciascuna ha i propri “numeri” e le proprie specificità.

Ma le Istituzioni devono anche fare altro, per rispetto alle famiglie danneggiate e per evitare che questo si ripeta in futuro: tutelare il risparmio, come dice anche la Costituzione (che talvolta viene citata a sproposito), applicando norme chiare di separazione fra il collocamento di titoli e prodotti finanziari e l’erogazione della consulenza di investimento.

Quel meccanismo del “signora mia, si compri i titoli della banca che le danno un buon tasso” è il medesimo che giace alla base di molti crediti che diventano problematici e mettono in ginocchio la banca stessa: un corto circuito tra clienti, dipendenti, banca, azionisti, debitori e creditori i cui interessi sono molto (troppo) vicini tra loro.

In paesi, da questo punto di vista, più civilizzati del nostro un semplice analista che esprime e diffonde un’opinione generica su un titolo deve dichiarare pubblicamente se detiene posizioni su quello stesso titolo. E molto spesso sia le posizioni che la capacità dell’analista di spostare il mercato sono insignificanti. Nel Belpaese, invece, una banca può serenamente “consigliare” i titoli da lei stessa emessi o i prodotti finanziari da lei stessa confezionati, raccogliendo un paio di firme in più su moduli di difficile lettura e che ne richiedono comunque molteplici.

“Prego signora, deve firmare qui, qui e qui in fondo… e anche qui nell’angolo, dove le ho messo la crocetta”

Questo accade per svariate ragioni, ma la principale è che il servizio di consulenza finanziaria, che solo banche e SIM sono autorizzate ad erogare come “personalizzata”, nella stragrande maggioranza dei casi non è remunerato. L’attuale contesto prevede che le banche eroghino un servizio, strutturandosi con personale formato all’uopo, per poi ottenere un ritorno non dal servizio stesso, ma dagli “effetti collaterali” che questo comporta.

Le principali voci che rendono conveniente erogare la consulenza finanziaria sono:

  • commissioni di intermediazione (di compravendita), che possono indurre a stimolare l’operatività oltre il necessario
  • ristorni di commissioni di gestione e/o di collocamento, che gli intermediari ottengono dai prodotti finanziari
  • collocamento di strumenti finanziari di propria emissione, senza rivolgersi al mercato aperto, in evidente conflitto di interessi

Il terzo elemento di questo breve elenco è quello che sta alla base delle incresciose situazioni che la risparmiatrice racconta nella sua lettera: chi si reca in banca per chiedere un consiglio su come investire i propri risparmi trova spessissimo non un consulente, ma un venditore che ha tutti gli incentivi (aziendali e normativi) a “spingere” i titoli emessi dall’azienda per cui lavora e i prodotti che garantiscono i maggiori ritorni commissionali.

Ma poi con chi me la posso prendere se chi mi ha mal consigliato è lo stesso soggetto che è fallito?

Questo accade anche perché da tutte le parti in causa c’è un atteggiamento di forte ostracismo al concetto di consulenza finanziaria a pagamento: le norme non consentono di esercitarla liberamente, le banche ne ostacolano in ogni modo l’introduzione e i clienti per lo più si beano dell’idea di poter continuare a “non pagarla”.

E’ necessario rivedere l’impianto di norme che regolano la disciplina, se si intende dar rispetto all’articolo della Costituzione che evoca la tutela del risparmio: occorre separare il servizio di consulenza dal collocamento dei propri titoli alla propria schiera di correntisti, innanzitutto. Il percorso intrapreso per la creazione di un albo professionale dei consulenti finanziari deve procedere senza ulteriori intoppi, perché la concorrenza a banche e SIM si possa aprire alzando la qualità del servizio per la clientela ed infine è necessario correggere le storture che disciplinano il funzionamento di BCC e banche popolari per ridurre gli “incentivi” che le norme implicitamente generano verso comportamenti non allineati agli interessi del cliente-investitore.

Per quanto riguarda le Bcc, la Federcasse ha traccheggiato fino a perdere l’occasione di una autoriforma ed il Governo si è impegnato direttamente con l’Europa ad una riforma entro il 2016. Vanno sciolti quantomeno i nodi relativi alle caratteristiche della (o delle) holding capogruppo, e le modalità di adesione o di abbandono dei nascenti gruppi di Bcc.

Per le popolari, l’iter è partito con il provvedimento che le costringe a trasformarsi in spa, che dovrebbe portarle a fondersi, diluendo le commistioni localiste. Al momento, però, di queste operazioni di fusione non vi è traccia.

