Italia: ci si attacca al gas

Un movimento di mercato ha attirato la mia attenzione ieri: il forte ribasso delle azioni Snam. L’ho vista scivolare di oltre il 10% e mi sono stupito, si tratta di azioni di una utility, con un business molto maturo e regolare, che solo il venerdì prima aveva annunciato ottimi risultati; con le parole dell’amministratore delegato di Snam, Carlo Malacarne:

“La continua attenzione all’efficienza operativa e finanziaria della nostra gestione ha consentito di confermare risultati soddisfacenti anche per i primi nove mesi di quest’anno come evidenziato dalla crescita di circa l’1% dell’utile operativo e del 28% dell’utile netto, nonostante il perdurare della congiuntura economica sfavorevole e le minori quantità di gas immesse in rete”

Ho pensato che qualche scandalo avesse colpito il management, o che fosse accaduto qualcosa sul fronte geopolitico. E invece no, niente di tutto questo: la forte discesa del titolo è dovuta ad una decisione dell’Autorità per l’energia pubblicata venerdì scorso, sulle tariffe 2015-2018 riguardanti lo stoccaggio di gas, che vale il 15% dell’Ebit di Snam.

L’Autorità ha infatti stabilito che dal 2016 al 2018 la remunerazione dello stoccaggio scenderà al 4,6% dal 6% reale, al lordo delle imposte, del prossimo anno.

I motivi per cui gli stoccaggi vengono remunerati sono diversi, uno di questi è che -soprattutto coi tempi che corrono- avere riserve di gas ha un senso anche politico, per non trovarsi con il cappello in mano quando si è al tavolo con un tipo come Putin in certe trattative…

Anzi, proprio la scorsa settimana l’Unione Europea ha pubblicato gli stress test dell’energia, nei quali ha analizzato la resilienza del sistema energetico della UE (dunque un test a 38 Paesi) a potenziali crisi nel futuro prossimo. Il test ipotizza due scenari alternativi di stress estesi per un periodo da uno a sei mesi:

  • blocco totale delle importazioni di gas russo nella UE
  • una riduzione delle importazioni di gas russo legata a problemi sui gasdotti ucraini
Il risultato è riassunto in questa infografica:

https://www.pianoinclinato.it/wp-content/uploads/2014/11/2014_stresstest_infographic.pdf

Il test ha mostrato, com’era più che prevedibile, che gli scenari di stress ipotizzati impatterebbero gravemente sulla UE, ma che se i Paesi dell’Unione collaboreranno potranno mantenere protetti i cittadini anche a fronte di una riduzione di forniture prolungata (sei mesi).

Le raccomandazioni dell’Unione, a questo punto, sono molto chiare:

  • Evitare manovre interventiste, preferendo un approccio basato sul mercato
  • Incrementare il coordinamento energetico fra Paesi dell’Unione, rimuovendo le restrizioni agli scambi transnazionali di energia

E, ovviamente:

  • dare priorità ed incentivi allo stoccaggio di riserve

Ridurre la remunerazione delle scorte di gas va dunque in totale contrasto ai suggerimenti dell’Unione in seguito agli stress test energetici, tutto questo avviene perché il Governo cerca di perseguire il nobile scopo di ridurre una voce di spesa (la remunerazione delle società per le scorte).

Dopo aver evitato di agire su voci come le 5mila imprese a partecipazione pubblica che ricevono contributi superiori al loro fatturato (1250 delle quali non sarebbero nemmeno più attive) fa specie vedere il governo così pronto a “castigare” un settore il giorno dopo la pubblicazione di un buon bilancio.

E’ possibile che ora Snam faccia un’azione di lobby contro la decisione, contando sul fatto che la decisione sulle tariffe del gas sia negativa per tutto il comparto. Quello che è certo è che, se nulla cambiasse, tutto questo finirà verosimilmente nella bolletta del gas dei contribuenti (infatti oggi il titolo Snam recupera già un +5%). Che razza di tagli sono mai questi? Andiamo a punire un settore per il solo fatto che fa profitto, in pieno contrasto con il contesto geopolitico valutato dall’Unione a cui apparteniamo con il risultato di spostare la spesa sulle bollette, confidando che -grazie ai contratti take or pay e al meccanismo del mercato energetico- in ogni caso le imprese dovranno detenere delle scorte.

Se avessimo già tagliato tutto il tagliabile e avessimo ancora bisogno di alleggerire il bilancio pubblico sarei più indulgente, ma nel contesto attuale non posso non inorridire.

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

6 Risposte a “Italia: ci si attacca al gas”

  1. Che tutto ciò debba finire in bolletta è evidente… Parrebbe infatti troppo tafazziano anche per i nostri prodi affossare l’utile di una società della quale tra CDP e ENI si possiede il 40% delle azioni… Inorridire è il minimo…

  2. Ciao caro, è la prima volta che commento su questo tuo nuovo (oddio, mica più tanto..) spazio.
    Ovviamente è per rompere le scatole (as usual).
    Ma non eri tu ai tempi tra i superfans del presunto rinnovatore.. vedo che il tempo comincia a portare a miglior consiglio..
    E (penso) la storia del gas non sia tra le peggiori nei sei mesi del “cambiamento” che ci era stato illustrato a suon di slides e tweets la primavera scorsa, se ti fa inorridire questa..
    A presto

  3. Ah vedo che anche su questa piattaforma è rimasto il leone.. che quindi continua a sbadigliare!! (ma si sta un pò alterando ultimamente..)

  4. Ci sono problemi forse 2 commenti a fila non li prende..
    trascrivo
    Ciao caro, è la prima volta che commento su questo tuo nuovo (oddio, mica più tanto..) spazio.
    Ovviamente è per rompere le scatole (as usual).
    Ma non eri tu ai tempi tra i superfans del presunto rinnovatore.. vedo che il tempo comincia a portare a miglior consiglio..
    E (penso) la storia del gas non sia tra le peggiori nei sei mesi del “cambiamento” che ci era stato illustrato a suon di slides e tweets la primavera scorsa, se ti fa inorridire questa..
    A presto

    1. Bentornato Marco,
      cerco di non essere mai un tifoso e di ragionare. Giudico un provvedimento per i suoi contenuti e questo lo trovo sintomatico di un affanno e fortemente diseducativo. C’è altro che non va, certo, cerchiamo di evidenziarlo ma sempre allo scopo di migliorare le cose, non per ragioni di “partito preso” né -meno che mai- di “partito”.

  5. Scusa la duplicazione dei commenti.. conosco la tua buona fede e la tua onestà intellettuale, immagino sia lo stesso per tutta la squadra del blog.. era solo per rinverdire una riflessione ormai datat diversi mesi fa (primarie PD se non erro.. Autunno 2012).
    Non sono tra i disillusi del governo perché avevo già all’epoca aspettative quasi nulle sulla grancassa mediatica che accompagnava l’ascesa dell’Obama di Rignano (15 km da casa mia), né mi pare il caso di tracciare bilanci sull’operato di questi primi mesi, che già molti ci pensano a farlo; mi limito ad osservare che un primo (disastroso) traguardo sia già stato clamorosamente centrato, ossia la rottura della tregua sociale che neanche il vampiro Monti aveva intaccato, e l’esasperazione di tensioni finora rimaste latenti, e nel quadro disastrato della nostra economia di aggiungere questo elemento non se ne sentiva proprio il bisogno..
    Au revoir

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