Tendenze 2023 – EPT #90

temi 2023

Iniziò Repubblica, nel maggio 2009, con le dieci domande, dieci, a Berlusconi e da allora il format delle 10 domande è diventato espressione tipica, nella stampa italiana, di un’interpretazione francamente un po’ teatrale, e spesso giocata in chiave moralistica, del ruolo di “cane da guardia del potere”.

Qui ad “Economia per tutti” non ci prendiamo altrettanto sul serio e allo schema delle 10 domande siamo ricorsi, questa settimana, per un più leggero fact checking previsionale, dedicato ad uno dei numerosi articoli che indicano, per l’anno appena iniziato, le tendenze destinate ad affermarsi.

Il pezzo è comparso sul Financial Times, la bibbia dell’informazione finanziaria, e ipotizza appunto i dieci megatrends del 2023. Scenari condivisibili? Manchester compulsa la bibbia salmonata e interroga, Milano risponde e la conversazione inclinata di questa settimana srotola il filo di quel che (forse) sarà nei dodici mesi appena iniziati.

Il dollaro si apprezzerà, sì, ma non troppo?

Potrebbe rivelarsi decisamente meno forte nel 2023, forse persino svalutarsi, per la semplice ragione che la FED cederà ad altri il ruolo di implacabile protagonista della stretta monetaria.
Del resto, qui mettemmo in guardia già novembre scorso circa l’insostenibilità, a lungo termine, del Superdollaro.

Sarà l’anno della crescita del “rest of the world”, delle economie emergenti?

Considerato che, per le grandi economie occidentali, si ragiona della durata ed intensità di scenari recessivi dati per scontati, gli “emergenti”, forti anche del fatto di aver finora schivato il flagello inflazionistico grazie al tempismo delle loro Banche Centrali, potrebbero effettivamente distinguersi positivamente, anche solo per differenza.

Il declino del big tech innescherà un processo di conversione del digitale verso impieghi più al servizio di settori come le biotecnogie, la sanità, l’AI che del singolo consumatore? Decisamente sì e questo scenario contiene forse la più promettente aspettativa per il 2023.

La fine dell’era del denaro facile si tradurrà, per le grandi piattaforme di streaming, in una minore produzione compensata da maggior qualità?

Sì, si stanno già imponendo più esigenti standard qualitativi sulle sceneggiature, cresce il ruolo della scrittura, la narrazione acquista più ampio respiro nella nitida definizione di ambienti e personaggi. Quel che più conta – la risposta arriva questa volta da Manchester – è che il trend virtuoso si sta trasmettendo anche al cinema.

Sarà l’anno in cui scoppieranno le eco bolle?

Il settore è in piena controtendenza, è di quelli cioè in cui ancora si pianificano grandi investimenti, soprattutto per le energie rinnovabili, e nel denaro facile sempre si annida il rischio di eccessi.

Sarà l’anno del ritorno in grande stile, sulla scena mondiale, del Giappone?

Japan is back” è, in realtà, una tendenza già in atto, con uno dei mercati azionari meglio performanti nell’anno alle spalle e con l’originale fama di “paese rifugio” dal rischio di inflazione (lì il contagio non arriva mai o arriva tardi e debolmente).

2023 fuga dalla Cina? Ovunque ma non in Cina?

Effettivamente esiste la concreta possibilità, già da noi raccontata, che le grandi aziende occidentali, spaventate da aumento del costo del lavoro, disinvolta attitudine ai lockdown e rinnovata avversione al business da parte del PCC, spostino la loro produzione nel “circondario” cinese, ma tenendosi ben lontano dalla Cina stessa.

Tra i grandi ritorni, è da prevedere anche quello all’ortodossia finanziaria?

Tempi duri per i governanti troppo disinvolti con le garanzie democratiche e inclini a sfidare i mercati sui conti pubblici? Sì, i bad boys ultimamente sembrano passarsela piuttosto male, gli anticorpi in giro per il mondo sembrano funzionare e questo è davvero un trend per il quale merita fare il tifo.

La nona previsione del Financial Times è, più che altro, un’occhiata al calendario politico: nessun paese del G7, per la prima volta da inizio secolo, terrà elezioni generali. Una tregua il cui valore forse pochi possono apprezzare quanto noi italiani, condannati all’instabilità politica e alla logica del breve termine.
Last but not least , Ruchir Sharma , l’estensore di questa guida del Ft, ipotizza che il 2023 possa essere l’anno non di qualche ennesimo cigno nero, bensi di qualche “blue bird”, ossia di eventi rari e imprevedibili al pari di quelli descritti nel celebre libro di Taleb, ma di segno positivo.

Qui ci accodiamo, ma, se possibile, con ancor maggiore ottimismo: non sappiamo quanto sia probabile una sensazionale buona notizia, soprattutto in ambito geopolitico, ma quel che conta è il costante processo di miglioramento delle condizioni di vita che il progresso scientifico, dal campo medico fino a quello energetico, sta rendendo possibile. Da investitori si può essere più o meno ottimisti sull’anno che verrà, ma non siamo solo investitori, siamo utenti del mondo. Un mondo in cui si è già realizzato il miracolo del vaccino Covid, dove la cura di molte malattie sta facendo segnare miglioramenti esponenziali. C’è la crisi? Di più, siamo da anni in permacrisi, ma le crisi, da sempre, stimolano le scoperte, i rimedi.

La puntata è uscita nel giorno del Blue Monday, la data che certa pseudoscienza vorrebbe coincidente con il giorno più triste dell’anno. Noi l’abbiamo sfidata così. Voi avete tutta la settimana (e anche oltre) per ascoltare questa iniezione di ragionato ottimismo, come sempre sulla piattaforma che preferite.

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