SuperMario World

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Abbiamo appena vissuto una delle più importanti settimane, per il futuro dell’Italia e dell’Unione Europea

Lunedì 23 marzo il governo tedesco ha deciso un intervento senza precedenti a sostegno dell’economia nazionale, la dimensione e la velocità di intervento sono essenziali quando si deve affrontare un’emergenza come quella che sta travolgendo, ormai, tutto il mondo.

Un intervento effettuato, come lo stesso ministro Scholz ha specificato, con la tranquillità di chi sa di avere i conti in ordine e può deliberare una espansione del proprio bilancio – quando occorre – senza esitare.

È un riferimento, nemmeno troppo trasversale, a chi la disciplina di bilancio non l’ha perseguita, ma anche un atto sostanziale: la Germania si alza dal tavolo di chi discute di una soluzione comune, avendo messo in atto una soluzione in autonomia.

Una soluzione comune sarebbe oggi «non necessaria» per la Germania e dunque per essere accettabile dovrebbe avere requisiti molto elevati.

DRAGHI E IL RUOLO DELLO STATO

Mercoledì 25, l’ex presidente della Bce Mario Draghi, in un editoriale sul Financial Times (riportato integralmente tradotto in italiano qui), ha steso un vero e proprio manuale di responsabilità istituzionale.

Lui che ha sempre saputo stigmatizzare la scellerata mancanza di rigore, ha ricordato che

«il ruolo dello Stato è proprio quello di redigere il proprio bilancio per proteggere i cittadini e l’economia dagli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire. Gli Stati lo hanno sempre fatto, di fronte alle emergenze nazionali. Le guerre – il precedente più rilevante – sono state finanziate da aumenti del debito pubblico […] Le banche devono prestare rapidamente fondi a costo zero alle aziende disposte a salvare posti di lavoro […] il capitale di cui hanno bisogno per svolgere questo compito deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali su tutti gli ulteriori scoperti o prestiti. Né la regolamentazione né le regole collaterali devono ostacolare la creazione di tutto lo spazio necessario nei bilanci delle banche a questo scopo. Inoltre, il costo di queste garanzie non dovrebbe essere basato sul rischio di credito della società che le riceve, ma dovrebbe essere pari a zero indipendentemente dal costo del finanziamento del governo che le emette».

SERVONO STRUMENTI COMUNI

È un richiamo molto chiaro all’urgenza di strumenti comuni, come potrebbero essere degli eurobond (o Coronabond come li chiama qualcuno per definirne meglio le caratteristiche di debito di scopo): se devono essere strumenti non influenzati dal costo di finanziamento del governo che li emette, in SuperMario World questi strumenti non devono essere dei “comuni” BTP in Italia o dei Btan in Francia, ma un buffer di capitale che l’Unione Europea predispone per la copertura dei costi che derivano dalla gestione dell’emergenza Covid-19.

Un’emergenza che colpisce tutti i Paesi dell’Unione Europea, della cui insorgenza nessuno ha colpa.

UN VERTICE ANDATO A VUOTO

La presidente della Commissione europea ha pronunciato una frase che potrebbe essere intesa come un avvertimento finale:

«Quando l’Europa doveva davvero esserci, troppi pensavano solo a sé stessi»

Non sembra che il messaggio sia arrivato. Al vertice di giovedì 26, i capi di Stato e di governo non sono stati in grado di concordare una posizione comune sul finanziamento di misure per combattere la crisi.

Venerdì 27 è poi arrivato il messaggio alla nazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un messaggio che conteneva, sostanzialmente, una invocazione ai governi europei ad agire in scia a quanto già predisposto dalla Banca Centrale

«prima che sia troppo tardi»

Un appello che dovrebbe far suonare nella testa dei contribuenti e dei risparmiatori italiani più di un allarme, perché palesa inequivocabilmente lo stato di difficoltà in cui versano le finanze pubbliche italiane, specie in prospettiva del danno economico che arriverà a causa dell’inevitabile blocco delle attività che stiamo attuando.

A RISCHIO LA SOSTENIBILITÀ DEL NOSTRO DEBITO

A quanto pare senza un supporto esterno, la sostenibilità del nostro debito (aggravata da una ulteriore espansione e poggiata su una economia danneggiata dagli eventi) potrebbe tornare seriamente in discussione: la necessità di capitale per contenere l’epidemia è talmente ingente da rischiare di andare oltre le reali possibilità di un Paese come l’Italia.

