Siena: dal galoppo al salto

galoppo

In questi giorni il titolo di Banca Monte dei Paschi di Siena è tra i protagonisti assoluti del listino, incurante del nervosismo generato dalla crisi Ucraina continua a salire. Per capire meglio cosa sta accadendo, occorre però fare un piccolo passo indietro:

Nel Dicembre scorso la Fondazione MPS fu tanto chiara quanto perentoria: avrebbe votato a favore dell’aumento di capitale da 3 mld€ proposto da Alessandro Profumo solo nel caso in cui l’operazione venisse posticipata nel secondo trimestre dell’anno. In caso contrario avrebbe votato contro.

Perché?

“L’attuale e contingente situazione finanziaria della Fondazione che non potrebbe seguire, né in tutto né in parte l’aumento, non potrebbe che rendere più complessa e rischiosa l’intera operazione configurata dalla banca.”

 

La Fondazione non ha più soldi e non potrà sottoscrivere nemmeno in parte l’aumento di capitale. La sua necessità è dunque vendere, uscire prima della ricapitalizzazione.

Già. Ma il problema sono le condizioni a cui la Fondazione lo può fare: per poter essere sempre decisiva in assemblea la Fondazione ha dovuto negli anni continuare a sottoscrivere gli aumenti di capitale della banca, indebitandosi per comprare ripetutamente azioni Monte Paschi. Per avere la copertura sulle proprie esposizioni debitorie la Fondazione non può vendere al di sotto di 0,24€ per azione e a dicembre, quando fu lanciato il nuovo aumento di capitale, le azioni MPS venivano scambiate sul mercato a 0,17€. Uscire a quelle condizioni significava -sostanzialmente- fallire.

In barba a tutti i rischi di una simile scelta (vengono in mente la scadenza del consorzio di garanzia, la volatilità dei mercati, il rischio di compresenza di altre ricapitalizzazioni bancarie) l’aumento di capitale fu rimandato e, progressivamente, con diversi strappi, l’azione MPS ha intrapreso uno “spintaneo” movimento a rialzo arrivando ieri a superare il fatidico valore di 0,24€.

“Lo spostamento in avanti della data di avvio dell’aumento di capitale di Banca Mps è un vantaggio non solo per la Fondazione Mps ma anche per tutti i soci.”

Diceva il vertice della Fondazione a dicembre. 

Certamente tutti i soci vedono oggi il valore della partecipazione accresciuto, e l’uscita della Fondazione dal libro soci prima di una ricapitalizzazione a cui si sarebbe dovuta sottrarre eliminerebbe il rischio di  overhang sul titolo, cioé la pressione a ribasso che deriva dalla presenza di un forte venditore.

Altrettanto certamente, però, i soci dovranno riconoscere quanto -negli anni- la presenza della Fondazione è stata decisiva anche nelle tante vicende “grigie” che nel tempo hanno determinato il destino ed il valore della banca.

L’Ente ha venduto ieri con un accelerate bookbuilding il 12% di MPS e venderà quanto necessario della sua quota per coprire i propri impegni economici e magari mantenere una piccola partecipazione (3-5%) post-aumento di capitale. L’uscita della Fondazione, quando avverrà, non va festeggiata perché consente un aumento di capitale più gestibile (anche perché ci eravamo già attrezzati a gestirlo…) ma perché da quel giorno la banca potrà liberarsi di logiche clientelari da cui sono fiorite una sequenza straordinariamente sfortunata di operazioni, per le quali -dossier della magistratura alla mano- la vecchia dirigenza sorrideva in privato, mentre il parco buoi degli azionisti piangeva in pubblico.

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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