Poi c’è da risolvere l’amletico dilemma della bad bank. Dopo quasi un anno di confronto tra Governo e Commissione Ue non c’è ancora una soluzione. Al momento la bozza prevede una soluzione privata, in cui il capitale viene dagli operatori specializzati e dalle banche stesse piu’ interessate ad apportare sofferenze, a valutazioni di mercato, per poi venderle. Con garanzie prestate da Cdp o da Sace. Lo strumento sarebbe utile a ripulire rapidamente i bilanci delle banche più esposte in crediti problematici.

Ciò che è deprimente per chi osserva le evoluzioni dello scenario è la strenua attività di opposizione, legale e di lobby, che le banche stanno esercitando contro la direttiva sul bail-in e tutte le sfaccettature di riforma del sistema di cui sopra. Come ho già scritto giorni fa:

La rubrica #TRTBD (Too Regulated To Be Disrupted) di Simone Calamai disegna molto bene questo atteggiamento, ribadito in più occasioni dallo stesso presidente dell’ABI Patuelli: per le banche la difesa della propria posizione di mercato rimane quella di trincerarsi dietro le regole che, fungendo da barriera all’ingresso, proteggono il loro ruolo.

E’ una posizione che la Storia, non le opinioni di un comune osservatore come chi scrive, ha dimostrato essere perdente nel medio-lungo termine. Respingere il rinnovamento sperando nel protezionismo statale, spacciato per giunta come doverosa tutela dei risparmi sull’onda del malcontento dei “correntisti traditi” non ci porterà ad avere un sistema bancario migliore, più sano o più efficiente.

E sarebbe ora che qualcuno tra clienti/risparmiatori/investitori, Governo e le banche stesse, ne prendesse atto.

 

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

6 Risposte a “Scacco matto ai fallimenti bancari”

  1. _§_ A-San [(di/da) A. Boda, Piano Inclinato, it], “Dieci piccole indiane: le Banche Popolari” – 27 Gennaio 2015

    http://www.pianoinclinato.it/dieci-piccole-indiane-le-banche-popolari/

    [ottimo Topic sempre da ri-leggere, sia per i non avezzi alla materia che per i neofiti al tema]

    (…) ^ In questo contesto, una struttura di “governo efficace”, adeguati assetti organizzativi e soprattutto di “controllo” sono indispensabili per il presidio e l’attenuazione dei rischi ^.

    EravaMo, Noi (i “devoti”) Fedelissimi (anche della consueta “Memoria”), all’inizio del 2015 –; e lì siamo rimasti. Pari-pari.

    Inascoltati. Come sempre.

    Anzi, ancor peggio: per la situazione in divenire che si è venuta a manifestare/palesare e poi perchè eravaMo stati (anche) dileggiati da Alcuni “Personaggi” (come sempre, senza arte ne parte, anche se “IN-quadrati” – in tutti i sensi, è l’”IN”: occhio sapientini).

    Gergalmente, il “rischio finanziario”, intrinseco ad un’investimento (finanziario), non si potrà mai eliminare.

    Mai.

    Chi scrive, dice o Vi racconta il contrario non è né affidabile e né trasparente.

    Purtroppo, i “Risparmiatori” percepiscono tale rischio quando questo si manifesta sotto forma di/della perdita.

    Secca!

    Solo.

    Poi, nel divenire o meno che esso sia dell’investimento e/o del relativo “mezzo-strumento”, pensano a Morfeo! Oppure solo alla testa della moneta – che ha anche la Sua croce.

    Sempre.

    L’unico modo per “difendersi” è quello di “contenerlo” – il rischio di perdita finanziaria -, impedendo anzitutto la cd. “concentrazione” del potere (e quindi del relativo feed – senza il back – od off – senza il trade – a_simmetrico, come – o che è – attualmente causato dal “capital management”; soprattutto IN ITALIA).

    Gli sfoghi, le filippiche, le reprimende, gli “attacchi”, le voglie o gl’istinti o gli spiriti da/di omicida o di/da suicida – di determinate Persone (“truffate”) – sono del tutto inutili. Come risulta essere del tutto inutile anche l'”eccesso legislativo” che viene richiesto a furor di “popolino”: conduce (quasi SEMPRE) ad una intrinseca farraginosità e quindi discrezionalità (in voga sul suolo Italico già dai tempi dell’Antica Roma, Lo rammento!) – che diventa, poi a regime, (un’) “arte personale a proprio uso e consumo” soprattutto da parte di chi non è né trasparente e né affidabile.