In una situazione del genere, gli Italiani (né gli Spagnoli o i Portoghesi) non devono essere minacciati da sanzioni da Bruxelles.

Non a caso la Bce si è predisposta ad acquisti illimitati, e ha previsto una certa flessibilità nel rispettare il principio del Capital Key (il criterio secondo il quale l’acquisto di titoli avviene proporzionalmente al peso che ciascun Paese ha nel capitale della Bce): se non arriverà alcun sostegno da Bruxelles, la Bce dovrà comprimere gli spread in misura molto maggiore rispetto a prima attraverso l’acquisto di titoli di Stato italiani o spagnoli.

La Banca Centrale diventerebbe quindi di fatto un’agenzia finanziaria statale, sollevando un’ondata di obiezioni. Ma se tutte le altre opzioni sono bloccate, sarà l’unico modo per fornire supporto ai Paesi interessati.

UN COMPROMESSO POSSIBILE

Consapevoli di questo, è possibile che entro un paio di settimane (anche se il tempo non andrebbe dilapidato, come Draghi ricordava nel suo intervento) si arrivi ad un compromesso.

Il compromesso potrebbe essere quello di avere una dotazione parziale comune che derivi dall’emissione di Coronabond da parte di un’entità centrale (come ad esempio Bei) per finanziare – ad esempio – il rafforzamento delle strutture sanitarie e il sostegno economico alle imprese, lasciando un’altra parte dei provvedimenti (esenzioni e dilazioni fiscali, allargamento della cassa integrazione ecc) alla copertura dei singoli Paesi attraverso l’emissione di nuovo debito pubblico.

Dobbiamo ricordare infatti che (oltre alle disponibilità messe a disposizione dalla Bce) il Patto di stabilità è stato sospeso, insieme ai divieti per gli aiuti di Stato, quindi delle aperture in tal senso sono già arrivate.

DIVERSE STRATEGIE DI CONTENIMENTO

Una soluzione ibrida sarebbe anche rispettosa di un altro principio: se è vero che l’insorgenza del problema non è colpa di nessuno, la diversa gestione dello stesso può, invece, aumentare o ridurre l’entità del danno.

Ogni Paese ha attuato metodi diversi. In Italia molte persone, pur manifestando i sintomi, non hanno avuto il tampone, probabilmente per l’intento di contenere la contabilità dei casi, l’Italia è stato il primo Paese colpito e – almeno all’inizio – temeva che i propri prodotti subissero una sorta di danno d’immagine.

Oggi però questa strategia impedisce di far scattare quarantene a cascata e isolamenti preventivi, e dunque rende inevitabilmente più lungo il lockdown che deprime le prospettive della nostra economia.

POCHI TAMPONI AL PERSONALE DEGLI OSPEDALI

Inoltre pare sempre più evidente che negli ospedali italiani non sono stati fatti tamponi al personale, a meno che avesse sintomi gravi, per evitare di mettere in malattia gente preziosa.

Il risultato è che l’Italia ha la percentuale più alta al mondo di infetti nel personale medico, rendendo gli ospedali dei centri di infezione prima che dei centri di trattamento e cura.[sociallocker].[/sociallocker]

Questo non ci mette nelle condizioni ideali per pretendere l’introduzione dei Coronabond: in altri Paesi europei, viene effettuato un controllo sistematico specialmente del personale medico per aumentare l’efficienza della fase di blocco delle attività è necessario realizzare il più preciso isolamento possibile dei casi.

TROPPO INNAMORATI DEL LOCKDOWN

La vertiginosa crescita del consenso per l’operato del governo, dall’introduzione del lockdown, rischia di far innamorare del lockdown il governo stesso.

Ma la chiusura delle attività, se da una parte è necessaria, dall’altra bisogna renderla il più breve possibile.

Per sederci con dignità al tavolo di giuste trattative dovremmo fare il massimo per contenere il danno, per poter reclamare con la massima forza l’aiuto degli altri chiedendo «se no che comunità è?».

Invece talvolta sembra che l’Italia sia preda di un istinto perverso: lasciare che gli eventi ci travolgano, per palesare inequivocabili condizioni di bisogno.

Questo però è ottenere elemosina, più che solidarietà.

Ed è un modo equivoco di intendere il senso di partecipazione ad una Comunità.

articolo pubblicato su Lettera43 il 29.03.2020
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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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