    E visti i chiari di luna, il bello è ancora/tutto da venire – avendo davanti chi ancora non ha il quadro o lo scenario chiaro.

    Purtroppo.

    Surfer [A dire il vero, e per essere precisi come sempre, però era il “lontano” 2008 – quando Ci avevano avvisato; perbenino. La famosa “regola del 7”, non da mai tregua. MAI!]

    1. La Chiesa, primizia del Regno dei Cieli – [“La visita a Nazaret”]

      …^ E si scandalizzavano a causa di Lui. Ma Gesù disse Loro: “un Profeta non è disprezzato che nella sua Patria e in Casa sua” ^…

      Matteo (detto Levi), “Vangelo: Capitolo 13, versetto 57” l 50-70 A.D. (circa).

      [“E visti i chiari di luna, il bello è ancora/tutto da venire – avendo davanti chi ancora non ha il quadro o lo scenario chiaro. Purtroppo” l il 9 dicembre 2015 (preciso – come sempre)!]

      Surfer

  2. “Noi” (relativo) – purtroppo – viviamo in questa era storica – ed osserviaMo e/o valutiaMo solo questa. Se Ci riusciaMo.

    “Noi” (soggettivo) – purtroppo – osserviaMo e valutiaMo questa era storica – e viviaMo solo in questa. Se Ci riusciaMo.

    “Noi” (singolo/I) – purtroppo o per fortuna – non viviaMo, non osserviaMo, non valutiaMo solo questa era storica. RiuscendoCi, spesso.

    Le Banche Centrali e Nazionali – come Istituzioni – sono/state/saranno sempre importanti ed hanno/avuto/avranno un ruolo ben chiaro.

    Definito.

    Per costituzione statutaria d’istituzione – e con le varie trasformazioni susseguitesi nel corso del tempo e degli anni. Ognuna con le proprie peculiarità, essendo i “sistemi” (in senso ampio) diversissimi; ma integrati – da sempre.

    Il Management, NO; MAI (facendo la tara anche con/a le dovute e/o ri-conosciute/storiche eccezioni) – perché è/stato/sarà “selezionato” (mediamente) da “Associazioni” (di categoria – con Statuto Privato).

    Management che rammento è di carne ed ossa (i.e., conosce i “vespasiani” e quindi la famosa locuzione romana: “pecunia non olet” – visto che il Latino è in disuso).

    Per farMi/Vi capire, il risvolto della “pecunia” (Vi) scrivo questo: essendo un grandiSSiMo “stronzillo”, Mi è capitato/capita SPESSO di porre – in consessi di “CONTO/peso” – determinate domande od osservazioni (cd. “rimandi”) statutari: ebbene, le braccia cadono di brutto e senza alcuno sforzo.

    E Li capisci subito chi vale da chi non vale NULLA (e perché è stato “selezionato” e quindi si “trova” PROPRIO là).

    Basta fissarLi bene nelle pupille. Solo questo, per capire – è una frazione di decimi di secondo.

    Come ho avuto modo di scrivere altre volte, il quadro si compone di miliardesimi di punti. Ed ognuno di questi punti è importante; ha un Suo senso. Che spesso deve essere valutato diversamente da altri punti, pur se servono tutti a comporre il quadro. Per avere la cd. “visione” – dello scenario.

    Chi si sofferma/soffermerà – avendo proprie idee o pre-concetti positivi e/o negativi su quel “punto, versante, situazione” – non capisce/capirà MAI cosa ha/avrà davanti.

    MAI!

    E’ il classico “cieco di Sorrento” – che rammento, per chi non Lo conoscesse, vede solo quello che gLi fa comodo. E soprattutto quando gli fa comodo – temporalmente, scrivendo.

    Questa è la differenza sostanziale tra chi si ri-trova in un’era storica – e/o anche in un’Istituzione.

    Pronunciare o scrivere (poi) a pien sospinto – ormai quotidianamente, come gli amanuensi: ma avendo una pessima conoscenza della grammatica oltre che della grafia! – il sostantivo speculazione, significa che Coloro i quali l’utilizzano non conoscono per nulla la Sua etimologia.

    Il termine speculazione nasce dalla voce latina specula (vedetta), da specere (osservare, scrutare), ovvero Colui che compiva l’attività di guardia dei Legionari (Romani).

    Da qui deriva il senso etimologico di “guardare lontano” e/o “guardare in profondità con attenzione”, e così in senso traslato di “guardare nel futuro” e/o di “prevedere il futuro”.

    Già la voce in tardo latino speculatio, speculationis indica l’attività d’indagine filosofica.

    Il termine viene utilizzato oggi in ambito filosofico con l’accezione di “teorizzare senza una solida base fattuale”, conservando quindi l’originario senso etimologico della vedetta romana che guarda in lontananza.

    Le Persone sono (“mediamente”) ingenue e buone – i.e., si fidano di tutto e di Tutti, in quanto seguono la Loro indole Umana (l’Animo; il che non è sbagliato a priori, visto che – per quanto Mi riguarda – non sopporto affatto chi ha la puzza sotto il naso e/o quelli che si credono chissà chi: i peggiori sotto tutti gli aspetti ed i punti di vista – in-fatti, scopro/si scopre poi che non sanno un’emerita mazza!); certe volte e in certe situazioni, però è meglio non farLo.

    L’affaire degli “attuali” fallimenti bancari – l’ultimo a cui stiamo assistendo, in questa era storica – è solo la classica punta di un’iceberg – che riserverà/svelerà, nei prossimi giorni/mesi, altre “cose”; i cd. scheletri (celati nei cassetti).

    Il tutto con l'”aiuto” anche di (determinate) Case Editrici e del relativo Management – ad iniziare da chi è il Proprietario (REALE) ed al tempo stesso, IL Responsabile Editoriale di giornali, quotidiani e riviste di settore (tecnico-economico-finanziario).

    Mai dimenticarLo: “UNA MANO, LAVA L’ALTRA”.

    Surfer

  3. “Commissione d’inchiesta sulle Banche (“Popolari o di Credito Cooperativo”) e sul relativo ruolo d’ispezione e di vigilanza (“non”) avuto da parte della Banca d’Italia” …

    La percentuale di Laureati della Camera dei Deputati in questa Legislatura (XVII) è INFERIORE a quella dell’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana – [fu l’Organo Legislativo Elettivo preposto alla stesura di una Costituzione per la neonata Repubblica e che diede vita alla Costituzione della Repubblica Italiana nella sua forma originaria. Le relative sedute si svolsero fra il 25 giugno 1946 e il 31 gennaio 1948. Votò inoltre la fiducia ai Governi che si susseguirono in quel periodo].

    La XVII Legislatura della Repubblica Italiana ha avuto inizio venerdì 15 marzo 2013, con la prima seduta della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, le cui composizioni sono state determinate dai risultati delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013, indette dopo lo scioglimento delle Camere avvenuto il 22 dicembre 2012.

    l- Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, “Deputati e organi parlamentari – Elezioni della XVII legislatura: elenco alfabetico deputati proclamati – in ordine alfabetico” – Marzo 15, 2013

    http://leg16.camera.it/1021

    l- Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, “Deputati e Organi – Variazioni nella composizione” – Aggiornamento: Dicembre 11, 2015

    http://www.camera.it/leg17/476?deputatotesto=4&conoscerelacamera=2

    Chi scrive sui Giornali, sui Quotidiani, sui Periodici, sulle Riviste – in edicola o sul digitale del/sul SUOLO della REPUBBLICA ITALIANA – è ancora più IGNORANTE[§] -; IN-fatti, la media dei Laureati e dei cd. “specializzati” nel/del settore economico-tecnico-finanziario – nelle (relative) testate e nelle (relative) redazioni – è a livello “familiare-parentale o clientelare” – [dicitur].

    _§_ L’Ignoranza è la condizione che qualifica una Persona, detta ignorante, cioè chi non conosce in modo adeguato un fatto o un oggetto, ovvero manca di una conoscenza sufficiente di una o più branche della conoscenza.

    Può altresì indicare lo scostamento tra la realtà ed una percezione errata della stessa.

    In senso comune il termine ignoranza indica la mancanza di conoscenza e di qualche particolare sapere, inteso in generale o su di un fatto specifico.

    Può significare anche non avere informazioni su un fatto o su un argomento. Questa è l’accezione originaria del termine, che deriva direttamente dal Greco “gnor-izein” (conoscere) attraverso il Latino ignorare (“in-gnarus”, che non sa).

    Successivamente, l’aggettivo ignorante si è evoluto in senso dispregiativo, indicando coloro i quali sono senza Educazione o Cultura.

    “L’Essere Umano sarebbe felice se tutto l’ingegno che gli Uomini pongono nel riparare le Loro idiozie, Lo impiegassero nel non farle”.

    George Bernard Shaw (Dublino, 26 luglio 1856 – Ayot St. Lawrence, 2 novembre 1950)

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